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Giuseppe Galasso

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22 febbraio 2000

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Il titolo della testata riprende quello della rivista di Adolfo Omodeo, che la diresse per due anni, nel biennio 1945-46, fino alla morte.

Il periodico attuale, fondato nel 2000, è una rivista di cultura varia, ma, soprattutto, di alta cultura politica. Gli intenti e il programma della rivista sono esposti dettagliatamente nel primo numero della rivista stessa (1/2000).

Tra i collaboratori, tra l'altro, si contano validi intellettuali italiani e stranieri, mentre il vincolo di unitarietà e di intervento critico è garantito dalla personalità scientifica di Giuseppe Galasso che ne è il direttore.
 
 
Il Direttore
  1. Giuseppe Galasso: Nato a Napoli nel 1929, e qui laureato in lettere con una tesi di storia medievale. Borsista dell'Istituto Italiano di Studi Storici, fondato da Benedetto Croce, e segretario dello stesso Istituto nel 1956-1958. Libero docente in storia moderna dal 1963, ha insegnato nelle Università di Salerno, Cagliari e Napoli. Dal 1966 al 2005 è stato ordinario di Storia medievale e moderna nell'Università di Napoli "Federico II". Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia della stessa Università dal 1972 al 1979. Dal 2005 è professore emerito di tale Università. Consigliere comunale di Napoli dal 1970 al 1993. E' stato assessore alla Pubblica Istruzione dello stesso Comune dal '70 al '73. Nel '75 fu eletto sindaco di Napoli con l'incarico di esplorare la possibilità di costituire una giunta che non si poté formare, per cui rinunziò all'incarico. Dal dicembre 1978 al marzo 1983 è stato Presidente della Biennale di Venezia e dal 1982 al 1988 presidente della Società Europea di Cultura. Dal 1983 al 1994 è stato deputato. Tra il 1983 e il 1987 è stato sottosegretario al Ministero dei Beni Culturali e Ambientali. In tale qualità è stato il promotore della legge 431/1985 per la protezione del paesaggio ("legge Galasso"). Dal 1988 al 1991 è stato sottosegretario al Ministero per l'Intervento Straordinario nel Mezzogiorno. Dal 1980 al 2010 è stato Presidente della Società Napoletana di Storia Patria. Dal 1977 è socio dell'Accademia dei Lincei. E' socio corrispondente della Real Accademia de Historia di Madrid, dell'Accademia delle Scienze di Torino, dell'Istituto Veneto di Scienze, Lettere e Arti, dell'Istituto Lombardo di Scienze Lettere e Arti, e di altre accademie, italiane e non. Ha collaborato e collabora ai più importanti quotidiani e periodici italiani ("Il Corriere della Sera", "La Stampa", "Il Mattino", "Il Sole - 24 Ore", "Il Mondo", "L'Espresso").
    Con decreto del re Juan Carlos I dell'8 maggio 1986 è stato insignito della Encomienda de Número de la Orden del Mérito Civil. Nel 1966 ebbe il Premio Sila, nel 1972 il Premio Napoli, nel 1974 il Premio Italia Contemporanea. Con decreto del presidente della Repubblica Francesco Cossiga del 2 giugno 1987, ha ricevuto la Medaglia d'Oro per i Benemeriti della Scuola, della Cultura e dell'Arte. Nel 2005 ha ricevuto il Premio Speciale della Cultura della Presidenza del Consiglio dei Ministri per la sezione Storia. Il 7 luglio 2011 ha ricevuto il Premio Franco Alberti (Premio Speciale della Giuria del Premio Strega) per la sua attività di storico del Mezzogiorno e di meridionalista Il 20 ottobre 2011 gli è stato dato il doctorat d'honneur della Université de Provence (Aix-Marseille). Il 5 aprile 2012 ha ricevuto dall'Università Suor Orsola Benincasa di Napoli la laurea honoris causa in beni culturali. L'8 ottobre 2012 ha ricevuto il Sigillo d'oro dell'Università di Bari.
    E' stato segretario del Comitato Direttivo della Storia di Napoli, diretta da E. Pontieri. Cura la riedizione di opere di B. Croce per le edizioni Adelphi, della quale sono finora apparsi una quindicina di volumi. E' stato condirettore della rivista "Nord e Sud". Fa parte del comitato direttivo della "Rivista Storica Italiana". Ha progettato e diretto la Storia d'italia edita dalla UTET, Torino, in oltre 30 volumi, che in questa materia compongono l'opera piu ampia, più conosciuta e più citata . è stato condirettore della rivista "Nord e Sud" per molti anni. Ha diretto dal 1979 al 1993 la rivista "Prospettive Settanta". Dirige dal 2000 la rivista "L'Acropoli". Con Rosario Romeo ha diretto una Storia del Mezzogiorno d'Italia in 15 volumi.
    • Opere in volume:
      1. La riforma agraria in Calabria, Opere Nuove, Roma 1958;
      2. Mezzogiorno medievale e moderno, Einaudi, Torino 1965 e 1975;
      3. Economia e società nella Calabria del '500, Università di Napoli, Napoli 1967; Feltrinelli, Milano 1975 e 1980; Guida, Napoli 1995;
      4. Croce, Gramsci e altri storici, Il Saggiatore, Milano 1969 e 1978;
      5. Dal Comune medievale all'unità. Linee di storia meridionale, Laterza, Bari 1969 e 1971;
      6. Napoli spagnola dopo Masaniello. Politica Cultura Società, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli 1972 e Sansoni, Firenze 1982;
      7. Potere e istituzioni in Italia. Dalla caduta dell'Impero romano ad oggi, Einaudi, Torino 1974;
      8. Da Mazzini a Salvemini. Il pensiero democratico nell'Italia moderna, Le Monnier, Firenze 1975;
      9. Il Mezzogiorno nella storia d'Italia. Lineamenti di storia meridionale e due momenti di storia regionale, Le Monnier, Firenze 1977 e 1984 (è una riedizione accresciuta e rivista del n. 4);
      10. Passato e presente del meridionalismo. Vol. I: Genesi e sviluppo; vol. II: Cronache discontinue degli anni settanta, Guida, Napoli 1978;
      11. Intervista sulla storia di Napoli, a cura di P. Allum, Laterza, Bari 1978;
      12. L'Italia come problema storiografico (Introduzione alla Storia d'Italia, diretta da G. Galasso), Utet, Torino 1979;
      13. L'Italia dimezzata. Dibattito sulla questione meridionale (con G. Chiaromonte), Laterza, Bari 1980;
      14. L'altra Europa. Per un'antropologia storica del Mezzogiorno d'Italia, A. Mondadori, Milano 1982; Argo, Lecce 1997; Guida, Napoli 2009;
      15. La democrazia da Cattaneo a Rosselli, Le Monnier, Firenze 1982;
      16. L'Europa fra le due guerre mondiali, 2 voll. (in Storia universale, dir. E. Pontieri, vol. VII, tomo VII, p.1 e p.2), Vallardi, Milano 1983;
      17. L'Italia democratica. Dai Giacobini al Partito d'Azione, Le Monnier, Firenze 1986;
      18. Storia del movimento cooperativo in Italia. La Lega Nazionale delle Cooperative e Mutue. 1886-1986, (con R. Zangheri e V. Castronovo), per il periodo dal 1900 al 1925, Einaudi, Torino 1987;
      19. "La filosofia in soccorso de' governi". La cultura napoletana del Settecento, Guida, Napoli 1989;
      20. Croce e lo spirito del suo tempo, Il Saggiatore, Milano 1990 e Laterza, Bari 2002;
      21. Il Regno di Napoli. Il Mezzogiorno angioino e aragonese. (1266-1494), (vol.XV, tomo 1 della Storia d'Italia, diretta da G. Galasso), Utet, Torino 1992;
      22. Il Regno di Napoli. Il Mezzogiorno spagnolo (1494-1622) (vol. XV, tomo II della Storia d'Italia diretta da G. Galasso), Utet, Torino 2005;
      23. Il Regno di Napoli. Il Mezzogiorno spagnolo e austriaco (1622-1734) (vol. XV, tomo III della Storia d'Italia diretta da G. Galasso), Utet, Torino 2006;
      24. Il Regno di Napoli. Il Mezzogiorno borbonico e napoleonico (!734-1815) (vol. XV, tomo IV della Storia d'Italia diretta da G. Galasso), Utet, Torino 2007;
      25. Il Regno di Napoli. Il Mezzogiorno borbonico e risorgimentale (1815-1860), (vol. XV, tomo V, della Storia d'Italia diretta da G. Galasso),Utet, Torino 2008,
      26. Italia nazione difficile. Contributo alla storia politica e culturale dell'Italia unita, Le Monnier, Firenze 1994;
      27. Alla periferia dell'impero. Il Regno di Napoli nei secoli XVI-XVII, Einaudi, Torino 1994;
      28. Sicilia in Italia. Per la storia sociale e culturale della Sicilia nell'Italia unita, Edizioni del Prisma, Catania 1994;
      29. Beni e mali culturali, Editoriale Scientifica, Napoli 1996;
      30. Storia d'Europa, 3 voll., Laterza, Bari 1996 e, in un solo volume, 2001;
      31. Seguendo il PCI. Da Togliatti a D'Alema (1955-1996), Marco, Lungro 1998;
      32. L'Italia una e diversa nel sistema degli Stati europei (1450-1750) (nel vol. XIX della Storia d'Italia, diretta da G. Galasso, pp. 3-488), Utet, Torino 1998;
      33. Napoli capitale. Identità politica e identità cittadina. 1266-1860. Studi e ricerche, Electa Napoli, Napoli 1998;
      34. Capri insula, La Conchiglia, Capri, 2000;
      35. Nient'altro che storia. Saggi di teoria e di metodologia della storia, Il Mulino, Bologna 2000;
      36. L'Italia s'è desta. Tradizione storica e identità nazionale dal Risorgimento alla Repubblica, Le Monnier, Firenze 2002;
      37. Il Mezzogiorno da "questione" a "problema aperto", (nella collana ………Lacaita, Manduria 2004;
      38. Carlo V e Spagna imperiale. Studi e ricerche, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma 2006;
      39. Capri insula e dintorni, La Conchiglia, Capri 2007;
      40. Storia del Regno di Napoli, voll. I-V, Utet, Torino 2006-2007 (è l'edizione rivista, corretta e migliorata dei tomi I-V del vol. XV della Storia d'Italia, edizione Utet, pubblicata al di fuori di tale Storia, come opera a sé; cfr. i precedenti nn. 20-24; è prevista la pubblicazione nel 2010 di un VI e ultimo volume, Società e cultura del Mezzogiorno moderno (secoli XVI-XIX), di approfondimento di alcuni temi dei precedenti volumi II-V);
      41. La tutela del paesaggio in Italia (1985-2005), Editoriale Scientifica, Napoli 2006;
      42. Storici italiani del Novecento, Il Mulino, Bologna 2008;
      43. Prima lezione di storia moderna, Laterza, Bari 2008 (2009, II edizione riveduta e accresciuta);
      44. Medioevo euro mediterraneo e Mezzogiorno d'Italia da Giustiniano a Federico II, Laterza, Roma-Bari 2009:
      45. L'Italia nuova, 5 voll., Edizioni di Storia e Letteratura, Roma, 2011-2012 (sono ripubblicati i nn. 8, 15, 17, 26 e 36);
      46. La Calabria spagnola, Rubbettino, Soveria Mannelli (Catanzaro), 2012;
      47. Nell'Europa dei secoli d'oro. Aspetti, momenti e problemi della storia d'Europa dalle "guerre d'Italia" alla "grande guerra", Guida, Napoli, 2012;
      48. Liberalismo e democrazia, Edizioni Salerno, Roma 2013;
      49. Naples médiévale du duché au royaume, Presses Universitaires de Rennes, Rennes 2013.
    • Traduzioni:
      • Poder e istituçiões em Italia, Livraria Bertrand, Lisboa 1984;
      • A Outra Europa, Bertrand Editora, Lisboa 1987;
      • L'autre Europe, École FranÇaise de Rome 1992;
      • En la periferia del imperio. La monarquía hispánica y el Reino de Nápoles, Península, Barcelona 2000;
      • Nada más que historia, Ariel, Madrid 2001;
      • Carlos V y la España imperial, Centro de Estudios Europa Hisp´nica, Madrid, 2011;
      • Naples médiévale du duché au royaume, Presses Universitaires de Rennes, Rennes 2013.
  2. L'attività di storico di G. G. si è sviluppata su una pluralità di temi, che si possono ridurre essenzialmente ai seguenti:
    • la storia europea (in particolare, ma non soltanto, nell'epoca dell'ancien régime e nell'età contemporanea, in un'ampia varietà di motivi: istituzioni, società, economia, politica, cultura, vita materiale);
    • la storia della monarchia spagnola dai tempi della sua grandezza imperiale alla sua decadenza, anche nel quadro della lotta di potenza nell'età moderna e dei motivi comuni al contesto europeo;
    • la storia dell'idea di nazione e delle idee di liberalismo e di democrazia nel mondo contemporaneo, e in particolare nell'esperienza delle lotte politiche e sociali, degli sviluppi ideologici e dei conflitti di potenza nell'Europa contemporanea;
    • la storia nazionale dell'Italia nella sua formazione, nei suoi caratteri originali e nelle sue vicende più significative, specialmente dalle &«guerre d'Italia&» al Risorgimento;
    • la storia del Risorgimento e dell'Italia unita in una accentuata varietà di motivi;
    • la storia del Mezzogiorno d'Italia e di Napoli nel medioevo e nell'età moderna, anche come case-study dello "scambio ineguale" e dei rapporti fra aree meno sviluppate e aree più sviluppate, e fra centri e periferie del movimento storico.
  3. Accanto a questi temi, che peraltro non esauriscono del tutto il quadro degli interessi storici di G. G., va segnalata la sua costante, ininterrotta applicazione alla storia della storiografia e, in uguale misura, ai problemi di teoria e metodologia della storia: versante, quest'ultimo, sul quale è stata rilevata in G. G. una spiccata attitudine alla discussione anche filosofica dei problemi.

    Alla pluralità dei temi si è accompagnata nell'opera storiografica di G. G. la pluralità degli approcci e delle analisi. Storia politica e sociale, storia delle istituzioni e del diritto e delle relative prassi, storia economica (anche nelle sue basi tecniche), storia delle idee e della cultura, condizionamenti geografici e naturali, componenti socio-antropologiche, elementi religiosi e pratiche sociali del culto rientrano egualmente nell'orizzonte problematico dello storico, sia in tutte le loro rispettive e diverse specificità, sia nelle loro reciproche e sinergiche o dialettiche interferenze.

    Non si tratta, però, di un sincretismo o di un eclettismo metodologico indifferenziato. Galasso ha risentito profondamente istanze culturali diverse, dallo storicismo italiano e germanico al marxismo, dalla tradizione francese culminata nelle &«Annales&» alla cultura sociologica e antropologica del mondo anglo-sassone; dai problemi storico-disciplinari di altri campi (letteratura,arti figurative) a quelli i n particolare epistemologici e cognitivi della filosofia e delle scienze contemporanee, e nei suoi lavori il vario interferire di tali esperienze ricorre con evidenza.

    Ancor più evidente è, tuttavia, in G. G. la salda chiarezza di una consapevolezza metodologica non comune fra gli addetti al mestiere di storico. Egli stesso ha illustrato il senso e i fondamenti concettuali ed euristici del suo lavoro storiografico in un libro (Nient'altro che storia, Bologna 2000) che ha riscosso un unanime apprezzamento per il vigore della riflessione con cui vi è stato elaborato il concetto della centralità epistemologica e gnoseologica del pensiero storico. Gli stessi temi sono stati, inoltre, trattati in una nutrita serie di saggi dedicati a singoli punti o aspetti di teoria e metodologia della storia, che l'autore pensa di raccogliere e saldare insieme in un altro volume di impianto corrispondente a quello del volume del 2000.

    In ogni caso, G. G. si è distinto nella cultura storica contemporanea per una piena rivendicazione dell'autonomia e della specificità della storiografia rispetto ai frequenti snaturamenti derivanti da un disconoscimento della reale natura concettuale del momento storiografico e dalla penetrazione colonizzante, nell'orizzonte storiografico, di altre discipline e modelli conoscitivi, che hanno fatto parlare e fanno ancora parlare di una &«crisi della storia&».

    Questa azione di salvaguardia della specificità storiografica non è stata svolta, però, da G. G. nella chiave di una difesa corporativa e settoriale di una branca del sapere o di un campo di studi. E' stata svolta, invece, a partire da una forte affermazione teoretica, l'affermazione, cioè, della dimensione storica come dimensione essenziale e totale della realtà, a cui si lega l'affermazione del giudizio storico come unico, effettivo modulo gnoseologico ed epistemologico del pensiero umano in tutti i suoi momenti o atti (da quelli teorici a quelli pratici, da quelli filosofici a quelli storici, da quelli delle discipline cosiddette "umane" o "morali" o "umanistiche" a quelli delle discipline naturalistiche e sperimentali o matematiche.

    Punti ugualmente importanti di questa riflessione metodologica sono: la rivendicazione della "breve durata" come il momento più umano della storia e la fonte delle condizioni per cui si determina e si caratterizza la "lunga durata"; la molteplicità sincronica e differenziata dei tempi storici; l'equivalenza.

    Sulla base dei criteri di metodo da lui via via approfonditi, G. G. ha sempre svolto la sua attività storiografica, unendo ricerca e riflessione, archivio e biblioteca, analisi e racconto in uno sforzo di rappresentazione storica che riuscisse insieme narrazione e giudizio, racconto del come e, in quanto tale, esame del perché. Di questo sforzo si dà qui una sommaria rapida esemplificazione per alcuni dei filoni di ricerca da lui sviluppati.
  4. Così, egli è stato fra quelli che più hanno contribuito a una profonda revisione degli antichi e consolidati pregiudizi della &«leggenda nera&» antispagnola, parlando della Spagna del siglo de oro come di uno dei paesi più attivi e fecondi nella formazione e nelle fortune dei valori e della civiltà moderna in Europa, e come un laboratorio di straordinaria importanza nella costruzione di quello che convenzionalmente viene definito lo "Stato moderno", e specialmente in alcuni suoi aspetti (il tipo, particolare dal punto di vista istituzionale e ideologico, di "monarchia assoluta" che vi si afferma; la plume, ossia la burocrazia, come istanza modernizzante non meno importante e decisiva della robe, ossia della magistratura, al di là della frequente commistione delle due funzioni nella prassi statale dell'ancien régime; la diplomazia come strumento di azione politica e come prosecuzione e perfezionamento della sovranità; il momento fiscale come centrale nelle vicende statali della ). Allo stesso modo, è stata vista la struttura composita del complesso dinastico in cui si esprima la realtà della Spagna moderna, a partire dal dualismo catalano-castigliano e dalla diversa natura, consistenza e articolazione del potere regio in ciascun ambito; ed è stata valutata la reale cronologia della cosiddetta "decadenza" spagnola, sottolineando che solo col Congresso di Vienna e con la perdita dell'impero americano si può parlare di conclusione della carriera della Spagna come grande potenza.

    In particolare, per qualche figura come Carlo V, G. G. ha operato un completo distacco dall'idea tradizionale del sovrano asburgico come &«ultimo imperatore medievale&», mostrando invece come occorra riconoscere in lui: 1) il primo dei sovrani europei moderni tesi alla ricerca di una egemonia continentale, secondo una tradizione che, attraverso il figlio Filippo II, Luigi XIV, Napoleone e altre figure e realtà della storia europea, giunge poi fino a Hitler; e, nello stesso tempo, 2) il sovrano che alla nozione medievale di impero come Sacro Romano Impero sostituisce di fatto un'idea pratica e storica dell'impero quale grande realtà di fatto, realtà di potenza e realtà di uno spazio di civiltà.
  5. Allo stesso modo, per quanto riguarda il Mezzogiorno d'Italia G. G. si è opposto con ricchezza di ricerche e di argomenti al topos che lo rappresenta nell'opinione corrente come radicato nella &«civiltà contadina&», come ancorato a un irriducibile &«paganesimo&», quasi un'isola antropologica, che solo il braccio di mare di una &«grande cultura&» collega alla diversa storia dell'Europa. La realtà è ben più complessa, secondo G. G., sia per il Mezzogiorno sia per l'Europa. Il tipo di umanità del Mezzogiorno è anche per lui certamente particolare e inconfondibile. Lo rivelano i rapporti della popolazione col territorio, i santi e le devozioni; credenze come la iettatura e il malocchio; il colore e il rumore delle feste; i comportamenti familiari e sociali: argomenti che hanno formato l'oggetto degli studi di G. G. in questo campo. Anche i pregiudizi correnti sul Mezzogiorno contribuiscono a capirlo: prima di respingerli, occorre percepire il motivo di verità che contengono. La particolarità del Mezzogiorno si è, tuttavia, fondata e sviluppata, per G. G., nella storia civile e cristiana dell'Europa medievale e moderna. E, a sua volta, l'Europa è ben lontana dal presentare il volto unitario di una antropologia tutta diversa da quella del Mezzogiorno. Superstizione, tradizionalismi inconsulti, &«errori popolari&», atavismi incontrollabili vi ricorrono ovunque. Ovunque l'Europa della ragione e della sua luce, l'Europa moderna, è unita e convive con l'altra Europa del passato e della sua ombra, in una grande realtà civile a &«pelle di leopardo&». Così il profilo antropologico del Mezzogiorno d'Italia diventa la lettura di una realtà che non è solo del meridionale, ma è di tutta l'altra Europa. E si scopre che neppure il &«popolare&» è tutto e solo del popolo; che le categorie mentalistiche e comportamentali non si possono attribuire secondo semplicistici criteri di classe; che fratture e continuità, nuovo e antico hanno vite segrete, intime, più complesse di quanto qualsiasi teoria possa supporre.

    Nello stesso tempo G. G. ha cercato di mettere in evidenza i fili conduttori della storia economica e sociale, istituzionale e politica del Mezzogiorno d'Italia, sia nel periodo antecedente alla fondazione del Regno normanno di Sicilia, sia nella monarchia durata fino al 1860 (dalla fine del secolo XIII come Regno di Napoli), sia, infine, nel quadro dell'unità italiana formatasi dopo quest'ultima data. Dalla lunga e varia storia della monarchia meridionale G. G. ha tratto una conferma dell'importanza della storia politica come fattore determinante di aspetti imprescindibili nella storia della longue durée; e ne ha illustrato i principali aspetti come momenti particolari e sui generis della storia europea: così per la storia del regime feudale nell'Italia meridionale, così per i rapporti fra società e apparati pubblici; così per le vicende del rapporto di "scambio ineguale" che ben presto si determina fra Mezzogiorno d'Italia e aree avanzate d'Italia e poi d'Europa; così per la condizioni e gli effetti della plurisecolare centralità di Napoli nella storia del Mezzogiorno e per la connessa storia della vita cittadina in questa parte d'Italia, oltre che per il rapporto fra città e campagna; così per gli aspetti e le caratteristiche assunte dalla formazione di ceti "borghesi" nella realtà meridionale. Molte sono anche, perciò, le revisioni operate nelle vedute tradizionali della storia del Mezzogiorno italiano, a cominciare da quella riguardante il ruolo della Spagna nel determinare condizioni e aspetti del Mezzogiorno nell'età moderne. E soprattutto è interessante, da questo punto di vista, la presentazione di una storia nella quale condizioni di perifericità, di dipendenza, di subalternità, di parziale sviluppo non impediscono né di partecipare in modi originali e assai spesso vivaci al movimento generale della civiltà europea, né di apportare a questo movimento un proprio importante e imprescindibile contributo.
  6. Ancora allo stesso modo G. G. ha elaborato l'idea della storia nazionale italiana come un caso fra gli altri dello sviluppo nazionale, sia pure con le sue particolarità. A base di ciò c'è una valutazione della nazione come grande creazione della civiltà politica e morale dell'Europa uscita dalla dissoluzione dell'Impero Romano e come eredità di questa civiltà non facile a svanire e, comunque, da non lasciar svanire, tanto da imporsi anche nelle vicende del mondo contemporaneo, all'alba del XXI secolo. L'Italia appare a G. G. un &«caso&» di &«nazione difficile&», ma non anomala, assolutamente parallelo a quello delle altre grandi nazioni dell'Occidente europeo, ciascuna, contrassegnata, a sua volta, dalle sue incomparabili particolarità, che sono poi una grande ricchezza del patrimonio storico costituito dalla realtà nazionale in Europa. E per questa ragione non viene sviluppato soltanto il tema della perdurante vitalità della dimensione nazionale in Europa e fuori d'Europa come elemento di primaria considerazione nella fisionomia dell'Europa e di profonda solidarietà della storia delle nazioni europee, pur nella loro forti e radicate diversità. Viene anche sviluppata l'idea che non c'è nella storia delle nazioni europee un modello a cui commisurare le altre esperienze nazionali, ma che ciascuna delle storie nazionali costituisce piuttosto un caso a sé e che l'idea e la realtà della nazione in Europa va vista in tutta la ricca varietà dei suoi molti casi.

    Anche nel caso dell'Italia vengono sviluppati da G. G. molti punti di rilievo: il carattere multinazionale di questa &«nazione difficile&»; il "particolarismo sociale" come fattore socio-culturale di fondo della sua storia; la lunga storia nazionale prima della formazione di uno Stato nazionale, che ne fa un caso classico del rapporto fra nazionalità e nazione per tutta l'esperienza europea; l'inesauribile creatività anche nei tempi della sua "decadenza" dopo la straordinaria stagione del Rinascimento; il tipo di "democrazia latina" che essa ha realizzato e che ne fa ancora una volta un caso di grande rilievo nel quadro europeo; la grande esperienza di modernizzazione economica e sociale realizzata con il "miracolo italiano", che ha portato l'Italia da paese marginale nell'economia mondiale avanzata, qual era dalla fine del secolo XVII alla metà del secolo XIX, a far parte dei 10 paesi più avanzati alla fine del secolo XX.
  7. Tra gli altri lavori di G. G. quelli dedicati all'Europa sono numerosi, ma il tema europeo ricorre, in realtà, come una dimensione implicita in tutte le sue ricerche.

    Nella Storia d'Europa gli interessi storici di G. G. circa l'Europa hanno trovato una sistemazione originale e vigorosa, che emerge anche nel confronto con le altre opere analoghe di cui si dispone. Mosso dalla personale esperienza, vissuta dalla sua generazione, della crisi radicale in cui l'Europa si è ritrovata con la seconda guerra mondiale e con le vicende post-belliche, egli ha voluto, con questo lavoro, appagare il bisogno di capire, fin dove possibile, che cosa sia stata l'Europa, le sue radici, i suoi svolgimenti, senza farsene un mito o una filosofia, ma anche senza decampare dal suo orizzonte o, meno che mai, ripudiarne tradizioni e ragioni.

    Un bisogno a cui non poteva venire incontro che la storia, questo modo di essere e di operare del pensiero che per G. G. è tipicamente e genialmente europeo, e del quale l'Europa stessa ha originalmente inventato (o, se si vuole, scoperto) e teorizzato la dimensione, i moduli, i metodi: il modo più europeo - per lui - di considerare le cose e le prospettive europee, fino al punto da fargli identificare la crisi dell'Europa con la crisi della storiografia e dello storicismo europeo. Egli afferma, anzi, che, se storiografia e storicismo sono spesso considerati tra i grandi peccati teoretici e tra le grandi cause del disastro europeo nella prima metà del XX secolo, è, tuttavia, pur sempre soltanto nella sua coscienza e nel suo pensiero storico che l'Europa può trovare la via di una sua nuova identità: la lancia di Odino - dice G. G. - che ha ferito è anche quella che guarisce e risana.

    Una identità, del resto, quella europea, costruitasi nel tempo e che impone già di conciliare, per G. G., storia e geografia. Non basta, infatti, costituire un'entità geografica per dare luogo ipso facto a un'entità storica; e quella che si è finito con l'intendere come Europa geografica, solo in epoca recente è venuta a coincidere con l'Europa, di cui da lungo tempo parlavano storici, politici, pensatori, artisti e studiosi. Impone, inoltre, di connettere fra loro storie che si sono svolte spesso al di là o che sono state a lungo legate a un ambito molto più ristretto del quadro geografico europeo come poi è stato inteso. Impone di dare qualche unità di successione non solo temporale e di svolgimenti non solo sincronici a storie che si sono succedute o affiancate seguendo logiche, vocazioni esperienze molto diverse fra loro, tendenzialmente riluttanti a considerazioni assimilanti o analogiche.
  8. A questa sfida della storia europea G. G. ha cercato di dare una risposta organica, approfondita, complessiva; e l'opera si presenta effettivamente come un riuscito tentativo di 'tenere insieme' gli accadimenti, i problemi, le questioni, i modelli politici e istituzionali, la vita materiale e le lotte sociali, le forme culturali e le fedi religiose sull'intero arco cronologico della storia europea, dalla preistoria alla caduta del muro di Berlino. L'opera si propone dunque anche come strumento di un ripensamento culturale e morale, prima ancora che politico, del significato dell'Europa nella storia mondiale, e delle prospettive ancora aperte allo 'spirito' europeo per reinterpretare e ridare nuova linfa alle sue radici antropologiche e filosofiche.

    Un ripensamento che parte - come si è già detto - dal non ripudiare in alcun modo il fardello che l'uomo europeo ha portato nella sua lunga storia in un continuo dare e ricevere, in un continuo scambio di elementi civiltà con altre parti del mondo. G. G. si è soffermato perciò con attenzione sui tempi e sui modi, per cui l'Europa ha potuto conseguire un'egemonia mondiale, europeizzare la vita e la mentalità e i comportamenti della massima parte del globo, e anzi ha potuto far passare l'intera umanità da uno stadio ancora neolitico alla civiltà delle macchine, del benessere, dell'informatica, dell'atomo, dell'esplorazione spaziale e dell'ingegneria genetica. Nello stesso tempo si è, però, premurato di mostrare come all'homo faber, all'homo oeconomicus europeo si sia sempre accompagnato e legato l'ideatore ed elaboratore degli ideali moderni di libertà, di giustizia, di tolleranza, di diritti umani e civili, di democrazia, di sovranità popolare, di autodeterminazione dei popoli, di fratellanza, di servizio civile e degli altri valori per cui all'inizio del XXI secolo il patrimonio morale e ideale del mondo contemporaneo reca una indelebile impronta europea.

    Il risultato finale di questa avventura dell'uomo europeo è stato - conclude G. G. - che l'Europa si è allargata in una realtà molto più vasta, l'Occidente, il cui concetto essa stessa ha costruito il concetto. Di qui un grande rischio per l'Europa, e cioè che essa non sia più così essenziale, se non necessaria, per la storia umana di quanto lo è stata per il passato, poiché i valori europei sono ormai largamente coltivati e proseguiti da soggetti storici fuori dell'Europa come e addirittura di più di quanto lo siano in Europa.
  9. La parte più contemporanea della Storia d'Europa di G. G. muove dall'analisi degli effetti dei movimenti del 1848, che se fallirono in gran parte i loro obiettivi posero comunque sul tappeto questioni e rivendicazioni che troveranno poi soluzioni negli anni 1860-1880. Un ventennio, quest'ultimo, che l'A. non esita a definire come il grande spartiacque del XIX secolo, perché affrontò su altre basi i problemi emersi nell'esperienza del '48 e rappresentò in un certo senso &«la liquidazione tutt'altro che fallimentare degli impulsi, degli slanci, delle esigenze fiorite nella 'primavera' del 1848&». Era, insomma, quella dei decenni finali dell'ottocento, &«un'Europa più saggia, più matura, più positiva&», scandita dai ritmi della rivoluzione industriale e accomunata dal mito del progresso e dal pensiero positivistico.

    Il difficile connubio tra liberalismo e democrazia (il rapporto tra liberalismo e democrazia è uno dei temi più importanti nella prospettiva storico-politica di G. G.) in Francia, Inghilterra e Italia, le dinamiche sociali e istituzionali degli 'imperi centrali', l'ultima stagione degli zar e dell'impero ottomano, sono gli argomenti che scandiscono la parte centrale dell'ultima sezione dell'opera, dove non manca un lungo capitolo dedicato alla borghesia ottocentesca, ai suoi valori, ai ceti che ne incarnano il protagonismo da un lato, e ai movimenti operai e sindacali dall'altro. Le dinamiche sociali sono forse il vero 'filo rosso' di questa sezione, che dà ampio spazio ai rapporti tra i ceti e ai valori politici da questi espressi, sia che si incanalino nelle forme del partito moderno, sia che diano luogo alle analisi filosofiche e sociologiche sulle élites, sia che diventino infine sostegno più o meno aperto ai totalitarismi del secolo XX.

    G. G. riserva qui uno dei capitoli alla &«voragine ideologica&» del tardo secolo XIX, quando la critica all'idea di progresso si salda con la ricerca di una filosofia anti-metafisica, vitalistica o nichilistica e alimenta una frammentazione del pensiero europeo in tendenze e microtendenze, che non permettono più di ravvisare, come in passato, una cifra dominante nel panorama filosofico e culturale europeo. Si comincerà così a parlare di avanguardie e di secessioni culturali, in un rapido processo di dissoluzione-trasformazione di moduli plurisecolari dell'arte come dell'etica e del pensiero europeo, provocando quella crisi della coscienza e delle scienze europee di cui Husserl è stato fra i primi a percepire tutto lo spessore.

    Nel suo libro Croce e lo spirito del suo tempo G. G. ha trattato ampiamente questa fase della vita morale e del pensiero europeo tra la metà del secolo XIX e la metà del secolo XX, offrendo una serie di prospettive di analisi e di giudizio che formano un quadro molto acuto del processo ideologico di cui l'Europa è stata teatro e che concorre a spiegare dall'interno il finale apocalittico della seconda guerra mondiale.
  10. A questa ottica, e al quadro della &«voragine ideologica&» di cui si è detto, G. G. riporta, ovviamente, la catastrofe della prima guerra mondiale, altro spartiacque fondamentale non tanto tra due epoche quanto tra 'due mondi'. &«All'indomani del conflitto - scrive - tutti ebbero la sensazione del mutamento che nel frattempo era intervenuto. E di questa sensazione l'elemento più rilevante, un elemento largamente diffuso, fu la nostalgia con cui si guardò al mondo prebellico, come a qualcosa che si era perduto e che gli acquisti e i progressi posteriori non potevano compensare&». Ci vorrà poi un'altra lunga guerra per sconfiggere gli spettri dei totalitarismi, ma, come rileva G. G., a quello scontro l'Europa giunse divisa da posizioni ideologiche ormai irriducibili, come il termine 'cortina di ferro' ben esprimeva. E già questo appare a G. G. un segnale chiaro della fine del protagonismo europeo, a cui si aggiunge il fatto che l'esito del conflitto fu infine deciso dagli Stati Uniti, ossia da una potenza extra-europea. E con ciò siamo già in quello scenario di mondializzazione e globalizzazione dei problemi, delle economie e delle iniziative diplomatiche, che costituisce lo sfondo degli eventi odierni, ovunque essi accadano. Non a caso, l'ultimo capitolo si intitola &«Finis Europae&», nuova Europa, per riallacciarsi così, dopo un percorso millenario e dopo i drammatici avvenimenti ricostruiti nelle ultime pagine, a quella prospettiva di ricerca e di ripensamento che G. G. auspica all'inizio dell'opera.
 
  1. Fausto Cozzetto: Nato a Cosenza nel 1945, si è laureato in Scienze politiche a Napoli presso l'Università degli Studi "Federico II". È professore associato di Storia moderna presso l'Università della Calabria. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo Mezzogiorno e demografia nel XV secolo (Soveria Mannelli, Rubbettino, 1986); Territorio, istituzioni e società nella Calabria moderna, (Napoli, Guida, 1987); Città di Calabria e hinterland nell'età moderna. Demografia e strutture amministrative e sociali, (Soveria Mannelli, Rubbettino, 2001). Assieme a Rossana Sicilia, ha pubblicato nel 2008 una monografia su Michele Bianchi (Reggio Calabria, Parallelo 38, 2008). Da anni è consulente scientifico della collana "Le città della Calabria", presso la casa editrice Rubbettino. È peraltro il responsabile della redazione della rivista &«L'Acropoli&».
 
  1. Piero Craveri: Torinese, nato il 2 gennaio 1938. Si è laureato nel giugno 1962 presso la Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Roma, con una tesi sui "giuristi previchiani", relatore il professor Francesco Calasso, conseguendo il 110 e lode e la nomina, prima di assistente volontario, poi straordinario, poi ordinario presso la cattedra di Storia del diritto italiano della suddetta Facoltà. La tesi pubblicata con il titolo "Note sulla scienza giuridica napoletana nei secoli XVII e XVIII", su gli "Annali di storia del diritto" nel 1964, faceva seguito a numerose rassegne e recensioni sulla stessa rivista, a cui nel 1966 seguiva il saggio "L'inquisitio per tubam nelle sentenze del Parlamento di Parigi nel XIV e XV secolo". Nel 1966 è stato per un anno borsista del CNR a Parigi presso la sezione di ricerca storico giuridica del CNR francese agli Archives Nationales, diretta dal professor Timbal. Nel 1967 ha pubblicato il volume "La redazione delle coutumes nella Francia del sec.XVI", nella collana "Ius nostrum" dell'editore Giuffrè.
    Libero docente di Diritto comune nel 1968, è stato nel 1970 incaricato di Storia dei partiti politici presso l'Università di Genova, nel 1973 di Storia delle istituzioni politiche presso l'Università di Messina, nel 1975 della stessa materia presso l'Istituto Orientale di Napoli, nel 1978 di Storia degli ordinamenti degli antichi stati italiani presso la Scuola per gli archivisti e bibliotecari dell'Università di Roma.
    Professore straordinario nel 1980, veniva chiamato dalla Facoltà di Lettere dell'Università di Napoli a coprire la cattedra di Storia delle istituzioni parlamentari. Nel 1984 ha conseguito l'Ordinariato. Nel 1996 è chiamato per trasferimento alla cattedra di Storia contemporanea dell'Istituto Suor Orsola Benincasa, esercitando inoltre le funzioni di Preside della Facoltà di Lettere e membro del Consiglio di Amministrazione. Nel 1977 è stato pubblicato dalla casa editrice il Mulino il volume "Sindacato e istituzioni nel secondo dopoguerra" frutto di nuovi interessi per la storia e il diritto sindacale, a cui seguì una vasta attività pubblicistica ed anche scientifica, con note e saggi su il "Giornale di diritto del lavoro e relazioni industriali" e su " Il diritto del lavoro" raccolti nel volume "Per una riforma del sistema di relazioni industriali", edito nel 1987 dall'editore Franco Angeli.
    Tra il 1976 e il 1986 ha ricoperto prima, la carica di direttore dell'ufficio studi della UIL, poi, sotto la presidenza Merloni, quella di membro del consiglio scientifico della Confindustria, tenendo la cattedra di "Relazioni industriali" presso la Facoltà di Scienze politiche della LUISS-Guido Carli di Roma. Ha tenuto lezioni come docente presso la Scuola di Specializzazione in diritto del lavoro della Facoltà di Giurisprudenza di Napoli (nella stessa Facoltà è stato incaricato un anno del corso di Diritto comune e un altro di quello di Storia delle dottrine politiche). Nel 1982 è stato membro, con diritto di voto, del Fondo sociale europeo presso la Commissione della Comunità europea di Bruxelles. Nel 1983 è uscito il volume "Genesi di una costituzione. Il 1848 in Francia", presso l'editore Guida. Gli interessi di studio si orientavano in quel periodo verso la storia contemporanea: numerosi i saggi e le note e le recensioni su varie riviste. E' stato redattore per la storia contemporanea presso i dizionario bibliografico degli italiani dell'Istituto dell'Enciclopedia Italiana per cui fino al 1995 ha redatto la più parte delle maggiori voci del '900. Nel 1995 è stato pubblicato dall'UTET, nella collana della "Storia d'Italia", diretta da Giuseppe Galasso, il volume "La Repubblica, 1959-92". Nel 2002 è uscito per l'editore Marsilio il volume "La democrazia incompiuta. Figure del '900 italiano".
    Di più recente pubblicazione presso l'editore Adelphi, il volume "Croce Benedetto: Taccuini di guerra (1943-1945)", dato alle stampe nel 2004, la biografia politica di Alcide De Gasperi, pubblicata da Il Mulino nel 2006, intitolata "De Gasperi", il volume "L'Italia nella costruzione europea - un bilancio storico (1957-2007)", pubblicato nel 2009 da Franco Angeli e curato con Antonio Varsori, ed infine una biografia di Guido Carli, pubblicata nel 2009 da Bollati Boringhieri, ed intitolata "Guido Carli senatore e ministro del tesoro (1983-1992)".
    Tiene annualmente un seminario presso l'Istitut des ètudes politiques di Parigi. E' segretario del Comitato per l'opera nazionale Benedetto Croce, per cui ha curato il volume "Materialismo storico ed economia marxistica". Ha, inoltre, curato per l'istituto di studi storici di Napoli due volumi del carteggio di Benedetto Croce. E' membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione biblioteca Benedetto Croce e del Consiglio Direttivo della Società napoletana di storia patria, per la quale ha curato la costituzione del fondo Antonio Labriola.
    E' stato nel 1978 membro del Consiglio di Amministrazione della biennale di Venezia e dal 1983 consigliere regionale della Campania, consigliere comunale di Napoli fino al 1992, e nel 1987 senatore della Repubblica. E' attualmente Presidente del Consorzio per il Restauro nel Mezzogiorno, con sede a Napoli e Presidente del Comitato di Gestione della Scuola Europea di Studi Avanzati con sede a Napoli. E' Condirettore del Dizionario Europeo, edito dell'editore Rubettino. E', inoltre, responsabile presso la stessa casa editrice, assieme al Professor Gaetano Quagliariello della LUISS di Roma, della collana "Le ragioni degli storici". Ha collaborato negli anni ai maggiori quotidiani e settimanali italiani.
    Collabora a numerose riviste scientifiche italiane e straniere, con una vasta produzione nell'ultimo quinquennio. Intensa anche la partecipazione a convegni scientifici numerose pubblicazione negli atti dei medesimi. Attualmente è, tra l'altro collaboratore de "Il Mattino", "Il Sole 24 ore" ed "Il Riformista".
 
  1. Massimo Lo Cicero: Laureato nella Facoltà di Economia e Commercio della Università di Napoli, Federico II, con 110/110 e Lode, Luglio 1973. Borsa di studio del Ministero dell’Università, annuale e rinnovabile per un anno, nell’Istituto di Economia della medesima Facoltà (1974/1975). Dal 1975 al 1983 ha svolto attività di consulenza ed amministrazione nel campo della politica economica e dell’amministrazione di intermediari finanziari, banche ed istitutori medio credito o società finanziarie.
    Dal 1983, e fino ad oggi, come professore a contratto, ha affiancato alle attività professionali l’insegnamento universitario: su temi di moneta, credito e finanza; teoria della crescita; economia della comunicazione e della conoscenza; politica economica.
    Nell’anno accademico 2011/2012 ha insegnato a Tor Vergata nella facoltà di Economia a Roma; a Napoli, nella Università Suor Orsola Benincasa. Nell’anno accademico successivo mantiene i corsi di insegnamento e nel 2013/2014 svolge un corso di Valutazione e Finanziamento dei progetti al CORIS, Roma, e mantiene il corso al Suor Orsola Benincasa ma è anche responsabile del corso di Banca ed Intermediari Finanziari nella Università Telematica UniNettuno di Roma.
 
  1. Emma Giammattei (Curriculum Scientifico): Formatasi nell'Università di Napoli, nell'ambito della scuola di Salvatore Battaglia, Emma Giammattei è professore ordinario dal 1994, prima di Storia della critica e della storiografia letteraria, poi, dal 1999, di Letteratura Italiana. A partire dal novembre 2005 è titolare della cattedra di Letteratura Italiana presso la Facoltà di Lettere dell'Università 'Suor Orsola Benincasa' di Napoli; tiene il corso annuale di Critica letteraria per i borsisti dell'Istituto Italiano di Studi Storici. è redattrice della rivista &«L'Acropoli&», diretta da Giuseppe Galasso; con questi dirige la collana saggistica 'Passaggi e percorsi', presso Guida.
    è attualmente Preside della Facoltà di Lettere dell'Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli e membro del Consiglio Scientifico dell'Istituto dell'Enciclopedia Italiana fondato da Giovanni Treccani, del quale ha già fatto parte dal 2004 al 2009. Coordina il Dottorato di ricerca in Letteratura italiana moderna. Rappresentazioni, ideologie, immagini della cultura dell'Istituto Italiano di Scienze Umane (SUM) ed è Direttore scientifico del Master in Traduzione professionale e mediazione linguistica per la comunicazione d'impresa. è inoltre Socio ordinario dell'Accademia Pontaniana, Presidente del Centro di Ricerca per l'Economa delle Arti e delle Culture (CREA-C) dell'Università Suor Orsola Benincasa, membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Guido e Roberto Cortese.
    Ha indirizzato la ricerca al campo storico-letterario configurato dalla intersezione fra modelli culturali e meccanismi retorici, fra fenomenologia storica delle idee-forza e tipologia delle figure letterarie. In questa prospettiva ha studiato “l'immaginario liberale”, così come risulta dai sondaggi testuali sugli scrittori laici della stagione del &«Mondo&», da Flaiano a Soldati ad Arbasino. Di Ennio Flaiano, a cui ha dedicato il volume Solitudine del moralista (Napoli, Liguori, 1985), ha curato le prime edizioni postume: Diario degli errori (Milano, Rizzoli, 1976); Un bel giorno di libertà (Milano, Riz­zoli,1978); Il Messia (Milano, Schweiller, 1980). Nel 1976 le è stato conferito il Premio Flaiano per la saggistica letteraria.
    Si è occupata poi, in particolare, di retorica letteraria e delle tecniche discorsive della scrittura critica, delle forme dell'epistolografia e dell'autobiografia in età moderna, anche in una dimensione teorica: in tal senso, ha consacrato allo studio di Benedetto Croce, considerato innanzi tutto come scrittore, i libri Retorica e idealismo. Croce nel primo Novecento (Bologna, il Mulino, 1987), La Biblioteca e il Dragone. Croce, Gentile e la letteratura (Napoli, Editoriale Scientifica, 2001), Nei dintorni di Croce. Tra figure e corrispondenze (Napoli, Guida, 2009), primo esempio di biografia integrale crociana, nonché la curatela del Carteggio B.Croce-G.Prezzolini (Roma, ed. Storia e Lettera­tura, 1990), e l'edizione del testo autobiografico di B.Croce, Dalle me­morie di un critico. Con un'aggiunta di lettere inedite (Napoli, Fiorentino, 1994). Ha preparato, per il volume VIII della Storia della Letteratura della Casa ed. Salerno il cap. Critica e filosofia. Croce e Gentile (Roma 1999)
    Parallelamente, uno dei momenti della sua ricerca è rappresentato dalla considerazione della cul­tura napoletana otto e novecentesca, tra filosofia e letteratura, e in particolare nella prospettiva semiotica della forma–romanzo: Il "grande romanzo di Napoli". La letteratura (1860-1970), in Napoli, a c. di G.Galasso (Bari, Laterza, 1987); L'immagine chiusa. Percorsi nella cultura napoletana ottonovecentesca (Cosenza, Ed.Periferia, 1990), che raccoglie saggi, tra geografia e storia della letteratura, su Imbriani, d'Annunzio a Napoli, Bernari, Di Giacomo; La cultura della regione 'napolitana'. Modelli, forme, temi, in La Campania, Torino, Einaudi, 1990; Il Racconto e la Città. La cultura letteraria a Napoli (1830-1970), in Storia e civiltà della Campania, Electa, Napoli, 1995. In questo speciale ambito storico-semiotico, è apparso, nel 2003, presso l'editore Guida, il volume sulla geografia letteraria napoletana dal titolo Il romanzo di Napoli. Storia e geografia letteraria nei secoli XIX e XX.
    In continuità con la duplice linea di ricerca praticata, fra storia della cultura napoletana e individuazione di una scrittura laica come specifica tradizione italiana dalla fine del Settecento al Novecento, ha studiato la figura e l'opera di Vincenzo Cuoco, e ha pubblicato il libro La lingua laica. Una tradizione italiana (Venezia, Marsilio, 2009).
    Tra le altre pubblicazioni più recenti: Topografie dell'immaginario vesuviano, in Alla scoperta del Vesuvio. Paesaggio e memoria, Electa Napoli, 2006, pp. 43-52; Croce, Oxford 1930, &«Intersezioni&», a. XXVII, 2007, 2, pp. 193-214; Il dialogo e le maschere del filosofo, &«L'Acropoli&», IX, 2008, 4, pp. 319-28; &«Il Teatro di Napoli&», in Il teatro di San Carlo di Napoli. Alla scoperta di un protagonista, a cura di G. Galasso e A. Nicosia, Napoli, Arte'm, 2008; Introduzione a Carteggio Croce-Flora, a cura di E. Mezzetta, Bologna-Napoli, il Mulino-Istituto italiano di Studi Storici, 2008; Introduzione a "Una lunga fedeltà". Il Di Giacomo di Benedetto Croce, a cura di G. Genovese, M. Rascaglia, N. Ruggiero, Napoli, Bibliopolis, 2008; &«Sopra un monte mentre soffia il vento&». A proposito di Croce e gli Ebrei, &«L'Acropoli&», XI, 2010, 3, pp. 225-33; Garin, la letteratura, il primo Novecento, &«L'Acropoli&», XII, 2011, 1, pp. 225-33; Introduzione a B. Croce- G. De Luca, Carteggio 1922-1951, a c. di G. Genovese, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2010; Introduzione e cura del vol. Mostra di ricordi storici del Risorgimento meridionale d'Italia, rist. anastatica a cura di E. Giammattei, Napoli, Comune di Napoli edizioni, 2011.
 
  1. Maurizio Torrini: Si è laureato ed è stato assistente di Eugenio Garin all'Università di Firenze. Dal 1980 insegna Storia della scienza all'Università Federico II di Napoli. I suoi interessi si sono concentrati principalmente sulla storia del pensiero scientifico e filosofico dell'Italia moderna, in particolare sull'affermarsi della rivoluzione scientifica in Italia e in Europa, sia nelle premesse della crisi dell'aristotelismo (Copernico, Telesio, Della Porta), sia nella concreta costruzione di una nuova visione del mondo, con tutte le sue conseguenze (Galileo, Descartes, la scuola galileiana, Vico). Contemporaneamente si è interessato ai rapporti fra società, Stato e scienza nell'Italia contemporanea, ai modi con cui nel nostro paese si sono affrontati i problemi connessi allo sviluppo della ricerca scientifica nelle sue articolazioni istituzionali (università, musei, centri di ricerca) e teoriche (rapporti con il pensiero filosofico e con le altre discipline). Dirige il «Giornale critico della filosofia italiana».
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