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Il bello della vita. L'estetica sociologica di Georg Simmel
di Vincenzo Pinto
La figura di Georg Simmel (1858-1918) è difficilmente inquadrabile. Filosofo e sociologo tedesco di origine ebraica, Simmel ha letteralmente cucito fra loro non soltanto due secoli, ma anche due discipline tutt’ora ritenute poco assimilabili. La disciplina che ama la conoscenza sensibile, come l’estetica, ha incontrato ripetutamente l’ircocervo greco-latino che si occupa dei rapporti sociali, ovvero la sociologia, in un periodo storico caratterizzato dal brusco passaggio della Germania da un mondo semi-feuduale a una società industrializzata. Molto si potrebbe dire sulla «via speciale» tedesca alla modernizzazione1. Poco, però, capace di cogliere la profondità, la versatilità e il coraggio intellettuale che caratterizzarono l’opera e la vita di Simmel, universalmente noto per il suo trattato sociologico Philosophie des Geldes (Filosofia del denaro, 1900)2.
Allo studioso tedesco dedica un’importante monografia il giovane Gianluca Valle3. Ci troviamo di fronte a un tentativo, complessivamente riuscito, di fornire una lettura d’insieme dell’opera poliedrica e complessa di Simmel. Il titolo del libro, La vita individuale, racchiude perfettamente la tesi avanzata da Valle: Simmel può essere considerato come uno dei campioni tedeschi, se non l’antesignano più illustre, del tentativo filosofico moderno di fondere il problema estetico dell’immagine sociale con quello etico della condotta individuale sotto l’usbergo di un «individuelles Gesetz» (legge individuale). Le sue doti di fino conoscitore delle dinamiche sociali hanno per così dire trovato una base epistemologica e filosofica unica nel suo genere, che si reggeva su una conoscenza di primo piano del pensiero filosofico tedesco moderno e su un’interpretazione originale di ciò che di meglio il mondo germanico aveva saputo produrre negli ultimi tre secoli, vale a dire dall’avvento della riforma luterana in poi.
Lo studio del Valle non procede per tappe biografico-cronologiche, né per nuclei teoretico-tematici. Accettando in pieno il guanto di sfida lanciato da Simmel e distanziandosi dai suoi interpreti postumi, propensi a schematizzare in orizzonti del tutto conchiusi la produzione intellettuale dello studioso tedesco, Valle ha deciso di operare per nuclei vitali: far interagire la lettura dei testi simmeliani alla luce di quadri concettuali in continua espansione, in una sorta di visione bergsoniana del tempo vitale. In questo modo, l’A. è riuscito a fornire un’interpretazione unitaria e convincente dell’opera simmeliana, tacciata ora di «impressionismo sociologico», ora di «filosofia giornalistica»4.
Lo studio di Valle si divide in tre macro-capitoli: 1) orizzonti del vivere individuale; 2) forme dell’io; 3) arte dell’individuazione. Tutti e tre partono in qualche modo dal presupposto che il problema reale della scienza dello spirito sia quello di delineare le possibilità dell’individualità sociale nell’epoca del relativismo culturale. Simmel ricostruisce l’identità attraverso i meccanismi che sottendono ai processi di imitazione e di differenziazione individuali e collettivi5, attraverso un serrato confronto con le principali teorie dell’Io (quella kantiana, schopenhaueriana e nietzscheana)6, e attraverso una sorta di equilibrio dinamico che viene a crearsi tra le spinte imitative sociali e quelle originali dell’individuo. Il fulcro è rappresentato dall’uomo estetico di ascendenza goethiana, una sorta di giusto mezzo tra la visione astratta illuministica (kantiana) e quella particolaristica romantica (idealistica)7.
La tesi di Valle è che Simmel abbia in qualche modo cercato di gettare le basi di un’estetica sociologica, cioè di un’indagine «sulle condizioni temporali, spaziali e sensoriali in cui si esplica la vita delle persone nell’età del denaro circolante»8. Lo ha fatto, secondo l’A., conferendo un’attenzione particolare alla dimensione estetica del vivere sociale. Estetica non intende riferirsi unicamente al bisogno di apparire secondo una misura originale o imitativa, ma anche a un’esigenza di dare un certo valore alla sensibilità umana. Questo spiega la rilevanza assunta da una conoscenza per così dire più immediata e intuitiva della realtà che governa i rapporti interpersonali e che ha fatto parlare giustamente molti studiosi contemporanei di attore sociale, cioè di una particolare forma di azione posta dinanzi al mondo. Il tempo simmeliano è un tempo bergsoniano, che recupera lo schema kantiano della conoscenza sensibile adattandola a una visione romantica e organica dell’esperienza individuale.
La parte finale del volume è dedicata alla figura di Rembrandt, al centro di un importante saggio di filosofia dell’arte. Simmel ritiene infatti che il pittore olandese abbia rappresentato la perfetta sintesi tra unicità e universalità in una dimensione temporale bergsoniana. Rembrandt dipinge la vita che scorre negli individui, il loro passato, il loro presente e il loro futuro inferti nella carne chiaro-scurale. L’umanità di Rembrandt ne simboleggia la sua modernità: la capacità di fornire all’uomo contemporaneo un’immagine di sé coerente e vitale, in un rapporto sinergetico e organico tra il tutto e le sue innumerevoli parti, secondo i dettami della Gestaltpsychologie (psicologia della forma). L’arte rembrandtiana, paradigma dell’arte germanica, viene raffigurata da Simmel come l’arte nietzscheana dell’amor fati, del «sì alla vita», del fluire del tempo secondo una «forma individuale», in contrapposizione con l’arte greco-romana del «no alla vita», dell’Apollo capace di contemplare unicamente le forme eterne, dell’aspirazione umana alla divinità e all’immortalità9. L’uomo rembrandtiano muore e vive nello stesso istante in cui è ritratto in una scena della vita quotidiana: questa, secondo il filosofo tedesco, è la rappresentazione artistica di una «forma vitale».
Il lavoro di Valle è una biografia estetica, forse poco attenta – per intima scelta – alla dimensione storica in cui avvengono le scelte tematiche simmeliane (la riflessione sull’uomo rembrandtiano è decisamente figlia della Prima guerra mondiale), ma ciò nonostante capace di fornirci una lettura nuova e originale di un personaggio letto nel nostro paese sotto l’usbergo della «filosofia dei valori» o «della vita», oppure ripescato ad hoc per le sue mirabili intuizioni riguardanti la sociologia contemporanea o la storia dell’arte. Simmel è stato uno studioso molto amato e apprezzato dall’opinione pubblica dell’epoca proprio per la sua capacità di avvicinarsi ai problemi del suo tempo da una prospettiva filosofica particolare, in cui l’occhio e l’orecchio non si escludono a vicenda, ma partecipano all’unisono all’edificazione della vita individuale, unica e sociale. Piuttosto c’è da chiedersi come mai la lettura estetica simmeliana della vita individuale abbia incontrato così tanti ostracismi o così tante incomprensioni nei decenni successivi.


NOTE
1Cfr. H. Grebing, Der “deutsche Sonderweg” in Europa 1806-1945 (Eine Kritik), unter Mitarbeit von D. von der Brelie-Lewien und H.-J. Franzen, Stuttgart, W. Kohlhammer, 1986.Top
2Ed. it., a cura di A. Cavalli e L. Perucchi, Torino, UTET, 1998.Top
3Gianluca Valle, La vita individuale. L’estetica sociologica di Georg Simmel, Firenze, Firenze University Press, 2008, 174 pp. Valle è studioso di estetica e di didattica della filosofia. Collabora con riviste quali «Studi di estetica» e «Fenomenologia e società».Top
4Cfr. la ricca introduzione dell’A., in particolare alle pp. XXII-XXIII.Top
5Cfr. ivi, pp. 1 ss.Top
6Cfr. ivi, pp. 31 ss.Top
7Cfr. ivi, pp. 63 ss.Top
8Cfr. l’introduzione a p. XXIV.Top
9Cfr. ivi, pp. 110 ss.Top
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