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Il Regno di Napoli tra centro e periferia: note su alcuni lavori di storiografia socio-religiosa di età moderna
di Maria Anna Noto


Alcune recenti pubblicazioni di sociologia religiosa, dedicate al Regno di Napoli, rivelano, se comparate nei risultati della loro ricerca, importanti convergenze e contiguità. Elisa Novi Chavarria ha dedicato all’attività di disciplinamento realizzata dalla Chiesa post tridentina. La strategia privilegiata è quella della predicazione, spesso in concorrenza tra gli orientamenti vescovili e gli Ordini religiosi, che godevano già di grande seguito in epoca pre-tridentina. Il fine della predicazione era quello di uniformare comportamenti e pratiche di fede; particolarmente attiva fu la Compagnia di Gesù, che puntava su prassi suggestive e solenni da realizzarsi durante le celebrazioni religiose. Giulio Sodano si è concentrato, invece, sulla figura del santo, veicolo di comunicazione privilegiato tra l’organizzazione ecclesiastica e la popolazione meridionale. L’autore sottolinea la pratica di spersonalizzazione del santo, con cui le autorità ecclesiastiche mettono in evidenza le qualità universali, per far risaltare gli elementi moralmente edificanti. Anche in questo caso si realizza un conflitto con la sensibilità popolare, che è, invece, tesa a valorizzare gli elementi taumaturgici e soprannaturali ed è la Chiesa a prevalere con la sua attività di disciplinamento. Altro contrasto, questa volta tra istanze centrali e periferiche dello Stato e della Chiesa, evidente anche nel sovrapporsi continuo di competenze e giurisdizioni, è posto al centro dell’analisi di Marcella Campanelli, dedicata all’attività pastorale di Alfonso De Liguori. Quest’ultimo esercita la sua attività di disciplinamento religioso gestendo con determinazione i rapporti con i poteri locali e mostrandosi inflessibile nell’adoprare strumenti meritocratici nella gestione delle istituzioni religiose, presenti nella vita della sua diocesi. Seguendo la stessa linea Laura Barletta si sofferma sulla strategia attuata dalla curia napoletana dopo l’Unità d’Italia, per riconquistare la società civile. In particolare esamina la lotta contro la secolarizzazione portata avanti dalla Chiesa nel secondo dopoguerra, diventata più difficile a causa della politica di smeridionalizzazione a cui l’episcopato romano sottopose la Chiesa del Mezzogiorno.
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