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Note sul soggiorno napoletano di Angelo Caroselli (1585-1652), appunti sulla parentesi fiorentina e alcune opere inedite
di Marta Rossetti
*Il 24 giugno 1615 il pittore romano Angelo Caroselli (1585-1652) sposa Maria Turca, figlia del defunto Giovanni, palermitana «habitante in Roma da molti anni in qua», dopo aver ottenuto la licenza matrimoniale il giorno precedente1. Si tratta, racconta Giovanni Battista Passeri (ante 1679), di quella «giovane messinese, la quale (essendo già morto il padre) ottenne per moglie, senza altra dote che quella della bellezza, della quale si era tanto invaghito», a cui più tardi tolse «la quiete, per le torbidezze della gelosia» e che abbandonò già prima della di lei precoce morte, trastullandosi in casa di Agostino Tassi (1578-1644)2.
I due biografi del pittore, Giovanni Battista Passeri (ante 1679) e Filippo Baldinucci (1681-1728), ricordano come segue il soggiorno napoletano: «Si risolse abandonar la Patria, con la speranza di trovare altrove la Madre, giàche provava la propria per Madrigna: ma nel cangiamento del Luoco trovò per sempre compagna la sua stella maligna. Andossene à Napoli, doppo essersi trattenuto qualche anno in Piedemonte de Liso, ove dimorò molto tempo; et hebbe da questa sua moglie tre figlioli, due maschi, et una femina; ma stando medesimamente nelle sue solite sventure, si stabilì tornarsene à Roma, et assicurare al miglior modo lo stato suo» e «Tornato alla patria [da Firenze], dove attese a fare opere lodatissime vi dimorò fino all’età di trent’anni in circa, nel qual tempo fu condotto a Napoli, dove avendo al suo solito dato gran saggio di suo valore, fu da diversi personaggi fatto dipigner quadri per ornamento di loro ricchissime gallerie. E credesi ancora, che egli v’esponesse più cose al pubblico; delle quali a mia notizia altro non è pervenuto, che un bel quadro d’un s. Andrea predicante dalla croce, fatto à frati zoccolanti per la loro chiesa del monte Calvario»3.
Giacoma, primogenita di Angelo, è battezzata a Napoli, in Santa Maria Ogni Bene ai Sette Dolori, una delle parrocchie del Quartiere Montecalvario (Quartieri Spagnoli), il 26 settembre 1616; il padrino è Giovanni Francesco Salernitano e la madrina è Beatrice Rodrigues4. Carlo Caroselli è battezzato ugualmente a Napoli, nella parrocchia di Santa Maria Maggiore alla Pietrasanta, il 25 maggio 1618; il padrino e la madrina sono Giovanni Tommaso de Ruggiero e Maddalena Palmeri5. Anche Francesco, altro figlio di Angelo, deve avere i suoi natali a Napoli, considerando che nella testimonianza del 25 giugno 1638, quando viene interrogato a Roma, nel carcere di Tor di Nona, perché coinvolto in un processo, è definito “Neapulitanus”6. Il processo romano suddetto è legato ad una rissa scoppiata tra Alessandro Sartino, palafreniere del principe Borghese, Belardino, Giovanni Battista, servitori dello stesso, da una parte, Carlo e Francesco Caroselli, figli di Angelo, Paolo “alias Paolino” Paolini, tutti e tre pittori, dall’altra, a causa di una cortigiana, Geronima, che riceve in via dei Pontefici e che le parti frequentano, divenuta oggetto del contendere7. In uno degli interrogatori svolti nell’ambito del medesimo processo, la fiorentina Brigida, chiamata a testimoniare il 1° aprile 1638, precisa che Francesco Caroselli, a quella data, «è un giuine di dicissette anni»8. Un recente contributo segnala il battesimo del terzo figlio del pittore, ricevuto il 25 febbraio 1623 nella parrocchia napoletana di San Giuseppe Maggiore9.
Il 27 agosto 1621 Angelo Caroselli, con atto notarile rogato in Napoli, designa suo procuratore Claudio Napoli, dimorante a Roma, affinché prenda possesso e si occupi in toto delle due case site in Trastevere nell’antica piazza delle Fornaci ai piedi di San Pietro in Montorio, avute dall’eredità di Felice Caroselli, morto nel 1608, la cui erede usufruttuaria è la romana Bernardina del «quondam Andreae de Carosellis», la quale fa testamento il 3 maggio 1621 ed è sepolta nella chiesa di Trinità dei Monti nello stesso mese10. Tra il 6 e il 7 ottobre del 1621 Claudio Napoli, come procuratore di Angelo Caroselli dimorante «in Ciuitate Neapolis» ed «haeredis substituti» della defunta Bernardina, prende possesso delle suddette due case, abitate da quattro famiglie, site presso il monastero di Sant’Egidio11. In quell’anno uno degli appartamenti è abitato da Vittoria Caroselli, sorella minore di Angelo e della finora non nota Francesca, sposata, fin dal 1616, con Giovanni Antonio Gallina, stampatore veneto; dal 1624 al 1626 Vittoria paga 14 scudi per il canone annuo delle due casette al marchese Fabrizio Naro che, evidentemente, detiene il dominio diretto del fondo su cui esse insistono12. Poco prima, nel 1622, Vittoria cita in giudizio il fratello Angelo riuscendo a divenire usufruttuaria delle case e molto più tardi, nel 1676, Carlo Caroselli, maschio primogenito di Angelo, intenta una causa contro i Naro, effettuando poi, nel 1682, la vendita dei due immobili a Filippo Lauri (1623-1694), da sempre legato alla famiglia per parentela ed alunnato13.
Il già citato Giovanni Francesco Salernitano (m. 1655) pare essere intimo del Caroselli in questi anni napoletani: è padrino della primogenita Giacoma, battezzata nel 1616; è tra i testimoni nella procura fatta da Angelo a Claudio Napoli e rogata nel 162114. In coincidenza della partenza del Caroselli da Roma, e poco prima del battesimo della sua primogenita, il Salernitano, con regio assenso del 18 agosto 1616, acquista da Geronimo Marchesano il feudo di Frosolone per 27.000 ducati, sito nelle terre del Sannio così come l’altro feudo di famiglia, quello di Limosano15. Claudio Napoli, “illustrissimo” procuratore del Caroselli nel 1621, è nativo di Frosolone ed è documentato a Roma con atti rogati dal 1602 al 1621 e con documenti bancari fino al 1643; sposa la romana Eugenia de Mirabilis, vedova di Pietro Cauti, vive tra via di Ripetta e piazza del Popolo, dietro il palazzo del Cavalier d’Arpino e al confine con i beni della Venerabile Arciconfraternita di San Rocco, godendo delle locazioni di una grande casa con forno, parte della sua abitazione o comunque sita nei pressi del Popolo, a lui ceduta da Bruto Santacroce nel 1605; lo stesso Claudio è testimone di un atto notarile del 1615 riguardante il già ricordato Fabrizio Naro16. È interessante notare, in relazione al racconto del soggiorno a Piedimonte “de Liso”, riferibile al toponimo “d’Alife” o “del [Mo]liso”, che sia il Salernitano che il Napoli sono legati a Frosolone, situato dalla parte opposta del Massiccio del Matese rispetto a Piedimonte, e che nel 1613 è documentata a Roma una tale Giulia Caroselli (o Carocelli?) “de Frosolone”, abitante in via dei Condotti: possibile che il pittore si trasferisca nell’antica Terra di Lavoro attraverso tali contatti17? Certo è che per lasciare Roma, centro propulsore delle arti, il Caroselli deve avere o necessità di allontanarvisi o, più probabilmente, promessa di lavoro ben certa altrove. Giovanni Francesco Salernitano, evidentemente quel «Ciccio Salernitano cavaliere di Seggio di Nido» ricordato dal Baldinucci, è figlio di Pompeo e di Luisa del Balzo dei principi di Schiavi nel territorio capuano, si sposa il 5 febbraio 1606 in Duomo, a Napoli, con Clarice de Guevara, figlia di Vincenzo e Laura Capuano, dalla quale ha numerosi figli, molti battezzati in Santa Maria Maggiore, la stessa parrocchia in cui riceve il sacramento il secondo figlio del pittore, Carlo18. Se nel periodo in cui prende moglie e ha prole deve risiedere nel «palazzo con giardino sito nella strada di Santa Maria di Costantinopoli», negli anni 1648-1649 abita altrove, «in Burgo Virginum, in loco dicto à Sancto Seuero», ove vivono anche altri membri della famiglia Salernitano facenti tutti capo alla parrocchia di Santa Maria dei Vergini nell’omonimo borgo, oggi Rione Sanità; qui muore il 4 settembre 165519. Il padre di Ciccio, Pompeo Salernitano, consigliere della Real Camera di Santa Chiara, e due dei fratelli di questi, Tommaso, reggente della Cancelleria e presidente del Sacro Regio Consiglio e della Regia Camera della Sommaria, e Scipione, vescovo di Acerra, sono citati in una lapide del 1584, descritta da Cesare d’Engenio Caracciolo (1623), posta nella cappella di famiglia dedicata all’Annunziata in Santa Maria della Grazia a Napoli20. Giovanni Francesco possiede un palazzo ai Vergini, dotato di cortile, giardino con alberi da frutta e dipendenza con sua corte, e una dimora più piccola verso Capodimonte, beni che entrano in possesso, assieme al patrimonio mobile, per un totale di ducati 5.875, della moglie Clarice, già vedova del giureconsulto Fabio de Anna, il 12 gennaio 164921. L’inventario dei beni del Salernitano, stilato il 16 novembre 1648 dal napoletano Domenico de Simone, comprende circa 35 disegni, 75 quadri, 40 marmi, tra cui un San Giovanni, 2.000 libri e un crocifisso22. Il 23 dicembre 1648 il pittore napoletano Giacomo di Castro (m. 1687) firma una stima separata dei quadri, valutati 1.755 ducati, in cui sono inserite opere di: Albrecht Dürer (2), Brueghel il Vecchio (1), Jacopo Robusti il Tintoretto (1), Jusepe de Ribera (3), Tiziano Vecellio (1), Michelangelo Merisi da Caravaggio (2), Nicolas Poussin (1), “Francesco” Fetti (1), “Duca d’Olanda” (1), Perin del Vaga (1), Andrea Sabatini da Salerno (1), Leonardo da Vinci (1), Alessandro Turchi il Veronese (1), Johann Wilhelm Baur (8), Filippo d’Angeli il Napoletano (3), Luca Cambiaso (1), Jan Both (2), Leonardo Grazia da Pistoia (1), Guido Reni (2), Andrea del Sarto (1), “Pietro Strozza” (1), Andrea Meldolla lo Schiavone (1), Jacopo da Ponte il Bassano (1), Cesare Bernazzano (1), Giovanna Garzoni (3), Ludovico (1) e Agostino (1) Carracci, “Giovanni Antonio Louino” (1), Giorgio Schiavone il Dalmatico (1), il Gobbo dei Carracci (2), Polidoro Caldara da Caravaggio (2), l’“Altograve” (1), Brueghel il Giovane (2), Paolo Caliari il Veronese (1), Pietro Berrettini da Cortona (1), Giovanni Benedetto Castiglione (1), “Nicolò Franco” (1), Giovanni Battista di Marco del Tasso detto Bernardo (1), Leonaert Bramer (3), Herman van Swanevelt (2), Gottfried Wals (3), in più ventidue disegni, una pergamena, cinque dipinti, dei quali non è specificato l’autore, e una copia da Raffaello23. Lo stesso Salernitano possiede oggetti in cristallo di rocca, lapislazzulo e agata ed un’immensa biblioteca in cui spiccano libri di storia, arte militare e uso delle armi, politica, nobiltà e famiglie, letteratura, composizione in prosa e poesia, linguistica, numismatica e medaglistica, storia e descrizione di città italiane, regioni europee ed extraeuropee e in cui prendono posto volumi di letteratura artistica di natura teorica (Romano Alberti, Vasari, Lomazzo, Armenini, Bisagno), teorico-tecnica (Dürer, Accolti), biografica (Vasari, Baglione), iconografica (Cartari, Valeriano, Ripa), cui si aggiungono diversi testi sulle antichità di Roma, l’Effigiata Passio Christi di Albrecht Dürer, un’Eneide incisa, l’Orlando Furioso con rami di Girolamo Porro (1584), la Gerusalemme Liberata illustrata da Bernardo Castello (I ed. 1590), un Antidotario contro li demonij e volumi di magia d’indirizzo “medico- scientifico” di autori quali Cardano e Della Porta, alcuni studi giuridici dei de Franchis, l’opera magna Civitates Orbis Terrarum (1572-1617) e, da buon barone di Frosolone, le Memorie historiche del Sannio di Giovanni Vincenzo Ciarlanti (1644)24. È evidente che il Salernitano abbia interessi di natura artistica ed estetica che vanno al di là della semplice fruizione e del valore di rappresentanza di una collezione d’arte, ben espressi da quell’“Amor della pittura” di Guido Reni (1575-1642), stimato 30 ducati, che il barone custodisce in casa propria25. Tale dipinto deve immaginarsi simile all’Allegoria della Pittura attribuita a Giovan Francesco Gessi (1588-1649), discepolo del Reni, che oggi è conservata nella Collezione Cassa di Risparmio in Bologna, ove il dio Amore è rappresentato nell’atto di incoronare una giovane fanciulla con tavolozza e pennelli alla mano, la Pittura, per l’appunto26. Il contatto tra il Caroselli e i Salernitano è confermato da Filippo Lauri, cognato del pittore e suo allievo, il quale nel 1687 dichiara di aver dipinto «Venere quando da l’arme ad Enea, con molti amorini, con il Tevere e diverse Ninfe del Tebro; de mesura de tre palmi, bislungo» per «Don Francescho Salernitano Cavaliere Napoletano», specificando di aver realizzato il quadro nel 1684, quando il barone è tuttavia già morto, facendo ipotizzare si riferisca ad un altro Francesco, evidentemente il figlio o il nipote di Giovanni Francesco27.
La collezione di Giovanni Francesco Salernitano annovera pezzi di celebri autori del passato e del suo presente, quali Dürer, Brueghel il Vecchio, Tiziano, Leonardo, Caravaggio, Reni, nomi forse “ingombranti” per la raccolta di un esponente della piccola nobiltà. Documentato il rapporto tra il Caroselli e il barone Salernitano, è lecito domandarsi se alcuni di questi dipinti non siano in realtà copie o pastiches, se non addirittura falsi, realizzati dal pittore romano, abile “replicante”, a detta delle fonti. Filippo Baldinucci ricorda, infatti, che il Caroselli «non si fermò solamente nella propria maniera, [...], ma ebbe così obbediente il pennello, che lo fece dipigner eziando ad intera imitazione de’ maggiori pittori del mondo, in tanto che l’opere fatte da lui furono molte, e molte volte cambiate per di lor propria mano, per tali vendute da chi non ebbe cognizione di chi fatte l’aveva, e, quel ch’è più, collocate per tali nelle più nobili gallerie, [...]; perché finalmente questo pittore non solo seppe contraffare l’arie di teste, il colorito, il panneggiamento, gli affetti, e tutto il rimanente della maniera di colui, che egli tolse ad imitare, ma ebbe un particolar talento a far apparire a stupore tutte quelle macchie, e quella stessa pelle, e patina (come dicono i pittori) che suol fare il tempo sopra l’antiche pitture» e più avanti aggiunge che lo stesso realizzava dipinti «di sua invenzione ad imitazione di loro maniere [degli “eccellenti maestri”]»28. Se la copia differisce dal falso per intenzione all’atto della produzione o della diffusione del pezzo, ovvero per fini di studio, documentazione e diletto nel primo caso e per inganno nel secondo, il pastiche, “modo” pittorico diffuso nel Seicento consistente nella creazione di un dipinto “alla maniera di”, nello “stile” di un determinato tempo artistico o di un determinato autore, ma anche assemblaggio di “parti” tratte da dipinti diversi, esso, il pastiche, può raccogliere in sé le intenzioni della copia o può mostrarsi come «premier degré du faux» all’atto della produzione, acquisendo pienamente lo statuto di falso laddove il fine si chiarisce come fraudolento29. Copia, falso e pastiche, indipendentemente dalle rispettive caratteristiche e dai diversi fini, documentano gli orientamenti di una determinata cultura e di un determinato tempo storico, in quanto colui che produce procede, consapevolmente o inconsapevolmente, a copiare o a contraffare ciò che gli interessi e le predilezioni del momento soprattutto apprezzano e ricercano, non mancando di trasparire nella traduzione, spesso, certa soggettività “catalizzatrice” del singolo autore30. Copia, falso e pastiche appartengono ad un fenomeno di per sé sfuggente, e tuttavia pregnante, nella realtà produttiva, collezionistica e mercantile del Seicento, così come alle teorie e al pensiero critico contemporanei: tra i dodici “gradi” o “modi” della pittura, Vincenzo Giustiniani (1610 ca.) inserisce «il copiare da altre pitture», aggiungendo che la copia può superare l’originale; Giulio Mancini (1617-1621) ragguaglia su certi espedienti tecnici e sulle finalità fraudolente, sulla produzione delle copie da parte dei pittori del tempo «per zelo d’honore», «per farsi conoscere e riputare», specificando che il «granduca Cosmo» – guardacaso, secondo il Baldinucci, parrebbe che il Caroselli lavori a Firenze come copista – ritenga le copie preferibili agli originali «per haver in sé due arti, e quella dell’inventione e quella del copiatore»; Federico Borromeo (1625) evidenzia l’“utilità” della copia, in senso conservativo, conoscitivo e didattico; Filippo Baldinucci (1681), a fine secolo, precisa che la copia è «sia maggiore, o minore, o eguale dell’originale»31. A leggere il Mancini, in particolare, si è indotti a pensare che il pasticcio, in quanto variante «rielaborata», eseguito nei modi e nello stile di un «old master», possa risolvere quel grado di svalutazione commerciale dell’opera antica in quanto già «vista» e possa acquisire un giusto valore, relativo alla propria intrinseca qualità, indipendentemente dall’autenticità32.
Filippo Baldinucci, fiorentino e virtuoso conoscitore, nonché catalogatore, delle collezioni medicee, deve conoscere l’attività di “replicante” del Caroselli (come la conosce il Passeri, che tuttavia difende il pittore da ogni accusa di «falsario») perché il romano è condotto da «un tale Banzi», trafficante di quadri e informato sulla particolare “virtù” di Angelo, proprio a Firenze, ove il pittore dipinge alcune opere, verosimilmente copie, falsi o dipinti “alla maniera di”, che entrano a far parte della collezione «del serenissimo granduca» (parola del Baldinucci!)33. Nella Listra de’ nomi de’ pittori di mano de’ quali si hanno disegni (1673-1675) nelle collezioni medicee, infatti, lo stesso Baldinucci annota la presenza di un disegno di Angelo Caroselli, tuttavia senza indicarne il soggetto34. Deve trattarsi del «Busto di una giovinetta che guarda in faccia con corona di fiori, a matita nera lumeggiata su carta turchina», un’anteprima dei modi dell’allievo Pietro Paolini (1603-1681), indicato da Giuseppe Pelli Bencivenni nell’Inventario generale dei disegni (1784-1793) della Reale Galleria fiorentina, oggi custodito nel Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi a Firenze35.
Già Carlo Stefano Salerno ipotizzava che quel Guglielmo Banci con cui la famiglia del pittore, vivente ancora il padre Achille, dimora nel 1607 a Roma in via dei Pontefici fosse il «Banzi» menzionato dal Baldinucci36. Ma ad oggi, il profilo di quest’intimo del Caroselli si fa più chiaro. Infatti, un atto notarile rogato a Roma il 30 ottobre 1614 informa che il pittore è debitore del «Magnifico Guglielmo Banzio de Plumbino» di scudi 108,50, residuo di un debito che al 23 ottobre precedente ammontava a scudi 148,50 cui vengono scalati 20 scudi «per il quadro del gioco de scacchi» e altrettanti «per il quadro del s.to Giouani», possibili lavori del pittore; con lo stesso atto il Caroselli nomina suo procuratore il Banzi ed istituisce con lui una società fino alla somma di scudi 15037. Uno dei due quadri, il «gioco de scacchi», può essere identificato nel dipinto noto come l’Allegoria dell’Amore già nella Collezione Kincaid-Lennox a Downton Castle nell’Herefordshire oppure nell’originale non noto dal quale deriva la variante passata in asta a Venezia presso Semenzato come I giocatori di scacchi e la Fortuna38. «Un San Giouanni che stà à sedere in tela d’imperatore con cornice d’oro di mano del Caroselli», assieme ad altri quattro dipinti del romano, è segnato nell’inventario del cardinal Aloisio Omodei (1690-1706) redatto il 23 agosto 170639. Altri documenti informano che il 27 maggio e il 4 settembre 1610 il Banzi muove grosse somme di denaro, più di 2.000 scudi, e che nel 1612 lo stesso abita in affitto in via Bocca di Leone40.
Il breve soggiorno del Caroselli a Firenze deve cadere tra il 1605 e il 1606 o nel 1610, anni di vacanza documentaria del pittore in Roma, ma più probabilmente nel 1610, considerando l’indicazione del Baldinucci, che vuole il pittore a Firenze già venticinquenne, l’interesse, già evidenziato, del granduca Cosimo II de’ Medici (1609-1621) per le copie, che il romano deve eseguire durante il suo soggiorno, e le consistenti operazioni bancarie del Banzi proprio nel 161041.
È utile riflettere, per tentare di far luce sull’attività del pittore a Firenze, su alcuni dipinti oggi conservati in collezioni e musei fiorentini o presenti in antichi inventari di famiglie toscane. La gentileschiana Sant’Agnese o Mansuetudine, conservata in Palazzo Pitti, può forse corrispondere al dipinto citato nell’Inventario della Villa del Poggio Imperiale (1625-1629) come «Uno quadro di Braccia 1 3/4 e 1 2/3 incirca, con adornamento nero filettato d’oro, dipintovi drento una Santa Agniesa con un pecorino, numero 1» e che ricompare nell’Inventario del Palazzo de’ Pitti (1663-1664), stilato da Diacinto Maria Marmi, come «Un quadro in tavola, entrovi dipinto Santa Agniesa con un agniello in collo, con adornamento tutto intagliato a nichie e mascheroni, alto braccia 2 e largo braccia 1 1/2, numero 1»42. È possibile che la Santa Maria Maddalena, forse anch’essa opera del romano, donata nel 1951 allo Stato da Maria Luisa Musetti vedova Wilson e oggi presso l’Ispettorato Compartimentale Imposte Dirette di Firenze, vicina per certi aspetti alla Sant’Agnese, specificamente un pastiche nei modi di Tiziano, descritta nell’Inventario 1890 del Polo Museale Fiorentino come segue, sia rimasta sempre in territorio toscano: «La Maddalena, mezza figura di giovane donna di fronte con il volto verso sinistra. Indossa un manto rosso su abito celeste di cui si intravvedono le maniche bianche e lo scollo pure bianco. Il manto è foderato di azzurro-grigio. La santa tiene nella mano destra una croce fina e raccoglie i lunghi capelli biondo-rossastri sul petto con la mano sinistra. A sinistra in primo piano il vaso con l’unguento, in metallo ramato con coperchio. La giovane donna tiene lo sguardo abbassato sotto le palpebre pesanti in atto di raccogliemento e di preghiera. Fondo azzurro cupo che si rischiara come un’aureola attorno al capo leggermente reclinato»43. Devono essere prova del soggiorno a Firenze del Caroselli due suoi quadri inclusi nella collezione del marchese Carlo Gerini (1616-1673) o devono essere considerati acquisti fatti dal marchese durante i diversi soggiorni a Roma e a Napoli oppure frutti della donazione del cardinal Carlo de’ Medici (1615-1666), intimo del Gerini44? L’inventario del 1673, con appendice del 1713, riporta: «Un quadro in tela a olio entravi dua femmine che una vecchia l’altra giovane e latt.ra [lettera?] in mano mano del Caroselli alto b 1 2/3 largho b 1 2/4 e ornam.to in tagliato e tutto dorato» e «Un quadro di tavola che rappresenta un giovane con pelliccia e stante [flauto?] in mano a berrettino in testa et penna mano del Caroselli di Roma e ornam.to e march.to sula cartapecora e tutto dorato alta b 1 1/8 largho b 7/8» ovvero «Un Quadro dentrovi una giovane, e una vecchia con una lira [o lettera?] in mano del Caroselli di Roma ornam.to indorato, e intagliato» e «Un Giovane con un flauto in mano del Caroselli di Roma ornam.to d’oro intagliato in su le cantonate», i quali ricompaiono anche nell’inventario del 173345. Il dipinto con La giovane e la vecchia in collezione privata, che affronta il tema della vanitas tanto caro al pittore romano, è inciso da Pietro Antonio Pazzi (1706-1766ca.) su disegno di Lorenzo Lorenzi (doc.1750-1760) e inserito nella Raccolta di ottanta stampe rappresentanti i quadri più scelti de’ SS.ri Gerini di Firenze del 1786, edizione promossa da Carlo Gerini (1739-1796) per continuare quella voluta dallo zio Andrea (1691-1766) nel 175946. Noto anche come La mezzana o La buona fortuna, ed evidentemente derivato dai modelli caravaggeschi della Marta e Maria Maddalena dell’Institute of Arts di Detroit e della Buona ventura della Pinacoteca Capitolina di Roma e del Musée du Louvre di Parigi, degli anni 1594-1595, il dipinto passa in asta nel 1958 a Vienna e nel 1970 a Londra; di esso esiste una copia debole comparsa in due vendite a Roma nel 200047. Lo stesso interrogativo riguarda il dipinto raffigurante la Madonna con il Bambino, San Giovannino e cinque Angeli conservato nel Museo di Casa Martelli a Firenze e proveniente dalla collezione della famiglia fiorentina, le cui acquisizioni di quadri sono legate in gran parte, dal Seicento e nei secoli successivi, ai senatori Marco di Francesco (1592-1678) e Niccolò (1634-1711), quest’ultimo sposo di Teresa Gerini figlia del marchese Carlo, all’abate Domenico (1672-1753) e all’arcivescovo Giuseppe Maria (1678-1741), ai balì Niccolò (1715-1782) e Marco (1740-1813)48. Il dipinto compare nell’Inventario della collezione Martelli stilato nel 1813, che ha anche una versione “figurata” (1802-1813), con un’attribuzione a Lelio Orsi come «Sacra Famiglia di Lelio da Novellara» e risulta disposto nella Camera degli Amorini, parata di celeste e dedicata ai quadri di paesaggio49. Un dipinto con lo stesso soggetto e delle stesse misure è registrato nell’inventario dei beni presenti nell’abitazione romana a Ripetta del defunto mercante Bartolomeo Barzi nel 1645, che annovera ben sei quadri del romano, come «Un quadro del Caroselli con la Madonna, il Bambino, e San Giovanni e cinque Angeli in un paese con diuersi fiori con cornice dorata in tela di 3 e 2» finito, evidentemente dopo questa data, nella collezione Martelli di Firenze50. Il dipinto in questione deve accostarsi alla serie inedita di “Madonne”, pervase di un «cortonismo discreto», di un fare «alla veneziana» e di sentimenti «neocorreggeschi», che la Ottani assegna al Caroselli nel 1965; deve notarsi che le figure angeliche s’avvicinano a quelle dipinte sul fondo della Messa di San Gregorio in Santa Francesca Romana, opera che, a detta del Passeri, sarebbe «quasi tutta di mano di Francesco Lauro» (1612-1636ca.), allievo e cognato del romano51. Il dipinto, verosimilmente, proviene da una collezione romana, così come la celebre Vanità della Collezione Roberto Longhi di Firenze, della quale si discorrerà specificamente in altra sede52.
Altra nota letteraria su cui riflettere viene sempre dal Baldinucci, il quale narra, ancora a proposito di copie, falsi e pastiches, che «un [...] grandissimo prelato, il quale avendo comprata per opera del Caravaggio una tela di pochi palmi, in cui era nostro Signore battuto alla colonna, il Caroselli invitato a dirne suo parere, fece vedere la propria cifra nel piano del quadro»53. È possibile pensare che nel corso del soggiorno napoletano, attestato dai documenti dal 1616 al 1623, il Caroselli copi la celebre Flagellazione di Cristo eseguita dal Caravaggio nel 1607 per Tommaso de Franchis, oggi al Museo di Capodimonte, collocata in San Domenico Maggiore, ove i de Franchis hanno una cappella54. Nella Vita di Battistello Caracciolo, Bernando De Dominici tiene a sottolineare che la Flagellazione del Caravaggio, nel momento in cui viene esposta al pubblico, «trasse a se tutti gli occhi de’ riguardanti», «fece rimaner sorpresi, non solo i dilettanti, ma i Professori medesimi in buona parte»55. Affermando che Vincenzo de Franchis (1531/32-1601), celebre giureconsulto padre dei committenti del Caravaggio, ha i natali a Piedimonte Matese, già d’Alife, e che al 12 marzo 1650 gli eredi di Giacomo de Franchis, primogenito di Vincenzo, hanno «uno legato d’annui docati, quattro, et mezzo per messe uentidue l’anno» alla chiesa del convento domenicano di San Tommaso d’Aquino, nella stessa cittadina ai piedi del massiccio del Matese, il cerchio parrebbe stringersi56. Il rapporto con i de Franchis è proposto qui in forma ipotetica ed è indipendente dalla notizia riportata dal Baldinucci relativa al legame tra il pittore e il genovese «Luca de’ Franchi», cui si farà menzione altrove57. Piedimonte, oltre ad essere fulcro culturale e religioso con almeno tre conventi, quelli cappuccino, domenicano e carmelitano, già dal secolo XV, è feudo dei Gaetani dell’Aquila d’Aragona, mecenati e collezionisti proprio a partire dalla prima metà del Seicento e a raggiungere il culmine con Niccolò Gaetani (1644-1741), sposo di Aurora Sanseverino (1667-1726), entrambi poeti dell’Arcadia58. Le ricerche archivistiche, bibliografiche e sul territorio effettuate a Piedimonte, tuttavia, non hanno esplicitato alcuna traccia in merito al soggiorno di «qualche anno in Piedemonte de Liso», ove il Caroselli «dimorò molto tempo», come ricordato dal Passeri59. L’inedito dipinto raffigurante la Maddalena penitente in estasi dell’Artemisia Gallery di Madrid presenta sul fondo un paesaggio che sembra, però, avere vivo il ricordo del Massiccio del Matese, di qualche cittadina del luogo e del corso del Volturno; la santa è panneggiata di un incredibile azzurro, la mano aperta ricalca la destra della Maria di Cleofa della Deposizione del Caravaggio (vista dal pittore tra il 1611 e il 1612 quando lavora alla cappella Vittrice nella Chiesa Nuova e ripetuta anche nelle Tentazioni di Sant’Antonio Abate), è fiancheggiata da un poetico brano di natura morta e da un angelo che sparge rose, fortemente somigliante ai Tre Amorini che il Caroselli dipingerebbe, o che più probabilmente vedrebbe, evidentemente tra la fine del 1615 e i primi mesi del 1616, nella sala con i Trionfi in Palazzo Borghese a Roma, ove sono attivi Giovanni Francesco Guerrieri (1589-1657), il cappuccino Paolo Piazza (1557-1621) e i rispettivi aiuti; la Maddalena, quindi, andrebbe restituita al primo momento passato in Campania60. Nel Monastero di San Benedetto di Piedimonte, fondato nel 1646 per volontà di Porzia Carafa (1608-1652), sposa di Alfonso Gaetani dell’Aquila d’Aragona (m. 1645), si conserva un dipinto raffigurante San Gerolamo penitente, la cui paternità può essere chiarita solo in seguito ad un intervento di restauro; se la tela mostra influenze napoletane, infatti, deve riflettersi sulla marca romana di certi aspetti della composizione: il pittore che lo esegue deve conoscere il Riposo durante la fuga in Egitto della Galleria Doria Pamphilj del 1595, il San Matteo e l’angelo dipinto nel 1602 per la Cappella Contarelli ed acquisito dal marchese Vincenzo Giustiniani, entrambe opere del Merisi riprese nei piedi nudi e vicini, certa pittura di Orazio Borgianni, i melanconici San Giuseppe dipinti numerosi da Bartolomeo Cavarozzi61. Ritornando ai de Franchis, è opportuno aggiungere che la famiglia, facente parte a Napoli del Seggio di Capuana, è legata a Filippo III di Spagna (1598-1621), del quale Luca de Franchis è cappellano reale, e a Paolo V Borghese (1605-1621); Giacomo de Franchis ha rapporti epistolari con il cardinale Scipione Borghese, come attesta una lettera scritta da Napoli il 28 luglio 1609 in cui Giacomo discorre di una «Carta [...] delli venti del passato»62. In alcune edizioni ampliate di uno scritto meno noto rispetto alle Decisiones Sacri Regii Consilii Neapolitani (1580), le Consuetudines neapolitanae (1588) di Vincenzo de Franchis, sono citati sia Ettore Capecelatro, uno dei possessori di un dipinto del Caroselli, che Tommaso Salernitano, avo di Giovanni Francesco, intimo del pittore63.
Quel «bel quadro d’un s. Andrea predicante dalla croce, fatto à frati zoccolanti per la loro chiesa del monte Calvario» in Napoli, lavoro del Caroselli a tutt’oggi disperso, deve considerarsi opera presumibilmente ispirata alla Crocifissione di Sant’Andrea dipinta da Michelangelo Merisi da Caravaggio a Napoli nel 1607 ed oggi nel Museum of Art di Cleveland, dipinto che tuttavia lascia la città per Valladolid nel 1610 e che deve essere recepito dal romano mediante repliche, copie od incisioni64. Nell’, Carlo De Lellis (secondo XVII sec.) fornisce testimonianza del medesimo dipinto del Caroselli come segue: «La Cappella à man sinistra à lato dell’Altar Maggiore in cui è la tauola di S. Andrea Apostolo Crocifisso col quale raggiona il Tiranno [di mirab.e dipintura], è della famiglia Sebastiano, Nobile della Città di Scala, di cui fù Francesco, Sebastiano Marchese della Rocchetta di cui fù figliuola [...] maritata ad Antonio del Giudice del Seggio di Nido, da qual’nacque [...] che fù moglie di [...] Valditaro, à cui portò il Marchesato della Rocchetta, et è hoggi il possessore di questa Cappella»65. L’iconografia, incongrua in un contesto francescano, è in realtà specificamente connessa alla committenza, visto che Sant’Andrea, le cui reliquie sono custodite dal 1208 nel Duomo di Amalfi, è il patrono di questa città, vicina e legata da sempre a Scala. Il dipinto, non più in loco e a tutt’oggi disperso, compare nell’inventario dei beni del monastero di Montecalvario redatto durante la soppressione, eseguita il 12 ottobre 1806, tra i diversi pezzi della quadreria: una «Effige di Sant’Andrea Apostolo con un Crocifisso» è collocata nella prima cappella alla sinistra dell’altar maggiore nella chiesa di Santa Maria di Montecalvario, annessa al convento66. È noto che, sulla base del decreto del 15 settembre 1806 del Re di Napoli Giuseppe Napoleone, tutti i dipinti delle chiese e dei conventi soppressi, a seguito di un’inventariazione, sono posti in deposito presso l’amministrazione dei beni dello Stato per poi passare, ma solo alcuni, nel Museo Reale67. Il convento di Montecalvario è abitato dagli osservanti o zoccolanti dal secondo Cinquecento, cui si aggiungono i francescani di Terra Santa nel Settecento, poi soppresso nel 1806 e divenuto padiglione militare poco dopo, anche se i frati della Custodia ottengono licenza di continuare ad occupare alcuni locali della struttura, oggi parrocchia gestita dai mercedari68. Il monastero è sede, dal 1579, della Congrega dei Nobili dell’Immacolata Concezione, legata alla celebre processione e al carro “de’ Battaglini”, con cui si trasporta l’immagine della Madonna la sera del sabato santo fino alla metà del Settecento69. È singolare notare che Bernardo De Dominici riferisce che il Sant’Antonio da Padova di Leonardo Castellano (doc. 1544-1588) della chiesa di Santa Maria di Montecalvario sia «accomodato da moderno Pittore» ed associare tale affermazione ad un eventuale intervento del Caroselli, la cui attività di restauratore è nota dalle fonti e dai documenti70. Recentemente l’opera perduta del Caroselli è identificata con il quadro già nella Collezione Luciano Maranzi, passato in asta come le Tentazioni di Sant’Antonio Abate ed ora nella Galleria Silvano Lodi & Due di Milano, tuttavia, né la descrizione del Baldinucci, né tanto meno quella del De Lellis evidenziano una corrispondenza con tale dipinto, seppur inseribile con sicurezza nel catalogo del romano e forse opera eseguita durante il soggiorno a Napoli, in quanto imbevuta di certo caravaggismo partenopeo71. Deve trattarsi, infatti, della raffigurazione del momento in cui l’apostolo Andrea, colpevole della conversione della moglie del proconsole di Acaia Egea, legato alla croce, ma ancora vivo, predica agli astanti che, risentiti, fanno in modo che lo stesso governatore ne ordini la liberazione. Tale liberazione, tuttavia, non avverrà, poiché la forza divina bloccherà le mani di chi sarà chiamato a sciogliere Andrea dalla croce, in modo che costui possa realizzare appieno la tanto desiderata “imitatio Christi”. Andrea, dipinto «Crocifisso» sulla base del De Lellis, si rivolgerebbe infatti ad Egea, il «Tiranno» presente nel quadro secondo lo stesso, dicendo: «Egeas perché sei qui? Se è per fare penitenza, sarai accontentato; se è invece per depormi, sappi che non lascerò vivo la croce: già vedo il mio Re che mi aspetta» (Legenda Aurea, II)72.
Altra commissione inedita, e non citata dalle fonti, ma che conferma la notizia del Baldinucci relativa alla presenza di «più cose al pubblico» del pittore a Napoli, è quella che il Caroselli esegue giunto da poco in città: il 15 novembre 1616 il notaio Giuliano Nepeta paga ducati 31 al pittore per un quadro d’altare che dovrà raffigurare «la Madona Santissima del’Arco con dui angioli che li pongano la corona in testa, et con lo suo Santissimo figliolo in braccia che sposi, et dia l’anello á Santa Catarina vergine et martire dá una parte, et dall’altra parte ce hauerra da pittare Santo Onofrio con hauercelo da fare fenito con paese» e che sarà destinato ad una cappella da costruirsi «intra Ecclesiam Sanctae Mariae Gratiarum Casalis Barrae» per soddisfare la volontà
testamentaria della moglie defunta del notaio, Geronima Romanella73. L’incasso dei 31 ducati viene immediatamente girato dal pittore, il giorno successivo, ad un tal Giuseppe Brancaleone74. Il Nepeta fa preparare il «quadro de ligname con cornice, sgabello doie colonne, et altri ornamenti», quindi la tavola su cui dipingere e la relativa cornice, da Natale Cuccaro e fa dipingere «d oro, et azurro» l’apparato entro cui deve essere inserito il quadro da Nardo Angelo Laudano75. Il notaio Giuliano Nepeta, il quale deve esercitare la professione fuori il Lazio, il Molise e la Campania, in quanto pare non essere presente tra i notai attivi in tali province, ha un cognome rarissimo la cui etimologia rimanda al toponimo “Nepet”, antica città dell’Etruria meridionale, oggi Nepi, nella quale, guardacaso, ha i natali Achille Caroselli, padre del pittore76. Il Casale della Barra, a sud-est di Napoli, fa parte, assieme ad altre località limitrofe, del cosiddetto “Miglio d’Oro”, una zona caratterizzata da ricchezze storiche e paesaggistiche, come le celebri ville vesuviane, edificate dal Settecento77. L’unica chiesa del Casale della Barra intitolata un tempo a Santa Maria delle Grazie, facente parte del soppresso monastero dei francescani conventuali, è l’odierna parrocchia di Sant’Antonio di Padova, affidata oggi agli stessi francescani, ove non v’è traccia del suddetto quadro d’altare78. Il soggetto della pala, la Madonna dell’Arco, rimanda all’icona venerata presso l’omonimo santuario sito nei pressi di Sant’Anastasìa, a nord-est di Napoli, edificato tra il 1593 e il 1610 ed affidato fin da principio ai domenicani; la devozione per questa immagine si estende a tutto il napoletano, tant’è vero che a Ponticelli, località prossima a Barra, si conserva un’edicola votiva dedicata alla stessa Madonna79.
Essa si abbina nel dipinto all’immagine di due santi legati all’Egitto, la ben nota Caterina, giovane nobile, protettrice dei notai, e il più raro Onofrio, il leggendario eremita, il cui culto è diffuso nel meridione80. Nel catalogo di Pietro Paolini, allievo del Caroselli, si annovera una Madonna con il Bambino e Santi firmata e datata 1633, oggi nella Galleria Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Barberini, che può forse conservare il ricordo della dispersa pala d’altare del maestro: la tela del Paolini deve condividere con quella del Caroselli l’atteggiamento di prostrazione della santa al Cristo Bambino, già interpretata come Santa Caterina anche se parrebbe Maddalena, da una parte, la presenza di un santo barbuto, dall’altra, la corona che sta per essere apposta sul capo della Vergine da un angelo in volo, la nota paesistica presente sul fondale e, inoltre, il riferimento all’ordine francescano nella figura di San Francesco, fiancheggiato qui da San Domenico, santi, peraltro, che ricompaiono assieme in un altro dipinto del Caroselli, quello presente negli inventari del Capecelatro81.
Nella Raccolta del Banco di Napoli si conserva a tutt’oggi un dipinto eseguito su tavola, supporto “retrò” molto utilizzato dal pittore romano, da tempo attribuito al viterbese Bartolomeo Cavarozzi (1590-1625), per diversi aspetti vicino al conterraneo, e giustamente restituito al catalogo del Caroselli, una Sacra Famiglia con San Francesco, i cui colori, assieme a certi preziosismi di tessuti, rimandano al pennello del Gentileschi (1563-1639); alcuni ipotizzano che il dipinto sia frutto di un acquisto fatto proprio in territorio napoletano82.
Negli inventari dei beni di alcuni personaggi appartenenti alla piccola nobiltà napoletana sono presenti dipinti del Caroselli: è il caso del già citato Ettore Capecelatro (1580-1654), i cui inventari del 1655 e del 1659, quest’ultimo con stima di Domenico Gargiulo (1609-1675), danno nota di «Un’altro quadro piccolo con cornice liscia jndorata di S. Domenico et S. Francisco» ovvero «Un S. Francesco et S. Domenico di 2. 2 1/2 de Angelo Carosiello con cornice d’oro D. 18»; e di Bartolomeo de Fusco, il cui inventario del 1682 riporta «Un quadro con Erodiade con la testa di S. Giovanni Battista di Carosella con cornice dorata», mentre una stima più tarda, redatta da Gabriele di Sabato (doc. 1720) e Domenico Vaccaro (1678-1745) e allegata ad un documento del 1732, annota «Un quadro con Erodiade con la testa di S. Giovanni Battista di Carosella con cornice d’oro in detto anno l’apprezziamo per D. uno tarì due, e grana diece D. 1.2.10»83. Il napoletano Ettore Capecelatro, abitante presumibilmente nei pressi di Sant’Anna dei Lombardi, fa parte della nota famiglia del Seggio di Capuana; è giurista legato al viceré Ramiro Felipe de Guzman duca di Medina de Las Torres (1637-1644); è nominato consigliere del Sacro Regio Consiglio, protoreggente e reggente del Collaterale, marchese di Torella; è impegnato in missioni presso la corte di Maria d’Austria, in Calabria, in Spagna presso Filippo IV (1621-1665), in Puglia ed è autore delle Consultationes iuris selectae (1643) e delle Novissimae decisiones (1640), opera, quest’ultima, che affronta gli stessi argomenti di quella stesa da Vincenzo de Franchis84. In una lettera scritta da Napoli il 3 marzo 1646, Ettore Capecelatro chiede al cardinal Camillo Pamphili (1644-1647), al quale lo lega «antica [...] servitù» e «diuoto affetto», di intercedere in favore di uno dei figli, fra’ Francesco dell’Ordine Gerosolimitano, e «farli gratia di un’Breue facultatiuo che possa tener pensione da cinquecento ducati in basso non ostante non habbia fatta la professione»85. Bartolomeo de Fusco, abitante presumibilmente nei pressi della Trinità dei Pellegrini, è un ricco mercante, impegnato in affari con il fratello Giovanni Battista, possessore di terreni siti in campagna e palazzi ubicati, guardacaso, a Barra, alle porte di Napoli, dei quali è comproprietario assieme allo stesso fratello; i due fanno parte della nobiltà di Ravello86.
È noto, inoltre, che a Napoli, il 3 marzo 1674, Francesco De Maria (1623-1690) ottiene da «Carlo Tiani ducati cento uinti cinque [...] per prezzo di numero cinque pezzi di quadri cioè una Madonna di Francesco Mola un Angelo del Lanfranchi dui pezzi piccioli et il Trionfo d’Amore della Morte del Caroselli due Battaglie del Borgognone et un’altra Battaglia del scolare del detto Borgognone»87.
I documenti, pertanto, confermano le indicazioni sul soggiorno napoletano fornite dal Passeri, il quale ravvisa che «in Napoli nelle case de’ particolari si veggiono delle opere sue di assai buono stile, e concluse», così come quelle date dal Baldinucci, «fu da diversi personaggi fatto dipigner quadri per ornamento di loro ricchissime gallerie»88. Molti di questi acquirenti ricoprono importanti cariche nel Regno e sono ascritti agli antichi Seggi, hanno origini e possiedono feudi nelle terre dell’antico Sannio o della diocesi di Amalfi; tra tali luoghi, in particolare, Scala e Ravello vantano da sempre forti legami per storia e patriziato89.
La chiarificazione del soggiorno del Caroselli nel napoletano, attestato dai documenti tra il 1616 e il 1623, anno del cambio di pontificato, è intimamente connessa alla figura di Pietro Paolini e all’alunnato che questi svolge presso il maestro romano. Secondo il Sardini e l’Orlandi, infatti, il lucchese Paolini giunge a Roma nel 1619, mentre per il Baldinucci nel 1623, entrando a bottega dal Caroselli: è evidente che il Paolini non ha la possibilità di conoscere il maestro fino al 1623, a meno che non l’abbia raggiunto a Napoli (si rifletta sul fatto che nel catalogo del lucchese compaiono quei soggetti che il Caroselli dipinge al pubblico nel napoletano, il Martirio di Sant’Andrea e Le nozze mistiche di Santa Caterina)90. È interessante aggiungere, a ciò, che nel 1634 Angelo Caroselli abita al Corso con la moglie, i tre figli e un certo «Paolino Paolini garzone», la cui identificazione si chiarisce nelle testimonianze del già menzionato processo in cui «Paolo alias Paolino» è definito da Carlo Caroselli, interrogato il 15 luglio 1639, «pictore» e «lucchese mio amico»: questi deve essere uno dei fratelli minori di Pietro Paolini, Paolino, appunto, che si dice nato nel 1615 e morto a seguito della ferita subita durante la rissa del 163891.
Nel periodo pasquale dell’anno 1626 Angelo Caroselli abita con la moglie, i tre figli ed altre persone nel territorio di Santo Spirito in Sassia, in via della Lungara, al civico accanto alla famiglia di Baldassarre Lauri; deve essere questo il momento in cui il pittore, tornato dal napoletano, conosce il collega di Anversa e matura un primo contatto con Francesco e Filippo, suoi allievi, e la ancor piccola Brigida, sua futura moglie92. Francesco, terzo figlio di Angelo, appartenente alla parrocchia di Santo Spirito in Sassia, è cresimato a Roma in San Giovanni in Laterano il 24 giugno 1626 e tale termine, assieme al precedente, allo stato attuale degli studi, viene a porsi come ante quem per il ritorno del pittore dal meridione93. Due anni dopo, il 24 giugno 1628, anche l’altro figlio del pittore, Carlo, la cui parrocchia risulta essere San Giacomo in Borgo, già Scossa Cavallo, riceve ugualmente il sacramento della cresima94. Angelo risulta abitare nella «casa [...] di Gregorio e Felice Ricci in Burgo» ai quali paga 11,25 scudi per la pigione di tre mesi passati il 27 luglio 1628: qui dimora mentre lavora alla sua più importante commissione, ottenuta al suo ritorno dal Sud, la tela del San Venceslao per la vicina basilica di San Pietro in Vaticano, assicurando, così, «al miglior modo lo stato suo»95.



NOTE
* A Giuseppe e Giulia Galasso la mia profonda riconoscenza. A Sandro Corradini e a Stefania Macioce la mia devozione e il mio affetto. Ad Antonio Illibato e ad Eduardo Nappi i miei ringraziamenti e la mia simpatia. Questo studio costituisce parte del lavoro monografico sul pittore Angelo Caroselli realizzato da chi scrive.Top
1 Su Angelo Caroselli, per il quale manca ad oggi una monografia, cfr.: F. Noack, Caroselli Angelo, in U. Thieme, F. Becker, Allgemeines Lexicon der Bildenden Künstler, VI, Leipzig, E.A. Seemann, 1912, p. 31; H. Voss, Die Malerei de Barock in Rom, Berlin, Propyläen-Verlag, 1924, pp. 456-457; R. Longhi, Ter Brugghen e la parte nostra, in «Vita artistica», 2 (1927), 6, pp. 105-116; G. Incisa della Rocchetta, Il bozzetto del San Venceslao di Angelo Caroselli, in «Bollettino dei musei comunali di Roma», 12 (1965), 1-4, pp. 22-27; A. Ottani, Su Angelo Caroselli, pittore romano, in «Arte antica e moderna», 1965, 31-32, pp. 289-297; A. Moir, The italian followers of Caravaggio, 2 voll., Cambridge, Massachusetts, Harvard University Press, 1967, II, pp. 63-64; L. Salerno, Il dissenso nella pittura. Intorno a Filippo Napoletano, Caroselli, Salvator Rosa e altri, in «Storia dell’arte», 1970, 5, pp. 34-65; A. Ottani Cavina, Caroselli Angelo, in Dizionario Biografico degli Italiani (DBI), 20, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 1977, pp. 548-550; J. Grabski, Il quadro alchimistico di Angelo Caroselli nella Fondazione Roberto Longhi di Firenze, in «Paragone Arte», 29 (1978), pp. 3-13; B. Nicolson, The international caravaggesque movement. List of pictures by Caravaggio and his followers throughout Europe from 1590 to 1650, Oxford, Phaidon, 1979, p. 41; E. Giffi, Per il tempo romano di Pietro Paolini e gli inizi di Angelo Caroselli, in «Prospettiva», 46 (1986), pp. 22-30; C.S. Salerno, Precisazioni su Angelo Caroselli, in «Storia dell’arte», 1992, 76, pp. 346-361; P. Cavazzini, Agostino Tassi and the organization of his workshop: Filippo Franchini, Angelo Caroselli, Claude Lorrain and the others, in «Storia dell’arte», 1997, 91 pp. 401-431; S. Partsch, Caroselli Angelo, in Allgemeines Künstler Lexicon, XVI, München-Leipzig, K. G. Saur, 1997, pp. 520-521; M. Rossetti, L’arcano Angelo Caroselli, in L’incantesimo di Circe. Temi di magia nella pittura da Dosso Dossi a Salvator Rosa, a cura di S. Macioce, Roma, Logart Press, 2004, pp. 106-151; D. Semprebene, Novità su Angelo Caroselli, in «RolSA», 2004, 2, pp. 1-9; Rom in Wien. Angelo Carosellis Bilder im KHM, a cura di W. Seipel, cat. della mostra (Wien, Kunsthistorisches Museum, 12.10.2007-06.01.2008), Wien, Kunsthistorisches Museum, 2007; A. Zuccari, Angelo Caroselli e il “Giudizio di Salomone” della Galleria Borghese, in Da Caravaggio ai Caravaggeschi, a cura di M. Calvesi, A. Zuccari, Roma, CAM, 2009, pp. 345-363; F. Cappelletti, Angelo Caroselli, in I Caravaggeschi, a cura di C. Strinati, A. Zuccari, Milano, Skira, 2010 (in corso di pubbl.). F. Noack, Caroselli... cit., p.31; C.S. Salerno, Precisazioni...cit., p. 359; Salerno segnala l’atto di matrimonio (24-06-1615) di Angelo Caroselli e Maria Turca (e non Zurca) sulla base delle schede mss. di Noack (Roma, Bibliotheca Hertziana) (Archivio Storico del Vicariato di Roma (ASVR), S. Lorenzo in Lucina, Matrimoni, IV (1607-1641), c. 78r., ove è indicato che il pittore contrae matrimonio in tale parrocchia, quella della moglie che vive “ad Torrettam”, pur abitando nel territorio di S. Maria del Popolo). L’inedita Licenza Matrimoniale dei due fidanzati (23-06-1615) è in: ASVR, S. Lorenzo in Lucina, Licenze Matrimoniali, 75 (1610-1615), c. 1644r./132r.Top
2 Die Künstlerbiographien von Giovanni Battista Passeri, nach den Handschriften des Autors herausgegeben und mit Anmerkungen versehen von J. Hess, I ed. Leipzig, Keller, 1934, Worms am Rhein, Werner, 1995, pp. 189-194, p. 190. Che il Caroselli coabiti col Tassi (nel palazzo degli Alicorni presso il Popolo verso il Pincio), vivente ancora la prima moglie, è notizia che si ricava dalle Vite di Caroselli e Tassi del Passeri, da due testimonianze del processo del 1635 (Giovanni Battista Greppi contro Tommaso Donini) Archivio di Stato di Roma (da ora ASR), Tribunale Criminale del Governatore (TCG), Processi, 1635, vol. 302, n. 45, Valentino Valentini, cc. 893r.- 1017r., cc. 924v., 956v.: 27-03-1635, Camillo Campidori «Io conosco un tal Tomasso pittore che se gl dice Tomassino, et a questo Carneuale prossimo passato in qua, con occasione che dicto Tomassino ueneua in casa del Signor Agostino Tassi a chiamare un tal Angelo Carosello pittore dal quale dicto Tomassino e stato alleuato, et gl è stata imparata la pittura, et con questa ragione io lo conosco»; 21-04-1635, Tommaso Donini «e ben uero che inanzi notte una uolta o doi sono stato a casa del Signor Agostino a desinare et Signor Agnelo Caroselli, et mi pare d’esserci stato una uolta anco di notte, che la moglie di detto Caroselli mi disse che se Io uoleuo trouarlo andasse a casa del Signor Agostino»; il processo è in parte pubblicato da A. Bartolotti, Agostino Tasso. Suoi scolari e compagni pittori in Roma, in «Giornale di erudizione artistica», 5 (1876), 7-8, 1876, pp. 193-223, pp. 210-216; P. Cavazzini, Agostino Tassi... cit., pp. 430-431; Ead., Palazzo Lancellotti ai Coronari. Cantiere di Agostino Tassi, Roma, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, 1998, pp. 215-217) e da tre carte prive di data dell’Archivio Storico dell’Accademia di S. Luca, vol. 69, fasc. I, cc. 103v., 105r., 119r., in cui si dichiara che il Caroselli abita in casa del Tassi (i tre documenti sono in C.S. Salerno, Precisazioni...cit., p. 360); per la questione, che potrebbe trovare riflessi nelle bizzarre figure di maghe-cortigiane, specchio delle ribalde-prostitute reali “coinquiline” del Tassi, di un gruppo di dipinti del Caroselli o di un suo stretto collaboratore di natali o educazione fiamminghi cfr. M. Rossetti, L’arcano...cit., pp. 138-141.Top
3 Die Künstlerbiographien...cit., p. 190; F. Baldinucci, Notizie dei Professori del Disegno da Cimabue in qua, con nota critica, supplementi e appendice per cura di P. Barocchi, con indice per cura di A. Boschetto, ristampa dell’ed. per cura di F. Ranalli, Firenze, V. Batelli e Compagni, 1845-1847, 7 voll., Firenze, S.P.E.S., 1974-1975, III (1846; 1974), pp. 739-748, p. 742. Nell’ed. G.B. Passeri, Vite de’ pittori, scultori, ed architetti che hanno lavorato in Roma, in Roma, presso Natale Barbiellini Mercante di Libri a Pasquino, 1772, pp. 188-195, p. 190, è detto «tre figliuoli maschi ed una femmina».Top
4 Archivio Storico S. Maria Ogni Bene ai Sette Dolori di Napoli, S. Maria Ogni Bene ai Sette Dolori, Battezzati, IV (1611-1624), c. 88r.; una certa Beatrice Rodrigues, forse la stessa, è documentata pure in: Archivio Storico del Banco di Napoli (ASBN), Banco di S. Giacomo, Pandette, 1621, III, 44; Ib., 1622, III, 46; Ib., 1625, I-II, 51 (ad vocem Beatrice Rodrigues).Top
5 Archivio Storico Diocesano di Napoli (ASDN), S. Maria Maggiore, Battezzati, III (1601-1624), VIII (1618-1624), c. 3v.. Gli archivi storici delle parrocchie napoletane danno testimonianza di altri Caroselli: il 10-06-1615 è battezzata Tommasina, di Bartolomeo Caroselli e di Grazia Caputo, il padrino e la madrina sono Pietro Antonio Bastiano e Claudia Gasara, cfr. Archivio Storico S. Maria dei Vergini di Napoli, S. Maria dei Vergini, Battezzati, II (1612-1620), c. 62v.; il 19-08-1617 è battezzata Prudenzia, figlia degli stessi, madrina Luisa de Consiglio, cfr. Ib., c. 122v.; il 23-12-1622 è battezzata Angela, di Mario Caroselli e Laura Ferrara, padrino Francesco Genovese, madrina Margherita Frezza, cfr. Archivio Storico SS. Francesco e Matteo di Napoli, SS. Francesco e Matteo, Battezzati, I (1597-1633), II (1620-1629), c. 77.Top
6 ASR, TCG, Processi, 1638, vol. 329, n. 88, Liberato Palenca, cc. 1577r.-1590r., c. 1587v.; tale processo è citato da D. Semprebene, Novità...cit., pp. 3-5, che tuttavia fornisce una lettura confusa delle carte antiche.Top
7 ASR, TCG...cit., 1638, cc. 1577r.-1590r.. Le parti si inseguono con le spade sguainate tra il vicolo dei Soderini e via dei Pontefici la sera del 31-03-1638 dopo le ore 22:00 ca.; Alessandro Sartino e Paolo Paolini, quest’ultimo “lucchese”, identificabile in uno dei fratelli minori di Pietro Paolini, Paolino, appunto, vengono feriti nella rissa e questi, Paolo, ne morirà; in occasione del processo sono stilati gli inventari dei beni di Carlo Caroselli e di Paolo Paolini, i quali abitano nel vicolo dietro il palazzo dei Soderini, presso gli Otto Cantoni; gli interrogatori si svolgono tra il 31-03-1638 e il 15-07-1639; testimoniano Orazio Benedetti, chirurgo di S. Giacomo degli Incurabili, Alessandro Sartino, palafreniere del principe Borghese, Geronima Sebastiani, Brigida Toti (o Tosi), Ursula Cencoli cortigiana, Caterina de Comitilj, Francesco e Carlo Caroselli, figli di Angelo e pittori. Il domicilio del Paolini e dei Caroselli è confermato dall’inedito documento: ASVR, S. Lorenzo in Lucina, Stati d’Anime, 1638, cc. nn. («Otto Cantoni mano destra dall’Incurabili [...] Monte Soderino [...] Paulo Paulini pittore c.», stessa carta «Angelo Caroselli pittore c., Jacoma figlia»; tale carta è priva del margine destro in basso, ove potevano essere i nomi di Carlo e Francesco).Top
8 ASR, TCG...cit., 1638, c. 1583r..Top
9 Il contributo, di cui vengo a conoscenza solo a lavoro ultimato, riporta «A dì 25 di febraro 1623. Francesco Caruselli figlio legittimo e naturale di Angelo Caruselli e di Maria Turca fu battezzato da me don Innocentio Politi, li padrini furono Salvatore de Cunto e Vittoria Turbolo» (ASDN, S. Giuseppe Maggiore, Battezzati, IV, c. 51v.) e assegna al pittore due quadri, I SS. Paolo Eremita e Antonio Abate (cm 115 x 161, Padula, Certosa di S. Lorenzo) e S. Gerolamo (cm 67 x 50, Foligno, Convento di S. Bartolomeo di Marano), quest’ultimo già attribuito al romano dallo stesso studioso, cfr. G. Porzio, Un’ipotesi per l’attività meridionale di Angelo Caroselli, in «Kronos», 2009, 13 (p. I), pp. 169-176.Top
10 Archivio di Stato di Napoli (ASN), Notai del Seicento, Natale Montanaro, 27-08-1621, cc. nn.. Considerando i documenti citati in questa e nella nota 11, deve trattarsi di due case vicine, ciascuna con stanze su due livelli e cantina. Il 13-01-1606 Achille Caroselli, padre di Angelo, affitta una casa con due stanze e una cantina sita alle pendici di S. Pietro in Montorio a Geronimo Giannino; l’ha avuta dall’eredità del fu Sebastiano Caroselli e deve corrispondere a una delle due dimore in questione; sempre Achille affitta un’altra casa con quattro stanze e due cantine a Francesco Bartuccio il 10-11-1606, cfr. ASR, Trenta Notai Capitolini (TNC), Uff. 19, Instrumenti (Instr.), 1606, p. I, vol. 69, cc. 105r. e v.; Ib., 1606, p. III, vol. 71, cc. 590r. e v. (Pietro Martino Trucca). L’identità di Felice a tutt’oggi non è chiara; parrebbe essere, per logica, figlio di tale Sebastiano e nipote di Achille, anche secondo quanto riportato in ASVR, S. Lorenzo in Lucina, Stati d’Anime, 1607, c. 54v., «Strada de Pontefici [...] Guglielmo Banci, Achille Caroselli, Mariana moglie, Angelo figlio, Victoria figlia, Felice nepote 14» (cfr. C.S. Salerno, Precisazioni...cit., p. 358) e in ASVR, S. Lorenzo in Lucina, Morti, II (1606-1633), c. 22v., «1608 Decembre [...] Felice Caroselli Romano morì alla Crocì sepolto alla Trinità di Monti die 9» (cfr. C.S. Salerno, Precisazioni...cit., p. 358 sulla base delle schede mss. di Noack). Per Bernardina Caroselli, e i ricavi per l’affitto delle due casette, cfr. (notaio Tranquillo Pizzuti): ASR, TNC, Uff. 19, Instr., 1612, p. III, vol. 88, cc. 204r.-205v. (25-09-1612, “Locatio”); Ib., cc. 522r.-523r. (30-10-1612, “Locatio”); Ib., 1613, p. II, vol. 90, cc. 872r.-873v., 878r. e v. (30-07-1613, “Locatio”); Ib., 1614, p. I, vol. 93, cc. 269r. e v., 274r. (25-01-1614, “Locatio”); Ib., 1615, p. I, vol. 96, cc. 1068r. e v., 1071r. e v. (12-04-1615, “Creatio census”); Ib., 1617, p. I, vol. 102, cc. 246r. e v., 261r. (21-01-1617, “Locatio”); Ib., Testamenti (Test.), 1621, vol. 7, cc. 718r. e v. (03-05-1621, “Testamentum”); ASVR, S. Lorenzo in Lucina, Morti, II (1606-1633), c. 77v. («1621 Maggio [...] Belardina [...] morì alla piazza della Santissima Trinità sepolta nella ditta Chiesa a di 7 detto»).Top
11 Il documento, segnalato in D. Semprebene, Novità...cit., p. 2 e nota 7 a p. 9, è in ASR, TNC, Uff. 19, Instr., 1621, p. IV, vol. 121, cc. 63r.-64v., 81r. e v. e c. nn., Tranquillo Pizzuti.Top
12 ASR, TNC, Uff. 13, Instr., 1621-1622, vol. 205, cc. 68r.-69v., 106r.-107v., Giovanni Battista Ottaviani (01-10-1620, “Fid.es subsidij dotalis”); ASR, Monte di Pietà, Libri Mastri, Vincolati, 1624, p. II, 46, c. 1234 (08-10-1624); Ib., 1625, p. I, 47, c. 417 (02-01-1625); Ib., 1626, p. I, 49, c. 127 (29-01-1626) (Vittoria paga 14 scudi a Fabrizio Naro). Vittoria è battezzata il 24-02-1587, Francesca il 01-04-1590, cfr. ASVR, S. Lorenzo in Lucina, Battesimi, VI (1585-1590), cc. 117r., 283r..Top
13 Per l’intricata vicenda cfr. F. Curti, Liti giudiziarie, ristrutturazioni edilizie e locazioni di una sconosciuta dimora di Angelo Caroselli (1585-1652) a Trastevere, in Trastevere. Un’analisi di lungo periodo, atti del convegno (Roma, Museo di Roma in Trastevere, 13-14.03.2008), a cura della Società Romana di Storia Patria (in corso di pubbl.).Top
14 Cfr. le note 4, 10.Top
15 M. Colozza, Frosolone. Dalle origini all’eversione del feudalesimo, Agnone, Sammartino-Ricci, 1931, p. 60; il feudo di Frosolone passa poi (06-09-1642) al primogenito di Giovanni Francesco, Ferrante, e in seguito (31-08-1661) è venduto a Giuseppe Carafa d’Aragona marchese di Baranello per ducati 30.000, cfr. Ib., p. 62.Top
16 ASR, TNC, Uff. 19, Instr., 1602, p. I, vol. 56, cc. 177r. e v. (16-01-1602, “Venditio equi”); Ib., 1602, p. I, vol. 56, cc. 1122r. e v. (27-04-1602); Ib., 1604, p. II, vol. 63, cc. 242r. e v. (01-06-1604, “Executio”); Ib., 1604, p. III, vol. 64, cc. 290r. e v. e ASR, Ospedale di S. Rocco, Instr. Diversi, 9 (1594-1610), cc. 178v.-179r. (07-10-1604); ASR, TNC, Uff. 19, Instr., 1604, p. III, vol. 64, cc. 766r. e v., 767r. (29-11-1604, “Possessio”); Ib., 1605, p. III, vol. 68, cc. 640r. e v., 641r. (12-11-1605, “Possessio”); Ib., 1605, p. III, vol. 68, cc. 40r.-43v., 44v., 45r., 46r. e v. e ss. (06-09-1605, “Venditio domus et furni”; 09-09-1605, “Cessio”); Ib., 1606, p. I, vol. 69, cc. 717r. e v., 728r. (01-04-1606, “Locatio furni”); Ib., 1606, p. III, vol. 71, cc. 351r. e v. (12-10-1606, “Quietantia”); Ib., 1607, p. II, vol. 73, cc. 492r. e v. (22-06-1607); Ib., 1608, p. II, vol. 75, cc. 544r.-546r. (14-07-1608, “Extinctio census”); Ib., 1615, p. III, vol. 98, cc. 9r. e v., 16r. (02-09-1615, “Consensus praestitus”); Ib., 1619, p. III, vol. 111, cc. 345r. e v., 352r. e ASR, Ospedale di S. Rocco, Instr. Diversi, 11 (1618-1625), cc. 57r. e v. (18-08-1619, “Accomodatio muri”) (notai Pietro Martino Trucca, Tranquillo Pizzuti), per gli atti del 1621 cfr. le note 10, 11.Top
17 ASR, TNC, Uff. 19, Instr., 1613, p. I, vol. 89, c. 1230r., Tranquillo Pizzuti (29-04-1613, “Procura” a Giovanni Francesco Spelirio Romano); si noti che tale procuratore è tra i testimoni dell’atto alla nota 40.Top
18 ASN, Serra di Gerace, III, c. 1234; per i del Balzo di Capua cfr. F. Granata, Storia civile della fedelissima città di Capua, ristampa dell’ed. in Napoli, nella Stamperia Muziana, 1752-1756, Bologna, Forni, 1969, I (1752), pp. 336-337, II (1756), pp. 45, 207-209; Id., Storia sacra della Chiesa Metropolitana di Capua, ristampa dell’ed. in Napoli, nella Stamperia Simonina, 1766, Sala Bolognese, Arnaldo Forni, 1988, t. I, p. 175, t. II, pp. 110, 111-112; Giovanni Francesco ha alcuni fratelli e sorelle, Vincenzo, Clarice e Maria Antonia, quest’ultima congiunta di Diomede Carafa, cfr. ASN, Serra di Gerace, III, c. 1234; ASDN, Duomo, Matrimoni, 53 (1602-1635), c. 18v. («A di 5 de Febraro 1606 [...] Giovanni Francesco Salernitano habitante alla parrocchia di Santa Maria Maggiore et la Signora Donna Clarice Gueuara uidua habitante dentro il Tempio delle Scorciate ambi dui Napoletani presenti Giovanni Vincenzo et Scipione del Balzo Giovanni Leonardo Salernitano Don Diomede Carrafa Clerico Detio [Carafa] Cardinale et altri»); ASDN, S. Maria Maggiore, Battezzati, 3 (1601-1624), cc. 48v. (Pompeo, 04-12-1606), 60r. (Ferdinando, 22-04-1608), 74r. (Giuseppe, 11-07-1609), 84v. (Giuseppe, 25-07-1610), 94v. (Maria Luisa, 30-08-1611), 116r. (Tommaso, 16-01-1614), 125r. (Giuseppe, 21-03-1615), 136r. (Laura, 31-07-1616), 10r. (Antonio, 19-02-1619), cui si aggiungono Francesco (1610), Diego (26-05-1610, S. Maria alla Rotonda), Francesco (07-10-1621, S. Maria alla Rotonda), sposo di Cornelia de Guevara, Andrea (09-11-1624, S. Liborio), cfr. ASN, Serra di Gerace, III, c. 1234.Top
19 Ib., c. 1234; M. Colozza, Frosolone...cit., p. 61. Il caso vuole che molti Salernitano siano battezzati nella parrocchia dei Vergini (i numerosi figli di Giuseppe, avuti con Lavinia Salinas, tra 1622 e 1630, e il figlio di Giulio e Lucrezia Sparano, nel 1630), così come Tommasina e Prudenzia di Bartolomeo Caroselli (cfr. nota 5), cfr. Archivio Storico S. Maria dei Vergini, S. Maria dei Vergini, Battezzati, III (1620-1630), cc. 23v., 40r., 56v., 75r., 111v., 132r., 136v., 158v., 168v.; l’inventario dei dipinti, reso noto da G. Labrot, Collections of paintings in Naples, 1600-1780, Documents for the History of Collecting, Italian Inventories, 1, with the assistance of A. Delfino, edited by C. Togneri Down and A. Cera Sones, Munich, K.G. Saur, 1992, pp. 79-81, è, assieme agli altri atti connessi, in ASN, Notai del Seicento, Marco Antonio Lazzerani, scheda 268, prot. 7, cc. 15r.-48v. (d’ora in poi si farà riferimento a tale documento). Per il Borgo dei Vergini cfr.: A. Buccaro, Il Borgo dei Vergini. Storia e struttura di un ambito urbano, Napoli, Cuen, 1991; E. Nappi, Il Borgo dei Vergini. Edifici sacri e antichi palazzi. Notizie, in «Ricerche sul ’600 napoletano», 2007, pp. 63-80.Top
20 C. D’Engenio Caracciolo, Napoli sacra, in Napoli, per Ottauio Beltrano, 1623, pp. 204-210, p. 208; G. Filangieri, Documenti per la storia le arti e le industrie delle provincie napoletane, 6 voll., Napoli, Tipografia dell’Accademia Reale delle Scienze, 1883-1891, IV (1888), pp. 184-190. Per i Salernitano cfr.: F. Campanile, Dell’armi overo insegne dei nobili, I ed. in Napoli, nella stamperia di Tarquinio Longo, 1610, in Napoli, nella stamparia di Antonio Gramignani, 1680, pp. 164-168; C. De Lellis, Discorsi delle famiglie nobili del Regno di Napoli, 3 voll., in Napoli, nella stamperia di Honofrio Sauio, 1654-1671, I (1654), pp. 87, 88, 339; B. Candida Gonzaga, Memorie delle famiglie nobili delle province meridionali d’Italia, 6 voll., Napoli, G. de Angelis, 1875-1882, VI (1882), p. 157 (arma: spaccato: «nel I di argento al monte a tre cime di rosso movente dal lato sinistro con la stella crinita del medesimo, posta nel cantone destro; nel II d’argento con tre fasce di azzurro»).Top
21 ASN, Notai del Seicento, Marco Antonio Lazzerani...cit., cc. 19r.-20r. (Pietro de Marino, stima di ducati 2.500, 12-09-1648); Ib., c. 21r. (Antonio Tangho, stima di ducati 300, 02-01-1649); Ib., cc. 15r.-16v., 47r.-48v. («praesentibus in dicta Michaele Gallarano de Neapoli, Jannario Gallarano, Francisco Trauersa, Joanne Antonio de Pinto, Francisco de Urso, et Joanne Angelo de Julianis de Neapoli», 12-01-1649).Top
22 Ib., cc. 22r.-24r.. Un documento a stampa del 1647 (in Napoli, per Secondino Roncagliolo, 1647) cita «Ciccio Salernitano» tra coloro ai quali «si ordina e comanda a tutti li sottoscritti, che abitano nel Borgo delli Vergini, che per tutti li 2 di Dicembre debbiano venire ad abitare dentro di questa fedelissima Città di Napoli, e presentarsi alli Capitani dell’Ottine sottoscritte», cfr. Diario di Francesco Capecelatro, per cura di A. Granito, 3 voll., Napoli, Gaetano Nobile, 1850-1854, II (1852), parte II, pp. 169-170; la compilazione dell’inventario dei beni potrebbe essere connessa ai fatti storico-politici di tale momento.Top
23 Ib., cc. 26r.-27r.. Si è ipotizzato che Jusepe de Ribera dipinga il Sileno ebbro del Museo di Capodimonte per Giovanni Francesco Salernitano, passato poi attraverso Giacomo di Castro alla collezione di Gaspar Roomer, cfr. A. Weston-Lewis, The early provenance of Ribera’s “Drunken silenus”, in «The Burlington Magazine», 149, 1256, 2007, pp. 781-784, e, per una sintesi, S. Danesi Squarzina, Il Sileno ebbro di Spierinck. Dai baccanali alla storia sacra, in Roma Luce ed Ombra. Due dipinti tra terzo e quarto decennio del Seicento, cat. della mostra (Maastricht, The Fine Art Fair – TEFAF, 07-16.03.2008, stand 375), Milano, Galleria Silvano Lodi & Due, 2008, pp. 44-95, p. 50.Top
24 ASN, Notai del Seicento, Marco Antonio Lazzerani...cit., c. 28r. (Francesco Bracciano di Roma, stima di ducati 206, 08-01-1649); secondo il Passeri, Caroselli ha contatti con «Francesco Pietrasanta Fiorentino, scultore» che Hess identifica in Francesco Stati da Bracciano detto il Pietrasanta (1592-1627/1628), cfr. Die Künstlerbiographien...cit., p. 190 e nota 1; in tal caso, il perito Francesco Bracciano, può considerarsi un discendente del già defunto Francesco?; la citazione del Passeri rimanderebbe pure a Francesco da Pietrasanta, scultore forse originario di Pietrasanta (Lu), documentato a Roma tra 1577 e 1611, cfr. S. Lombardi, Francesco (Cecchino) di Pietrasanta, in La Roma di Sisto V. Le arti e la cultura, a cura di M.L. Madonna, Roma, De Luca, 1993, pp. 557-558; ASN, Notai del Seicento, Marco Antonio Lazzerani...cit., cc. 29r.-45v. (Vincenzo Ventani, stima di ducati 300, 01-12-1648).Top
25 Per il dipinto del Reni cfr. Ib., c. 26r.. Pepper espunge il simile soggetto de’ La Pittura e il Disegno dal catalogo del Reni, specificando che esistono due versioni di questo tema, diffuse mediante copie ed incisioni, una già nel Musée National du Château a Maison-Laffitte (Yveslines) come deposito del Musée du Louvre (cm 121, diametro), l’altra già Chatsworth (Derbyshire), Collezione del Duca di Devonshire (cm 84 x 90), cfr. S. Pepper, Guido Reni. L’opera completa, I ed. Oxford, Phaidon Press, 1984, Novara, De Agostini, 1988, pp. 348-349, B3 (con bibl. precedente); cfr. anche L’opera completa di Guido Reni, presentazione di C. Garboli, apparati critici e filologici di E. Baccheschi, Milano, Rizzoli, 1971, n. 102 a e b, e, per un approfondimento, École Italienne, XVIIe siècle, 1. Bologne, par S. Loire, préface de J.-P. Cuzin, Paris, Éditions de la Réunion des Musées Nationaux, 1996, pp. 303-307 (inv. 534); il soggetto del Reni ha gran successo in Francia e si riallaccia alla celebre “querelle” che coinvolge i partigiani del disegno, i “poussinistes”, e i difensori del colore, i “rubénistes”, cfr. J. Schlosser Magnino, La letteratura artistica. Manuale delle fonti della storia dell’arte moderna, I. ed. Wien, Kunstverlag Anton, Schroll & Co., 1924, Scandicci (Fi), La Nuova Italia, 2000, pp. 627-637.Top
26 Per il dipinto (olio su tela, cm 99 x 100,5, acquisto 1972) cfr.: Le collezioni d’arte della Cassa di Risparmio in Bologna. Dipinti dal XVII al XX secolo, a cura di F. Varignana, cat. della mostra (Carpi, Palazzi Brusati-Bonasi, 09.05-14.06.1998), Bologna, Compositori, 1998, n. 2 alle pp. 85-86, fig. 2 a p. 23; La collezioni d’arte della Cassa di Risparmio in Bologna e della Banca Popolare dell’Adriatico, a cura di A. Coliva, schede delle opere e biografie degli artisti di S. Barchiesi e M. Minozzi, Cinisello Balsamo (MI), Carisbo S. Paolo-Silvana, 2005, pp. 76-77 (scheda di S. Barchiesi con bibl. precedente).Top
27 F.S. Baldinucci, Vite di artisti dei secoli XVII-XVIII. Prima edizione integrale del Codice Palatino 565, a cura di A. Matteoli, Raccolta di fonti per la storia dell’arte diretta da Mario Salmi, II serie, III, Roma, De Luca, 1975, p. 175 («Nota de diversi Quatri fatti da me Filippo Lauri, i quali sono a mio giudizio i migliori che abbia fatto fino al presente Giorno, che siamo alli 19 Febbraio 1687»); per Francesco Salernitano, figlio o nipote del barone, cfr. nota 18. Un dipinto con lo stesso soggetto, forse il medesimo, compare nell’inventario di Gennaro D’Andrea (m. 1710): «Due quadri bislonghi di due palmi di longhezza, per uno d’altezza, uno di Venere che consegna le armi ad Enea del pittore Filippo del Lauro [...] ambi con cornice dorata, e anelli d’ottone» (ASN, Notai del Seicento, Giuseppe Ragucci, scheda 508, prot. 63, cc. 503r.-516r., c. 503r., 04-09-1710), cfr. R. Ruotolo, Artisti, dottori e mercanti napoletani del secondo Seicento. Sulle tracce della committenza “borghese”, in «Ricerche sul ’600 napoletano», 1987, pp. 177-189, p. 184.Top
28 F. Baldinucci, Notizie...cit., III (1846; 1974), pp. 743-744.Top
29 Sulla differenza tra copia, falso, pastiche cfr. gli studi datati, ma fondamentali: C. Brandi, Concetto di falsificazione, ad vocem Falsificazione, in Enciclopedia Universale dell’Arte, V, Firenze, Istituto per la Collaborazione Culturale, 1958, pp. 312-315; F. Chamoux, T. Velmans, L. Grodecki, M.-M. Gauthier, A. Schnapper, B. Foucart, A. Chastel, Copies, répliques, faux, in «Revue de l’art», 1973, 21, pp. 5-31. Sul tema, vastissimo ed attuale, cfr. da ultimo: De main de maître: l’artiste et le faux, atti del convegno (Paris, Musée du Louvre, 29-30.04.2004), Paris, Hazan, 2009.Top
30 Cfr. nota 29.Top
31 V. Giustiniani, Discorsi sulle arti e sui mestieri, a cura di A. Banti, Firenze, Sansoni, 1981, pp. 41-44; G. Mancini, Considerazioni sulla pittura, a cura di A. Marucchi e L. Salerno, 2 voll., Roma, Accademia Nazionale dei Lincei, 1956-1957, I (1956), pp. 134-135; F. Borromeo, Musaeum. La Pinacoteca Ambrosiana nelle memorie del suo fondatore, commento di G. Ravasi, note al testo e traduzione di P. Cigada, Milano, Claudio Gallone, 1997, pp. 18-25; F. Baldinucci, Vocabolario toscano dell’arte del disegno, con nota critica di S. Parodi, ristampa dell’ed. in Firenze, per Santi Franchi al Segno della Passione, 1681, Firenze, S.P.E.S., 1985, ad vocem copia. Cfr. gli ultimi studi (con bibl. precedente): C. De Benedictis, R. Roani, Riflessioni sulle “Regole per comprare, collocare e conservare le pitture” di Giulio Mancini, Firenze, Edifir, 2005; A. Rovetta, Gli appunti del cardinale. Note inedite di Federico Borromeo per il “Musaeum”, in «Annali di critica d’arte», 2006, 2, pp. 105-142.Top
32 G. Mancini, Considerazioni...cit., I (1956), pp. 139-141.Top
33 F. Baldinucci, Notizie...cit., III (1846; 1974), p. 742.Top
34 F. Baldinucci, Notizie...cit., VI (1975), pp. 181, 203; cfr. pure: A. Forlani Tempesti, Il Gabinetto dei Disegni e delle Stampe degli Uffizi, in «Musei e Gallerie d’Italia», 15 (1970), 41-42, pp. 37-59, pp. 41-42 e nota 5; I grandi disegni italiani degli Uffizi di Firenze, introduzione di A. Forlani Tempesti, schede di A.M. Petrioli Tofani, Milano, Silvana, [1972], p. 75.Top
35 Il disegno (Firenze, Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi, carboncino, sfumino, gessetto bianco su carta grigio verde filigranata, mm 286 x 201, inv. 1360F.) è segnalato come «Giovinetta coronata d’olivo–Angelo Caroselli» in Catalogo dei ritratti eseguiti in disegno ed in incisione da artisti italiani fioriti dal sec. XV alla prima metà del secolo XIX, esposti nella R. Galleria degli Uffizi, cat. della mostra (Firenze, Museo degli Uffizi, 03-1911), Firenze, Tipografia Giuntina, [1911], p. 36, n. 1360 ed è pubblicato in Gabinetto disegni e stampe degli Uffizi. Inventario. Disegni di figura. 2, a cura di A. Petrioli Tofani, Firenze, Leo S. Olschki, 2005, p. 175 e fig. 1360 F. a p. 175 (con riferimenti archivistici e bibliografici completi, tra cui Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi di Firenze, Inventario generale dei disegni compilato da Giuseppe Pelli Bencivenni, ms. 102, vol. I, vol. misc. XXII, n. 41).Top
36 C.S. Salerno, Precisazioni...cit. p. 347, nota 16 a p. 355, p. 358; cfr. nota 10.Top
37 ASR, TNC, Uff. 19, Instr., 1614, p. III, vol. 95, cc. 647r.-648v., Tranquillo Pizzuti («Die XXX.a mensis octobris 1614, Solidatio computorum et obbligatio per Dominum Angelum Carosellum ad fauorem Domini Guglielmi Banzi [...] Actum Romae in Regione Campi Martij in via Bergomentium in domo habitationis dicti Domini Angeli praesentibus etc. Domino Mario Braccio Pisaurense et Domino Gabriele de Mogattis de Belasio Comensis Diocesis testibus etc.») (il documento è rinvenuto anche da F. Cappelletti, Angelo Caroselli...cit., in corso di pubbl.).Top
38 Allegoria dell’Amore, olio su tavola, cm 54,6 x 77,5, Downton Castle, Herefordshire, Collection of Major W. M. P. Kincaid-Lennox (cfr. principalmente A. Moir, Caravaggio and his copyists, New York, New York University Press, 1976, p. 50, nota 86 a p. 124, fig. 29; B. Nicolson, The international...cit., p. 41; Id., Caravaggism in Europe, second ed., revised and enlarged by L. Vertova, Torino, Umberto Allemandi & C., 1990, I, p. 95, II, fig. 352; C.S. Salerno, Precisazioni... cit., p. 348, nota 26 a p. 355, fig. 6 a p. 350); I giocatori di scacchi e la Fortuna, olio su tavola, cm 42,7 x 58,3, Semenzato, Venezia, 20-11-2004, lotto n. 29, stimato euro 8.000-10.000, invenduto.Top
39 ASR, TNC, Uff. 29, Instr., 1706, p. II, vol. 301, cc. 237r.-302r., c. 255r., Stefano Mancinellio; lo stesso inventario (23.08-02.09-1706) riporta: «Due teste in ottangolo di grandezza, e mezza testa si credono del Caroselli con cornici dorate intagliate», «Una Nuntiata per trauerso di misura di quattro palmi con cornice bianca si crede del Caroselli», «Un Puttino in tela dà testa grande per alto che tiene una croce in mano grande con cornice dorata si crede del Caroselli», «Un quadro senza cornice in tela di quattro palmi che rappresenta una Zingara che dice la ventura si crede originale del Caroselli», cc. 249v., 253v., 255r., 260r..Top
40 Archivio Storico della Banca di Roma (ASBR), Banco di S. Spirito, II Contabilità, 1 Libri Mastri dei Depositi, 2, 1610, cc. 581, 582, 835; il Banzi affitta una casa delle sorelle de Blanchis in via Bocca di Leone; la dimora deve essere piuttosto importante, in quanto il canone annuo ammonta a scudi 100, cfr. ASR, TNC, Uff. 19, Instr., 1612, p. I, vol. 86, cc. 465r. e v., 468r. e v., Tranquillo Pizzuti («Die 21 februarij 1612, Locatio domus facta per Dominos Franciscum Capogrossum et Claudium Fontanam ad fauorem Domini Guglielmi Banzij [...] Actum Romae in officio mei etc. praesentibus etc. Magnifico Joanne Francisco Spelirio Romano […] et Domino Jacobo Ponchiello Romano testibus etc.»); si noti che uno dei testimoni è il procuratore dell’atto alla nota 17.Top
41 F. Baldinucci, Notizie...cit., III (1846; 1974), p. 742; cfr. nota 31.Top
42 Collezionismo mediceo e storia artistica. II. Il Cardinale Carlo, Maria Maddalena, Don Lorenzo, Ferdinando II, Vittoria della Rovere, 1621-1666, a cura di P. Barocchi, G. Gaeta Bertelà, 3 t., Firenze, S.P.E.S., 2005, t. I, p. 308 (n. 322) [il dipinto è al primo piano della Villa del Poggio Imperiale, nell’appartamento dei granduchi, cfr. Archivio di Stato di Firenze (ASF), Guardaroba Medicea, 479, c. 35s.], t. II, p. 992 (n. 554) (poi è ubicato al primo piano di Palazzo Pitti, nell’appartamento invernale dei granduchi, cfr. ASF, Guardaroba Medicea, 725, c. 60r.)]. La S. Agnese è presente nella Galleria Palatina e Appartamenti di Palazzo Pitti già prima del 1633; dal 17-04-1943 è nella Villa del Monte a Galliano (Fi), poi al Museo degli Argenti in Palazzo Pitti dal 22-02-1944 e di nuovo nella Galleria di Palazzo Pitti l’01-01-1946 (cfr. Polo Museale Fiorentino). Il dipinto (olio su tavola, cm 75 x 61, inv. 420), già attribuito ad ambito toscano e ad Orazio Gentileschi, è restituito al Caroselli dalla Borea, la quale riferisce con dubbio l’identificazione del dipinto con quello dell’Inventario del 1625-1629, cfr. Caravaggio e caravaggeschi nelle Gallerie di Firenze, a cura di E. Borea, cat. della mostra (Firenze, Palazzo Pitti, estate 1970), Firenze, Sansoni, 1970, pp. 81-82, tav. 53 a p. 189 (con bibl. precedente); al dipinto è dedicata una scheda recente di G. Papi in Caravaggio e caravaggeschi a Firenze, a cura di G. Papi, catalogo della mostra (Firenze, Galleria Palatina di Palazzo Pitti e Galleria degli Uffizi, 22.05-17.10.2010), Firenze, Giunti, 2010, pp. 171-173, figg. a pp. 171, 173.Top
43 I passaggi del dipinto (olio su tela, cm 66 x 53, inv. 9390) sono: 27-06-1951, uscita dalla Collezione Maria Luisa Musetti, vedova Wilson; 20-02-1958, ingresso nella Galleria degli Uffizi, Deposito, Firenze; 31-10-1959, ingresso Comando Regione Militare Tosco-Emiliana, Firenze; 27-11-1959, ingresso nella Galleria degli Uffizi, Deposito, Firenze; 30-05-1961, ingresso Ispettorato Compartimentale Imposte Dirette, Firenze (cfr. Polo Museale Fiorentino).Top
44 Per la collezione Gerini cfr. i recenti contributi (con bibl. precedente): M. Ingendaay, La collezione Gerini a Firenze: documenti inediti relativi a quadri, disegni e incisioni, in «Mitteilungen des Kunsthistorischen Institutes in Florenz, 51 (2007), pp. 409-476; M.T. Di Dedda, Volterrano, Rosa, Mehus, Dolci, Borgognone e la quadreria del Marchese Carlo Gerini (1616-1673). Documenti e dipinti inediti, in «Storia dell’arte», 2008, 119, n. s. 19, pp. 31-96.Top
45 L’inventario del 1733 ripropone: «Un Quadro del Carosello entrovi un Giovine, che sona il flauto con cornice dorata liscia alta b.a 1.6 larga b.a 1.2» e «Un Quadro in tavola del Carosello entrovi due mezze figure di una Giovane, et una Vecchia con cornice intagliata, e dorata alto b.a 1.12 largo b.a 1.17», cfr. M. Ingendaay, La collezione...cit., pp. 466, 473, 474; M.T. Di Dedda, Volterrano...cit., pp. 43, 47, 52, 67 (ASF, Gerini, 4671, Inventario delle Masserizie della Casa di Firenze, cc. 11, 33, 54; ASF, Gerini, 5080, Inventario de Mobili, e altro in Comune della Casa di Firenze, nn. 347, 358). Un Suonatore di flauto [olio su tela, cm 48 x 75, Christie’s, Cesano Moderno (Mi), 1979, lotto n. 537] è dato alla scuola del Paolini, cfr. P. Giusti Maccari, Pietro Paolini, pittore lucchese, Lucca, Maria Pacini Fazzi, 1987, p. 161, n. 87, fig. 85 a p. 161; esso è prova della diffusione di tale tema presso il romano ed il suo allievo lucchese (le misure di questo dipinto non coincidono con quelle del quadro Gerini).Top
46 L’incisione (mm 372 x 292, Firenze, Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi) riporta in calce: «Quadro di Angiolo Caroselli/Alto Palmi 3. Largo Palmi 5./XXIII» (il dipinto è scelto da Andrea Gerini anche per l’ed. del 1759) ed è illustrata, con il titolo Una strega con una giovane e come riproduzione di un quadro dei Gerini, in G. Rosini, Storia della pittura italiana esposta coi monumenti, 7 t., Pisa, presso Niccolò Capurro, 1848-1852 (II ed.), t. VI (1852), pp. 135-136, nota 10 a p. 153; cfr. anche C.S. Salerno, Precisazioni...cit., pp. 347-348, fig. 3 a p. 349, p. 355, note 19-22; M. Ingendaay, Andrea e Giovanni Gerini mecenati fiorentini nel Settecento: i cartoni di Marcantonio Franceschini nella Collezione Gerini, in Marcantonio Franceschini. I cartoni ritrovati, a cura di G. Testa Grauso, cat. della mostra (Genova, Palazzo Ducale, 27.07-25.08 2002), Cinisello Balsamo (Mi), Silvana, 2002, pp. 81-93, p. 87 e nota 61 alle pp. 88-89.Top
47 Dorotheum, Vienna, 13-15.03.1958, lotto 21; Sotheby’s, Londra, 15-07-1970, lotto 104, olio su tavola, cm 62 x 76 (entrambi i passaggi d’asta sono in B. Nicolson, The international... cit., p. 41; B. Nicolson, Caravaggism...cit., I, p. 95, II, fig. 354); Finarte, Roma, 05-04-2000, lotto 703, stimato euro 2.000-3.000, fig. 703; Finarte, Roma, 24-10-2000, lotto 76, stimato euro 1.500-2.000, senza fig. (olio su tela, cm 76 x 100).Top
48 Il dipinto (olio su tela, cm 67,2 x 50,4; inv. 2008, n. 108) porta a tergo il nome di Lelio Orsi da Novellara. Per la collezione Martelli cfr. principalmente: A. Civai, Dipinti e sculture in casa Martelli. Storia di una collezione patrizia dal Quattrocento all’Ottocento, Firenze, Opus Libri, 1990; Ead., La quadreria Martelli di Firenze. L’allestimento tardosettecentesco alla luce di un catalogo figurato, in «Studi di storia dell’arte», 1990, 1, pp. 285-299.Top
49 La restituzione del dipinto al Caroselli è di Mina Gregori, nell’elenco dattiloscritto del lascito della raccolta alla Diocesi di Firenze (1986). Per l’Inventario del 1813 (ASF, Carte Martelli, b. 1439, ins. 89, Inventario delle masserizie, mobili e quadri esistenti nel palazzo di Firenze della nobil casa Martelli, 30-06-1813; ASF, Carte Martelli, b. 1439, ins. 89, Inventario delle masserizie, mobili etc. della villa di Gricigliano) cfr.: Casa Martelli a Firenze: dal rilievo al museo, a cura di A. Coppellotti, Firenze, Edifir, 2001, pp. 79-107, p. 99.Top
50 ASR, Notai dell’Auditor Camerae, vol. 3199, cc. 33r.-47v., 58r.-73v., c. 41r., Domenico Fonthia (Bartolomeo Barzi, 29-12-1645). L’inventario comprende altri dipinti del Caroselli: «Un quadro del Caroselli, che rappresenta l’Italia coronata dalla pace con cornice indorata in tela di 5 e 4», «Un’altro del Caroselli, che rappresenta Salomone, e la Regina Saba di sette figure con cornice dorata di 9 e 4», «Un’altro del medesimo Caroselli dell’Istoria della Regina Ester con sei figure con cornice dorata in tela di 5 e 4», «Un quadro di una Madalena del Caroselli senza cornice nel diserto, che adora un crocifisso in tela di palmi 10 e 7», «Un quadro del Caroselli di un Jona che esce dalla balena senza cornice in tela longo palmi 9 e 5» (e a seguire sullo stesso rigo «Un bagno di Diana con 5 figure con sue cornici profilate d’oro in tela di 5 e 4»), cc. 40r., 45v., 63r.; alla redazione dell’atto, eseguito per ordine di Alderano Cybo, sono presenti Giovanni Francesco Ferrucci e Giovanni Battista Canti, parente di Elisabetta Canti, vedova del “Barti”, il quale risulta debitore del Palazzo Apostolico. Alle cc. 48r.-57v. vi è l’inventario dei beni della casa nella vigna dello stesso Bartolomeo “Bazzi” sita a Castel Gandolfo (09-01-1645). Il dipinto con Salomone presente nell’inventario, per soggetto e misure, pare non potersi identificare nel quadro già posseduto al 1634 da Agostino Tassi, tra sei di Angelo, ed oggi nella Galleria Moretti di Firenze, Salomone e le sue concubine (olio su tela, cm 123 x 200) (si notino, per questa tela, i rimandi all’Incontro fra la regina di Saba e il re Salomone del ciclo pierfrancescano nella chiesa di S. Francesco ad Arezzo e si consideri la possibilità che il romano sosti ivi, luogo francescano come i diversi altri ai quali è legato, durante il viaggio per o da Firenze), né nel dipinto recentemente attribuito al Caroselli, il celebre Giudizio di Salomone della Galleria Borghese di Roma (olio su tela, cm 158 x 200), cfr. P. Cavazzini, Towards a chronology of Agostino Tassi, in «The Burlington Magazine», 2002, 142, pp. 396-408, p. 407; Agostino Tassi (1578-1644). Un paesaggista tra immaginario e realtà, a cura di P. Cavazzini, Roma, Iride, 2008, pp. 14-15, nota 36 a p. 22, fig. 3 a p. 14; A. Zuccari, Angelo Caroselli...cit., pp. 345-363.Top
51 A. Ottani, Su Angelo Caroselli...cit., pp. 289-297. Sulla Messa di S. Gregorio, cfr. la scheda (con bibl. precedente), redatta recentemente da C.S. Salerno in I colori del buio. I caravaggeschi nel patrimonio del Fondo Edifici di Culto, a cura di R. Vodret, G. Leone, cat. della mostra (Roma, Palazzo Ruspoli, 15.04-18.07.2010), Milano, Skira, 2010, pp. 120-123, figg. alle pp. 121, 123.Top
52 Per la Vanità (olio su tavola, cm 61 x 66) cfr. principalmente: La collezione Roberto Longhi, a cura di A. Boschetto, Istituto Longhi, Fondazione di studi di storia dell’arte Roberto Longhi, Firenze, G. C. Sansoni, 1971, n. e tav. 64; J. Grabski, Il quadro...cit., pp. 3-13.Top
53 F. Baldinucci, Notizie... cit., III (1846; 1974), p. 745.Top
54 M. Marini, Io Michelangelo da Caravaggio, Roma, Studio B Bestetti e Bozzi, 1974, n. 91, pp. 456-458, fig. 91 alle pp. 279-281; Id., Caravaggio “pictor praestantissimus”. L’iter artistico completo di uno dei massimi rivoluzionari dell’arte di tutti i tempi, IV ed. riveduta e aggiornata, Roma, Newton & Compton, 2005, n. 86, pp. 529-532, fig. 86 alle pp. 300-301. Marini ricorda che la pala deve assentarsi dalla chiesa durante i lavori di ristrutturazione della cappella dei de Franchis, tra 1635 e 1652, quando certamente viene spostata in casa della famiglia; l’autore, tra l’altro, aggiunge che la copia d’epoca della Flagellazione di Cristo che sostituisce l’originale in S. Domenico Maggiore, «vada, allo stato attuale, avvicinata ad Angelo Caroselli», cfr. Ib., p. 530, mentre Moir lega il nome del Caroselli, sulla base delle testimonianze del Passeri e del Baldinucci, al Cristo Flagellato già in collezione privata a Lucca, copia da originale del Caravaggio oggi identificato nell’esemplare del Musée des Beaux-Arts di Rouen; tuttavia, nel fare tale riflessione, Moir collega arbitrariamente la precisa citazione del Baldinucci relativa al «nostro Signore battuto alla colonna» con la più generica del Passeri «che da Orazio Borgianni fu preso un suo Quadro per mano di Caravaggio, di che Angelo pigliò grand’animo» del quale lo stesso Passeri non precisa il soggetto, cfr. A. Moir, The italian...cit., I, p. 54, nota 134, II, pp. 63-64; cfr. pure: La Flagellazione di Caravaggio. Il restauro, a cura di D.M. Pagano, I ed. Napoli, Electa, 1999, Napoli, Electa, 2004. Sulla Flagellazione del Merisi e i de Franchis cfr. principalmente: V. Pacelli, New documents concerning Caravaggio in Naples, in «The Burlington Magazine», 1977, 119, pp. 819-829; Id. e A. Brejon de Lavergnée, L’eclisse del committente? Congetture su un ritratto nella “Flagellazione” di Caravaggio rivelato dalla radiografia, in «Paragone Arte», 36, 419-423, 1985, pp. 209-218; F. Bologna, Flagellazione, in Caravaggio: l’ultimo tempo 1606-1610, a cura di N. Spinosa, cat. della mostra (Napoli, Museo di Capodimonte, 23.10.2004-23.01.2005), Napoli, Electa, 2004, pp. 112-113. Per l’attività di copista da Caravaggio del Caroselli, cfr. in principio A. Moir, Caravaggio...cit., che cita alcune copie o varianti dal Merisi già attribuite al Caroselli o da lui stesso proposte, quali: Cupido dormiente, Clowes Collection, Art Museum, Indianapolis (cm 65,4 x 105,4), pp. 7, 8, 42d a p. 102, nota 222 a p. 133; Maddalena, Collezione Giuseppe Klain, Napoli (cm 105 x 90), pp. 7, 8, 20, 69g a p. 112, nota 247 a p. 148, fig. 97; S. Giovanni Battista, Collezione Doria, Roma (cm 132 x 95), pp. 7, 16c a p. 87, nota 188 a p. 125; Martirio di S. Sebastiano, Collezione Fagnani, sec. XVIII, Roma («figure grandi in piedi»), nota 257 alle pp. 152-153; Giuditta con la testa di Oloferne, Wertheim Exhibition, 1927, Berlin (Semenzato, Venezia, 31-10-1998, olio su rame, cm 28 x 37, lotto 99), pp. 49, 50, nota 186 a p. 124, fig. 26; Allegoria dell’Amore, Collection of Major W. M. P. Kincaid-Lennox Downton Castle, Herefordshire (olio su tavola, cm 54,6 x 77,5), p. 50, nota 86 a p. 124, fig. 29; Incredulità di S. Tommaso, Collezione Fagnani, sec. XVIII, Roma («alto palmi 4 largo 6»), 18aa a p. 90; Marta e Maddalena, Collezione Pallavicini, Roma (cm 98,5 x 136,5), nota 237 alle pp. 139-142; per l’inventario di Prospero Fagnani Boni, protettore indiscusso del pittore in base a fonti e a documenti, cfr.: E. Loevinson, Quadri esistenti nella famiglia dei Signori Fagnani in Roma, in «L’Arte», 13 (1910), pp. 134-135; A. Silvi, Prospero Fagnani: una storia per il collezionismo, in «Notizie da Palazzo Albani», 16 (1987), 2, pp. 97-110 (le corrette segnature per il testamento e l’inventario dei beni del Fagnani sono: ASR, Congregazioni Religiose, Chierici Regolari Teatini in S. Andrea della Valle, Eredità Fenoglio (1641-1726), vol. 2135, fasc. 84, cc. nn.; ASR, TNC, Uff. 10, Test., 1678, vol. 718, cc. 660r.-707v.; ASR, TNC, Uff. 10, Instr., 1678, p. II, vol. 263, cc. 531r.-546v. (per i due ultimi notaio Emilius Gottus); gli inediti conti del Fagnani sono stati raccolti dalla scrivente.Top
55 B. De Dominici, Vite de’ pittori, scultori ed architetti napoletani, ristampa dell’ed. in Napoli, per Francesco e Cristoforo Ricciardi, 1742-1743, 2 voll., Sala Bolognese, Arnaldo Forni, 1979, I, t. II (1743, 1979), pp. 273-291, pp. 275-276 (cfr. l’ed. a cura di F. Scricchia Santoro, A. Zezza, 3 voll., Napoli, Paparo, 2003-2008).Top
56 Per Vincenzo de Franchis e la sua famiglia cfr.: F. Granata, Storia civile...cit., I (1752), pp. 336-337, II (1756), pp. 38-40, 45; F. Granata, Storia sacra...cit., t. I, pp. 169, 196, 256, t. II, pp. 102-104; A. Mazzarella da Cerreto, Vincenzo de Franchis, in D. Martuscelli, Biografia degli uomini illustri del Regno di Napoli, ristampa dell’ed. Napoli, presso Nicola Gervasi Calcografo, 1814-1818, 5 voll., Sala Bolognese, Arnaldo Forni, 1978, V (1818), ad vocem Vincenzo de Franchis; M. Venditti, Vincenzo De Franchis: un giureconsulto e avvocato del Cinquecento, Roma, Biblioteca de l’Eloquenza, 1936; D.B. Marrocco, L’opera giuridica di Vincenzo de Franchis, in Associazione Storica del Medio Volturno, «Annuario», 1983, pp. 205-240; M.N. Miletti, Tra equità e dottrina: il Sacro Regio Consiglio e le Decisiones di V. De Franchis, Napoli, Jovine, 1995. Archivio Segreto Vaticano (ASV), Congregazioni Romane, Stato dei Regolari (1649), Relationes, 27, cc. 291r.-300v., c. 292v.: al 12-03-1650 il convento di S. Tommaso d’Aquino di Piedimonte è abitato da venticinque religiosi e due secolari; nell’Archivio Storico della struttura è conservata una descrizione che fornisce simili notizie, sia sullo stato del convento, che sugli eredi di Giacomo de Franchis. Per il convento, sede dell’Arciconfraternita del SS. Sacramento, della Congreghe del Rosario e del Nome di Dio, cfr.: G.F. D’Andrea, Il convento di San Tommaso d’Aquino (San Domenico) di Piedimonte Matese in un registro del secolo XVIII, in Associazione Storica del Medio Volturno, «Annuario», 1977, pp. 73-92; G. Buonomo, M. Di Lorenzo, Il Convento e la Chiesa di San Tommaso d’Aquino. Arte, fede, cultura, Piedimonte Matese, Matese Arte e Cultura, 2006; R. Merola, Cappella della Chiesa di San Domenico a Piedimonte, in Associazione Storica del Medio Volturno, «Annuario», 2006, pp. 219-243; A. Di Rienzo, Un insediamento domenicano a Piedimonte Matese: il Convento di San Tommaso d’Aquino, in Associazione Storica del Medio Volturno, «Annuario», 2006, pp. 123-137.Top
57 F. Baldinucci, Notizie...cit., III (1846; 1974), pp. 741-742.Top
58 Per i luoghi religiosi di Piedimonte cfr. ASV, Congregazioni Romane, Stato dei Regolari (1649), Relationes, ad indicem. Per i Gaetani di Piedimonte cfr. principalmente: O. Gaetani D’Aragona, Istoria generale della casa Gaetani, Caserta, La Minerva Giacomo Turi & Figli, 1888; G. Caetani, Caietanorum Genealogia, Perugia, Unione Tipografica Cooperativa, 1920; Id., Domus Caietana. Storia documentata della famiglia Caetani, 2 voll., Sancasciano Val di Pesa (Fi), Fratelli Stianti, 1927-1933; G. Labrot, Collections...cit., 1992, pp. 72-74, 90-91, 190-195, 232-243, 409-429 (gli inventari sono ripubblicati da A. Fontanella in Associazione Storica del Medio Volturno, «Annuario», 2001-2002); S. Pollastri, Les Gaetani de Fondi: recueil d’actes 1174-1623, Roma, L’Erma di Bretschneider, 1998; L. Spera, Gaetani dell’Aquila d’Aragona Niccolò, in DBI, 51, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 1998, p. 200; A. Barbiero, Arte e storia nel Palazzo Ducale di Piedimonte d’Alife. Un monumento da recuperare, Libri di Arte, Scienza e Cultura della Banca Capasso Antonio S.p.A., 3, Piedimonte Matese, Ikona-Banca Capasso Antonio, 2000; R. Cirioli, Il mecenatismo della famiglia Gaetani dell’Aquila d’Aragona nel XV secolo, Piedimonte Matese, Arti Grafiche Grillo, 2004.Top
59 Die Künstlerbiographien...cit., p. 190. Per una prima documentazione su Piedimonte cfr.: G.V. Ciarlanti, Memorie historiche del Sannio, in Isernia, per Camillo Cauallo, 1644; G. Trutta, Cronaca di quattro secoli, ms. sec. XVIII, Piedimonte Matese, Biblioteca Diocesana S. Tommaso d’Aquino; Id., Dissertazioni istoriche delle antichità alifane, ristampa dell’ed. in Napoli, nella Stamperia Simoniana, 1776, Alife, Archeoclub d’Italia Sede di Alife, 1993; G. Mennone, Riassunto storico dell’Antico Sannio, Piedimonte, Tipografia Bastone, 1895; M. Perrotti, Note storiche su Piedimonte d’Alife e limitrofi, Piedimonte d’Alife, S. Bastone e G. Bianchi, 1896; R. Marrocco, Memorie storiche di Piedimonte d’Alife, Piedimonte d’Alife, La Bodoniana, 1926; P. Brayda, Appunti di storia Piedimontese, in «Rivista Araldica», 8 (1930), pp. 3-11; D.B. Marrocco, Piedimonte: storia e attualità, Napoli, Treves, 1961.Top
60 Olio su tela, cm 118 x 168,5. Per l’attribuzione al Caroselli dei Tre Amorini di Palazzo Borghese cfr. E. Giffi, Per il tempo...cit., p. 24, nota 12 a p. 29, fig. 5 a p. 24; per il palazzo e le sue decorazioni cfr. principalmente E. Fumagalli, Palazzo Borghese. Committenza e decorazione privata, con presentazione di C. Pietrangeli, Roma, De Luca, 1994, pp. 27-29, 47-68, 69-96; per i pagamenti al Caroselli per la Pietà e i due Profeti alla Chiesa Nuova cfr. J. Hess, Contributi alla storia della Chiesa Nuova, in Scritti di storia dell’arte in onore di Mario Salmi, III (a cura di F.M. Aliberti), Roma, De Luca, 1963, pp. 215-238; A. Zuccari, La cappella della “Pietà” alla Chiesa Nuova e i committenti del Caravaggio, in «Storia dell’arte», 1983, 47-49, pp. 53-56; cfr. pure C.S. Salerno, Precisazioni...cit., pp. 346-347, 359; a tal proposito, si noti che nell’inventario del vescovo Alessandro Vittrice (07-10-1950) vi sono quattro dipinti dei Caroselli: «Un quadro di donna con una vecchia con uno specchio in mano con cornice di noce del Carosegli», «Un quadro mezzano Erudiade con testa di San Giovanni cornice arabescata mano di Carlo Caroselli», «Un quadro grande di San Georgio con cornice dorata d’Angelo Caroselli», «Un altro quadro mezzano della Madonna con un Christarello, e Sant’Anna con cornice dorata del Caroselli», cfr. ASR, Notai dell’Auditor Camerae, vol. 3074, cc. 16-38, cc. 19, 20, 23, Giovanni Battista Florido.Top
61 Olio su tela, cm 140 x 106 (Soprintendenza Beni Ambientali, Architettonici, Artistici e Storici per le province di Caserta e Benevento, scheda 17659, neg. n. 17490); D.B. Marrocco, Piedimonte...cit., p. 251. Cfr. M. Marini, Caravaggio...cit., pp. 170-171, 406-408, 232-233, 463-466; G. Papi, Orazio Borgianni, Soncino (Cr), Edizioni dei Soncino, 1993; Bartolomeo Cavarozzi, “Sacre Famiglie” a confronto, a cura di D. Sanguineti, cat. della mostra (Torino, Pinacoteca dell’Accademia Albertina, 06.10.2005-26.02.2006), Milano, Skira, 2005.Top
62 Hierarchia catholica, IV (P. Gauchat), Monasterii, Librariae Regensbergianae, 1935, p. 351, nota 4; ASV, Segreteria di Stato, Vescovi e Prelati, vol. I (1500-1612), cc. 362r.-363v., c. 362r..Top
63 V. de Franchis, Decisiones Sacri Regii Consilii Neapolitani, Venetiis, apud Iuntas, 1580; Id., Consuetudines neapolitanae, Venetiis, apud Petrum Dusinellum, sumptibus Nicolai de Botis, 1588 (cfr. le ed. 1677, 1733, 1775).Top
64 F. Baldinucci, Notizie...cit., III (1846; 1974), p. 742; M. Marini, Io Michelangelo...cit., n. 72, pp. 433-435, fig. 72 a p. 235 (ove si riporta la versione del Museo de S. Cruz di Toledo); Ib., Caravaggio...cit., n. 87, pp. 532-535, fig. 87 alle pp. 302-303; K. Christiansen, Crocifissione di sant’Andrea, in Caravaggio: l’ultimo tempo...cit., pp. 109-111.Top
65 C. De Lellis, Aggiunta alla Napoli Sacra dell’Engenio, ms. secondo sec. XVII, 5 t., Napoli, Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele III, ms. X. B. 20-24, t. IV, cc. 179r.-180v., c. 179v. Tale descrizione è in G. Porzio, Postilla ad Angelo Caroselli, in Il Ratto di Proserpina di Nicolas Mignard ed altri dipinti antichi, cat. della mostra (Maastricht, The Fine Art Fair – TEFAF, 13-22.03.2009, stand 369), Milano, Galleria Silvano Lodi & Due, 2009, pp. 38-39. Cfr. pure C. De Lellis, Aggiunta alla Napoli Sacra dell’Engenio, Estratti che diconsi fatti dal del Magno, 5 fasc., ms. secondo sec. XVII, Napoli, Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele III, ms. XIV. F. 17, fasc. IV, col. 81, 82: «La Cap.a a man sinistra à lato dell’Alt. Mag.e in cui è la tavola di S. Andrea Ap.lo Crocifisso col quale raggiona il Tiranno di mirabile dipintura è della Fam.a Sebastiano, Nobile della Città di Scala, di cui fù Francesco, Sebast.o March.e della Rocchetta di cui fù figliu. a [...] [...] maritata ad Ant.o del Giudice del Seggio di Nido, da quali nacque [...] che fù Moglie di [...] Valditaro, a cui portò il Marchesato della Rocchetta et è hoggi il Possessore di q.a Cap.a». Per i Sebastiano di Scala (Sa) cfr.: L. Mansi, Cenni storici della città di Scala, Salerno, Volpe and C., 1912, p. 10; G. Imperato, Amalfi, Ravello e Scala, nella natura, nella storia e nell’arte, prefazione di A. Pansa, Amalfi, De Luca, 1953, pp. 49, 155; C. D’Amato, Scala: un centro amalfitano di civiltà, Scala, Pro Loco di Scala, 1975, pp. 200, 248-249. I Valdetaro di Genova, feudatari del Monte della Rocchetta (Is) ove nasce il Volturno, sono citati in F. Granata, Storia civile...cit., I (1752), p. 87.Top
66 ASN, Commissione esecutrice del Concordato, Patrimonio Ecclesiastico, b. 481, cc. 85r.-88v., c. 87r. [tale inventario è citato in Archivio Provinciale del SS. Cuore di Gesù dei Frati Minori Napoletani di Napoli (APFMN), G. D’Andrea, Case religiose frati minori napoletani, cc. 261r.-270v., cc. 267v., 270r.; Ib., Quaderno M, c. 6].Top
67 Collazione degli editti, determinazioni, decreti e leggi di Sua Maestà da 15 febbraio a 31 dicembre 1806, Napoli, Stamperia Simoniana, s. d., p. 327.Top
68 ASN, Intendenza di Napoli, I Versamento, Serie Culto, b. 807, ad vocem Napoli, Monastero Montecalvario; ASN, Comm. esec. del Conc., Patr. Eccl., b. 209, fasc. 98, cc. nn.. I beni di alcuni monasteri francescani soppressi restano a disposizione del Ministero dell’Interno, cfr. ASN, Int. di Napoli, I Vers., S. Culto, b. 782, fasc. 1916, 01-06-1811, Lettera del Ministero dell’Interno a Sua Eccellenza il Signor Consigliere di Stato Intendente di Napoli, cc. nn.; Ib., 05-06-1811, Lettera del Segretariato Generale al Sindaco di Napoli, cc. nn.. Per la chiesa e il monastero di Montecalvario cfr.: C. D’Engenio Caracciolo, Napoli...cit., p. 579; APFMN, T. Testa da Nola, Serafici Fragmenti, ms. sec. XVII (1691), cc. 248-251; C. Celano, Notizie del bello, dell’antico e del curioso della città di Napoli, I ed. Napoli 1692, 3 voll., Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 1970, I, p. 185, III, pp. 1590-1591; S. D’Aloe, Catalogo di tutti gli edifizi sacri della città di Napoli e suoi sobborghi (ms. sec. XVII) (estratto da «Archivio Storico per le Province Napoletane», 8 (1883), Bologna, Forni, s. d., p. 152; D.A. Parrino, Nuova guida de’ forastieri, in Napoli, presso il Parrino, 1725, pp. 97-98; N. Carletti, Topografia universale della città di Napoli, in Napoli, nella Stamperia Raimondiana, 1776, p. 276; G. Sigismondo, Descrizione della città di Napoli e suoi borghi, riproduzione dell’ed. in Napoli, Fratelli Terres, 1788-1789, 3 voll., Sala Bolognese, Arnaldo Forni, 1989, II (1788), pp. 264-265; F. Marzullo, Guida del forestiere per le cose più rimarchevoli della città di Napoli, Napoli, dai torchi di Saverio Giordano, 1823, p. 128; G.A. Galante, Guida sacra della città di Napoli, I ed. Napoli 1872-1873, a cura di N. Spinosa, Napoli, Società Editrice Napoletana, 1985, pp. 235-236, 243; Id., Guida sacra della città di Napoli, ristampa dell’ed. in Napoli, Stamperia del Fibreno, 1872-1873, Napoli, Morano, 2004, pp. 366-367; C.T. Dalbono, Guida di Napoli e dintorni, I ed. 1876, Napoli, Antonio Morano, 1891, pp. 317-318; G. D’Andrea, Chiese francescane nella città di Napoli, (ms. sec. XVII), in «Archivum Franciscanum Historicum», 87 (1994), 3-4, pp. 447ss., pp. 470-471; G. Nicodemi, Santa Maria di Montecalvario, in Napoli Sacra. Guida alle chiese della città, Itinerario XI, Napoli, Elio de Rosa, 1994, pp. 680-682 (nessuna di queste fonti menziona il lavoro del Caroselli).Top
69 Per la processione “de’ Battaglini” cfr.: G. D’Andrea, L’edizione 1680 delle Croniche dell’Ordine dei Frati Minori di fra’ Marco da Lisbona, in «Archivum Franciscanum Historicum», 96 (2003), 3-4, pp. 431ss., pp. 433-436, 443-445.Top
70 B. De Dominici, Vite...cit., I, t. II (1743; 1979), pp. 164-165. Il De Dominici è al servizio, per diversi anni, dei già citati Niccolò dell’Aquila d’Aragona e della consorte Aurora Sanseverino, cfr. F. Bologna, De Dominici Bernardo, in DBI, 33, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 1987, pp. 619-628. È il Passeri a ricordare: «Dilettossi di ristorare gli quadri antichi, et haveva molti segreti da pulire, e da imitare le maniere antiche», cfr. Die Künstlerbiographien... cit., p. 193; nel 1631, il palermitano Fabrizio Valguarnera dei baroni di Godrano, celebre per il furto di diamanti e il processo ad esso legato, dichiara «Il quadro grande di un Sacrificio di Latini lo comprai à Montegiordano da Simone Regattiero cinque mesi sono in c.a che lo pagai scudi quindeci, et altri dieci ne diedi à Caroselli Pittore, che lo raccomodò», in J. Costello, The twelve pictures “ordered by Velasquez” and the trial of Valguarnera, in «Journal of the Warburg and Courtald Institutes», 1950, 3-4, pp. 237-284, p. 273.Top
71 Il dipinto in oggetto è segnalato nel repertorio di microfiches The Witt Library, Courtauld Institute of Art, London, Haslemere, Emmett, 1981 (cfr. anche la versione 1981-1991) come opera di collezione privata; olio su tela, cm 96,5 x 132,5, stimato euro 20.000-30.000, venduto per euro 21.000, Bloomsbury Auctions, Roma, 12-06-2008, lotto 117; G. Papi, Angelo Caroselli, Sant’Andrea (?), in Il Ratto...cit., pp. 26-37.Top
72 I. da Varazze, Legenda Aurea, a cura di A. e L. Vitale Brovarone, Torino, Einaudi, 1995, pp. 15-25, p. 21.Top
73 F. Baldinucci, Notizie...cit., III (1846; 1974), p. 742. ASBN, Banco dei Poveri, Polizza di ducati 31 emessa il 15-11-1616 da Giuliano Nepeta a favore di Angelo Caroselli, cc. nn.; ASBN, Banco dei Poveri, Giornale di Cassa, 1616, matr. 19, 17-11-1616, cc. nn..Top
74 ASBN, Banco dei Poveri, Polizza...cit., cc. nn.; ASBN, Banco dei Poveri, Giornale di Cassa... cit., cc. nn..Top
75 ASBN, Banco dei Poveri, Giornale di Banco, 1616, matr. 20, 20-09-1616, cc. nn. (per «fare una cona con suoi adornamenti necessarij» «nella Cappella da farsi dentro l’Ecclesia di Santa Maria della Grazia del Casale della Barra», Giuliano Nepeta spende ducati 81, tarì 21, grana 40 pagati a diverse maestranze); ASBN, Banco dei Poveri, Giornale di Cassa, 1616, matr. 19, 28-09-1616, cc. nn. (Nepeta paga ducati 20 a Natale Cuccaro, specificando di operare «del modo ch’è fatto lo quadro con ornamenti della cappella di San Carlo Borromeo dentro l’Ecclesia di San Giovanni Maggiore de Napoli»); ASBN, Banco dei Poveri, Giornale di Cassa, 1617-1618, matr. 26, 14-04-1618, cc. nn. (Nepeta paga ducati 18 e tarì 1 a Nardo Angelo Laudano, specificando di procedere «del istesso modo che sono fatte le medesime cornice scabello, et colonne in un quadro di San Carlo Boromeo che sta in una cappella di San Giovanni Maggiore de Napoli»). A tali notizie si aggiunga: ASBN, Banco dei Poveri, Giornale di Cassa, matr. 29, 13-08-1618, cc. nn.. (Nepeta incassa ducati 16 e tarì 2, chiudendo il suddetto conto).Top
76 Diversi sono i nomi con i quali Nepi fu appellata: Nepet, il più comune, ma anche Nepite, Nepeta, Nepete e Nepa, cfr. L. Alimelli, Nepa, Nepet, Nepete. Nepi una città della storia, Roma, S.E.I., 1999, p. 14.Top
77 Per Barra cfr.: P. Cozzolino, La Barra e le sue origini (nella Napoli suburbana), Napoli, Tip. De Angelis, 1889; N. Lapegna, Origini e storia di Barra, Napoli, Novissima Antologia, s. d.; P. Centanni, Il nobile Casale della Barra, Napoli, Fausto Fiorentino, 1997. Per i casali, inoltre, cfr. gli studi di C. Russo, I redditi dei parroci nei Casali di Napoli: struttura e dinamica (XVI-XVIII secolo), in Per la storia sociale e religiosa del Mezzogiorno d’Italia, a cura di G. Galasso e C. Russo, 2 voll., Napoli, Guida, 1980-1982, I (1980), pp. 1-178; Ead., Parrocchie, fabbricerie e comunità nell’area suburbana della Diocesi di Napoli (XVI-XVIII secolo), in Per la storia...cit., II (1982), pp. 9-79; Ead., Chiesa e comunità nella Diocesi di Napoli tra Cinque e Settecento, Napoli, Guida, 1984.Top
78 ASDN, Visita del Cardinale Filippo Giudice Caracciolo alla chiesa di S. Maria delle Grazie, 1838, VIII, c. 287r. e v.; ASDN, Repertorio di Santa Visita, Diocesi, vol. 5, Napoli, 1858, cc. 2116, 2125; P. Cozzolino, La Barra...cit., documento I (testimonia l’antico titolo a S. Maria delle Grazie dell’attuale S. Antonio). Due inventari rinvenuti da chi scrive (entrambi 1809) la descrivono come una chiesa con un altar maggiore, adorno di un dipinto grande con S. Maria della Grazia e Santi, e «sei cappelle con i rispettivi altari di marmo, e loro paratini di fiori» con «quadri di diverse effigie», cfr.: ASN, Int. di Napoli, I Vers., S. Culto, b. 759, fasc. 1005, c. 13r. e v.; ASN, Comm. esec. del Conc., Patr. Eccl., b. 502, cc. nn..Top
79 L’edicola è al civico 116 dell’attuale via S. Rocco a Ponticelli, cfr. A. Bove, Il centro storico di Ponticelli e il suo territorio, nota introduttiva di R. Mormone, Napoli, Comune di Napoli, s. d., p. 43; a Ponticelli è documentato anche un mulino “dell’Arco” forse in rapporto alla Masseria di S. Maria dell’Arco, cfr. G. Alagi, Ponticelli. Appunti e proposte per una ricerca storica, Ponticelli, I quaderni de «Il Quartiere», 1983, p. 26. La bibliografia sull’icona, la devozione e il santuario della Madonna dell’Arco è estesa ed ha carattere religioso, antropologico, storico, documentario ed artistico, con part. riguardo alle tavolette dipinte ex-voto dedicate alla Vergine; cfr. i più recenti e corposi studi (con bibl. precedente): A.E. Giardino, M. Rak, Per grazia ricevuta. Le tavolette dipinte ex voto per la Madonna dell’Arco. Il Cinquecento, Napoli, Ci Esse Ti, 1983; G.B. Bronzini, Storia del culto della Madonna dell’Arco attraverso le fonti scritte e figurative dei secoli XVII-XVIII, prefazione di G. De Rosa, Firenze, Leo S. Olschki, 2000; T. Violante, Madonna dell’Arco. Storia del santuario e del convento, Napoli, EDI, 2009.Top
80 Nonostante l’immagine della Madonna dell’Arco sia fin da principio custodita dai domenicani, sugli ex-voto ad essa si associano liberamente svariate figure di santi, compresi quelli francescani, cfr. il repertorio fotografico degli studi citati (nota 79). Il tema di S. Onofrio Eremita è affrontato da Battistello Caracciolo, Salvator Rosa, Domenico Gargiulo, Matthias Stomer, Luca Giordano, non di rado, quindi, nella pittura napoletana del Seicento.Top
81 P. Giusti Maccari, Pietro Paolini...cit., p. 102, fig. 19 a p. 103 (olio su tela, cm 171 x 124); per il dipinto cfr. la scheda di R. Vodret in C. Strinati, R. Vodret, Caravaggio e i suoi. Percorsi caravaggeschi in Palazzo Barberini, cat. della mostra (Roma, Palazzo Barberini, 18.02.-09.05.1999), Napoli, Electa, 1999, pp. 84-85, fig. 29 a p. 85. Il tema delle nozze mistiche, assieme ad un’anziana figura maschile, all’angelo, alla corona e al paesaggio, ricompare in un’altra opera del Paolini, lo Sposalizio mistico di S. Caterina (olio su tela, cm 69 x 52, ubicazione ignota), accanto a cui si segnalano pure la Madonna in trono con il Bambino, S. Giuseppe e S. Caterina d’Alessandria (olio su tela, cm 225 x 155, Finarte, Roma, 04-04-1978, lotto 66, tav. XXI) e lo Sposalizio mistico di S. Caterina (olio su tela, cm 90 x 125, Lucca, collezione privata), cfr. P. Giusti Maccari, Pietro Paolini...cit., p. 110 e fig. 28 a p. 111, p. 142 e fig. 61, p. 144 e fig. 63; per il dipinto del Capecelatro cfr. nota 83.Top
82 Per il dipinto (olio su tavola, cm 76 x 102, inv. A.B-00920A-U/IS) cfr.: P. Leone De Castris, Bartolomeo Cavarozzi, Sacra Famiglia con S. Francesco, in Il patrimonio artistico del Banco di Napoli. Catalogo delle opere, con introduzione di B. Molajoli, coordinamento scientifico di N. Spinosa, Napoli, Banco di Napoli, 1984, p. 44 e fig. s. n.; Capolavori dalle collezioni d’arte del Banco di Napoli, cat. della mostra (Napoli, Museo Diego Aragona Pignatelli Cortes, 21.09-19.11.1989), a cura di N. Spinosa, comitato scientifico L. Martorelli, R. Muzii, N. Spinosa, A. Tecce, Napoli, Guida, 1989, fig. a p. 11; La collezione d’arte del Banco di Napoli a Villa Pignatelli, a cura di N. Spinosa, A. Tecce, Napoli, Electa, 1998, p. 11, fig. s. n.; La collezione d’arte del SanPaolo Banco di Napoli, a cura di A. Coliva, prefazione di N. Spinosa, saggi di A. Coliva e A. Tecce, schede delle opere M. Confalone, M.T. Giannotti, T. Scarpa, O. Scotto di Vettimo, biografie degli artisti M. Minozzi, Cinisello Balsamo (Mi), Silvana, 2004, pp. 102-103, fig. a p. 103; G. Papi, Angelo Caroselli, Sant’Andrea (?), in Il Ratto...cit., p. 32, fig. 4.Top
83 G. Labrot, Collections...cit., pp. 101-104, p. 102 (ASN, Carlo Piscopo, scheda 1032, prot. 21, cc. 405-436v., c. 411v.; 24-04-1655); Ib., pp. 113-115, p. 114 (ASN, Francesco Mignone, scheda 332, prot. 19, cc. 1248v.-1250 e cc. 1-6 allegate alla c. 1248v., c. 4; 20-03-1659); Ib., pp. 157-159, p. 158 (ASN, Giovanni Antonio de Blasio, scheda 460, prot. 23, cc. 913v.-915v. e cc. 1-2v. allegate alla c. 914v., c. 1v.; 30-11-1682); Ib., pp. 376-381, p. 377 (ASN, Tommaso Cauccio, scheda 680, prot. 27, cc. 18-63v., c. 58; 27-01-1732).Top
84 G. Labrot, Collections...cit., p. 101; A. Musi, Capecelatro Ettore, in DBI, 18, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 1975, pp. 441-442; su un celebre figlio di Ettore, Carlo (1617-1668), maestro di campo della fanteria napoletana, duca di Seiano e governatore di alcune province del Regno, cfr. Id., Capecelatro Carlo, in DBI, 18, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 1975, pp. 439-440.Top
85 ASV, Segreteria di Stato, Particolari, vol. 15 (1645-1646), c. 336r. e v.Top
86 Per Giovanni Battista de Fusco cfr. il documento del 1725 in G. Labrot, Collections... cit., pp. 333-336. Per i de Fusco di Ravello cfr.: A. Guerritore, Ravello e il suo patriziato. Notizie storiche e nobiliari, Napoli, s. e., 1908, pp. 33, 38, 43, 49, 78-81, 92 (la famiglia Fusco era stata decorata della regia familiarità sin dal 1536 e poi del titolo di Duca; risulta ascritta al Seggio di Ravello il 12-12-1742; «di argento ad una branca di orso nero, premente un cuore sanguinante di rosso, sormontato nel capo da un giglio dello stesso e con la bordura dentata, parimenti di rosso», cfr. Ib., pp. 78, 92); G. Imperato, Amalfi...cit., p. 46; S. Giordano, Fusco Paolo, in DBI, 50, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 1998, pp. 796-797 (con bibl. specifica).Top
87 Ricerche sul ’600 napoletano. Catalogo delle pubblicazioni edite dal 1883 al 1990, riguardanti le opere di architetti, pittori, scultori, marmorari ed intagliatori per i secoli XVI e XVII, pagate tramite gli antichi banchi pubblici napoletani, a cura di E. Nappi, Milano, L. & T., 1992, pp. 56-57, p. 57, ove è riportata la notizia come 03-04-1674 (ASBN, Banco di S. Giacomo, matr. 374, 03-03-1674, c. 217).Top
88 Die Künstlerbiographien...cit., p. 193; F. Baldinucci, Notizie... cit., III (1846; 1974), pp. 739-748, p. 742.Top
89 La bibliografia sui sedili di Napoli (Capuana, Forcella, Montagna, Nido, Porto, Portanuova, Popolo) è piuttosto estesa; a chi scrive piace citare le fonti più antiche: C. Tutini, Dell’origine e fundatione de seggi de Napoli, in Napoli, appresso il Beltrano, 1644, riproduzione facsimile con saggio introduttivo di P. Piccolo, Napoli, Luciano, 2005; C. Torelli, Lo splendore della nobiltà napoletana, ascritta ne’ cinque seggi; giuco d’arme, ristampa dell’ed. in Napoli, appresso Antonio Bulifon, 1678, Milano, Orsini De Marzo, 2003. Cfr., poi, le indicazioni alle note 65, 86.Top
90 Per Paolini cfr. principalmente A. Ottani, Per un caravaggesco toscano: Pietro Paolini (1603-1681), in «Arte antica e moderna», 1963, pp. 19-35, p. 21; A. Marabottini, Il “Naturalismo” di Pietro Paolini, in Scritti di storia dell’arte in onore di Mario Salmi, a cura di V. Martinelli, F.M. Aliberti, 3 voll., Roma, De Luca, 1961-1963, III (1963), pp. 307-324; A. Ottani, Integrazioni al catalogo del Paolini, in «Arte antica e moderna», 1965, pp. 181-187; E. Giffi, Per il tempo... cit., p. 22 e nota 3 a p. 29; P. Giusti Maccari, Pietro Paolini...cit., p. 17, e le diverse integrazioni al catalogo del lucchese, di cui l’ultima è A. Ambrosini, M.I. Aliverti, Sopra un ritratto d’attore inedito, in «Commedia dell’arte», 2008, 1, pp. 3-27. Del primo soggetto fanno menzione già F. Baldinucci, Notizie...cit., V (1847; 1974), pp. 106-109 e G. Sardini (cfr. P. Giusti Maccari, Pietro Paolini...cit., pp. 189-191), per il secondo cfr. Ib., pp. 110, 144.Top
91 ASVR, S. Lorenzo in Lucina, Stati d’Anime, 1634, c. 59r. («Corso mano sinistra [...] Angelo Carosello pittore c, Maria Turca sua moglie c, Jacoma Caroselli figlia c, Carlo figlio c, Paolino Paolini garzone, Francesco 10 [?]»), segnalato, tuttavia incompleto del nome del Paolini, in F. Petrucci, Pittura di ritratto a Roma. Il Seicento, 3 t., Roma, Budai, 2008, t. II, p. 404; ASR, TCG...cit., 1638, cc. 1589r.-1590r.; sul nucleo familiare di Pietro Paolini cfr. P. Giusti Maccari, Pietro Paolini...cit., p. 17 e nota 21 a p. 21.Top
92 ASVR, S. Spirito in Sassia, Stati d’Anime, 1626, cc. nn.Top
93 ASVR, S. Giovanni in Laterano, Cresime, 7 (1624-1626), c. 384r.: «Die 24 Junij 1626 [...] Santo Spirito, Francesco de Angelo Caroselli Romano compare fra Hippolito Mancini».Top
94 ASVR, S. Giovanni in Laterano, Cresime, 8 (1627-1628), cc. nn.: «Die 24 Junij 1628 [...] San Jacopo Scossa Cauallo, Carolo figlio Agnolo Caroseli madre Maria compare Fausto Tucci». Si è cercata a ritroso fino all’anno 1622, senza risultato positivo, la cresima della primogenita di Angelo, Giacoma; l’assenza della registrazione della stessa nell’ASVR di Roma farebbe ipotizzare che sia stata cresimata a Napoli, già prima del 1626.Top
95 ASR, Monte di Pietà, Libri Mastri, Vincolati, 54 (1628), c. 1034; scarse le altre notizie dal conto del pittore, evidentemente piuttosto “magro”: il 10-10-1650 Caroselli paga 6 scudi allo speziale Ludovico Ceci «per robba di spetiaria», utilizzata forse per curare se stesso (morirà l’08-04-1652, forse di peste), la moglie Brigida, gravida fino a poco prima, o la neonata Angela, cfr. ASR, Monte di Pietà, Libri Mastri, Vincolati, 88 (1650), c. 759. Per il S. Venceslao cfr. principalmente: Die Künstlerbiographien...cit., p. 193; F. Baldinucci, Notizie...cit., III (1846; 1974), p. 742; O. Pollak, Die Kunsttätigkeit unter Urban VIII, 2 voll., Wien, Filser, 1928-1931, II (1931), pp. 538-539; R. Longhi, Ultimi studi sul Caravaggio e la sua cerchia, in «Proporzioni», 1943, 1, pp. 5-63, p. 50; G. Incisa della Rocchetta, Il bozzetto...cit., pp. 22-27; C.S. Salerno, Precisazioni... cit., p. 349 e fig. 8 a p. 352; Rom in Wien...cit., (questo con specifica ed ampia bibl. precedente). Die Künstlerbiographien...cit., p. 190.Top
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