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Adolfo Omodeo, Aldo Garosci, Leo Valiani: uno scambio epistolare (1945-1946)
di Maurizio Griffo
Il breve carteggio tra Adolfo Omodeo, Aldo Garosci e Leo Valiani che qui pubblichiamo si apre in modo inconsueto con dei telegrammi scambiati tra i primi due tra il luglio e l’agosto del 1945. È più che possibile che qualche lettera sia andata persa, ma lo scambio telegrafico fa supporre, semmai, un precedente contatto diretto. Molto probabilmente si tratta di un incontro avvenuto in occasione di una riunione del Partito d’azione. Un’occasione in cui Garosci ed Omodeo si erano rincontrati dopo parecchi anni e nella conversazione era maturata l’idea di stampare uno stralcio della biografia che Garosci aveva dedicato a Carlo Rosselli allora in corso di pubblicazione sulla rivista diretta da Omodeo. D’altra parte nel giugno di quell’anno Omodeo aveva pubblicato un articolo sull’edizione milanese di «Italia libera», quotidiano azionista di cui Garosci era vice direttore, e anche questa prima collaborazione può essere frutto di un accordo verbale preso durante quell’incontro1.
L’incontro e lo scambio d’idee, che sono la premessa logica di questa corrispondenza, facevano seguito, peraltro, a una conoscenza intellettuale e personale che si può datare molto più indietro. E questo non vale solo, e ovviamente, per Garosci, e almeno altrettanto per Valiani, ma anche per Omodeo. Durante il fascismo, al confino o in esilio, Valiani e Garosci erano assidui lettori de «La Critica» crociana e dei libri di Croce e Omodeo. Per dare un’idea dell’attenzione con cui Valiani seguiva la produzione crociana basterà ricordare che, allo scoppio della seconda guerra mondiale, internato in Francia nel campo di Vernet, progettava di scrivere, nei ritagli di tempo, un saggio sulla Storia d’Europa2. Anche più intense, se possibile, le frequentazioni crociane e omodeiane di Garosci. Questi, in una lettera alla vedova di Omodeo scritta nell’agosto del 1959, a proposito dello storico siciliano rilevava di essere «uno di quelli che il suo pensiero ha molto aiutato, e certo la lettura delle sue opere mi ha dato alcune delle gioie intellettuali più profonde che abbia sperimentato nel lungo periodo dell’esilio». In quella stessa occasione notava con rammarico che, pur avendo conosciuto Omodeo a Parigi e avendolo frequentato per ragioni politiche dopo la liberazione, non aveva mai avuto «occasione di stringere consuetudine con lui»3.
Le corrispondenze si collocano (tranne l’ultima lettera di Garosci, che risale al marzo del 1946) tutte tra il luglio e il settembre del 1945. In quei mesi, che seguono immediatamente la fine della guerra, si vive una fase di speranzoso attivismo. Inoltre, circostanza che accresce il clima di fiducia, il quadro politico rimane indeterminato; per il momento non si ha consapevolezza dei rapporti di forza che si andranno a stabilire tra le varie formazioni politiche, come apparirà invece chiaro già dopo le elezioni amministrative della primavera del 1946. Da un altro versante, poi, non si è ancora profilata la guerra fredda, che marcherà un discrimine epocale, segnando gli equilibri del sistema politico per tutto il lungo dopoguerra. Un discrimine che sarà maggiormente cogente per chi, come tutte le personalità qui coinvolte, apparteneva a quell’area di democrazia laica che sarà destinata a un ruolo di minoranza.
Rispetto a questo quadro d’insieme occorre, però, scendere a più specifiche precisazioni al fine di intendere, nel loro dialogo, le rispettive posizioni dei tre interlocutori. Se la voglia di fare è analoga, diversa è l’attitudine personale che ciascuno porta in quel frangente e che rimanda alle diverse esperienze vissute. Garosci e Valiani, tornati in Italia dopo anni di esilio, sono più confidenti. Hanno partecipato alla resistenza a fianco degli alleati e, a guerra finita, vedono la prospettiva di una effettiva e duratura ripresa della vita libera. Omodeo, che aveva vissuto gli anni della dittatura come una sorta di cattività spirituale, al momento di questo scambio epistolare ha alle spalle due anni assai intensi di attività politica e amministrativa. Sul piano più direttamente politico abbiamo avuto l’impegno nel Partito d’azione napoletano; sul versante istituzionale vanno ricordati: il rettorato dell’Università di Napoli assunto dopo il 25 luglio 1943, l’esperienza come ministro della pubblica istruzione nel secondo governo Badoglio, infine, proprio nel periodo coperto da queste corrispondenze, la designazione alla Consulta nazionale. Insomma, nell’estate del 1945 Omodeo ha già sperimentato le difficoltà inevitabilmente legate al coscienzioso esercizio di una funzione pubblica. Non casualmente egli appare pienamente consapevole che l’azione politica ha delle regole precise a cui occorre accomodarsi, pena l’inefficacia o la marginalizzazione. A tal proposito risulta significativa un’osservazione svolta, nella lettera del 23 agosto 1945, a proposito dell’opportunità di ristampare sul quotidiano azionista suoi articoli già apparsi in altre sedi. Un simile procedimento può risultare utile, rileva Omodeo, perché «in politica non basta avere idee, ma bisogna martellarle nella testa».
Pure, soprattutto rispetto alle incertezze e ai dubbi che si percepiscono nella corrispondenza di quel periodo, Omodeo, in questo scambio di lettere con Garosci e Valiani, appare assai attivo e propositivo. Ad esempio, scrivendo a Luigi Russo il 29 luglio 1945, lo storico siciliano osserva con rammarico che «anche nei giorni liberi si va riproducendo l’isolamento amaro degli anni fascistici», per poi chiedersi «non so da che dipenda: forse sarà difetto del mio carattere». Una constatazione che lo porta a concludere che, posta la sua imperfetta capacità politica, «forse per questo finirò a ripiegare nel campo degli studi, dopo il vagabondaggio in quello della politica»4. Il fatto è che la voglia di fare non manca, quello che gli appaiono meno rosee sono le prospettive politiche generali e, soprattutto, il suo ruolo nel partito. Come rileva in una lettera di poco successiva al figlio Pietro, «scrivo molto e trovo seguaci ma sparsi qua e là»5.
Con tutta probabilità l’accenno ai seguaci sparsi si riferisce anche alla recente presa di contatto con gli azionisti del nord Italia; pure, a questa data Omodeo probabilmente ancora non immagina che di lì a pochi giorni, con la lettera del 13 agosto (scritta da Garosci e firmata anche da Valiani, che era il direttore dell’edizione milanese del quotidiano azionista), i “seguaci” gli chiederanno una collaborazione regolare6. Più in generale, poi, questa attitudine al contempo sfiduciata e volitiva può offrire una chiave di lettura pertinente dell’atteggiamento politico omodeiano in quel torno di tempo. Poco soddisfatto della situazione del partito a Napoli, scarsamente convinto della dirigenza romana, Omodeo cerca solidarietà e consonanza politica altrove7. La collaborazione con l’edizione milanese di “Italia libera” è pressoché coeva a quella con un’altra rivista milanese, «Lo Stato moderno» di Mario Paggi, cui si fa cenno anche in queste lettere a Garosci e a Valiani. Una situazione che troverà riscontro anche nell’esperienza della Consulta nazionale che sarebbe iniziata di lì a poco8. La troviamo espressa sinteticamente in una lettera alla figlia Anna del 16 gennaio 1946, dove, riferendosi ai suoi soggiorni nella capitale per i lavori dell’assemblea consultiva, così lo storico siciliano riassume la sua situazione: «Io sto quasi sempre col gruppo milanese: Bauer, Boneschi, Bergmann»9. In sostanza anche questo scambio epistolare con Garosci e Valiani conferma, sia pure in modo indiretto, che Omodeo, già nell’estate del 1945, non ha grande fiducia nel futuro del Partito d’azione. Allora, concentrarsi sull’attività giornalistica gli appare il modo migliore per partecipare alla vita pubblica. E questo non solo indicando vari possibili temi sui quali intervenire (autonomie locali, istruzione, politica internazionale) ma cercando quella che oggi si chiamerebbe una sinergia fra varie testate, immaginando riproduzione di articoli su periodici diffusi in aree geograficamente distinte.
I due interlocutori dello storico siciliano condividono con lui l’esigenza di autonomia rispetto alla dirigenza romana del partito; anche sull’opportunità di adoperare materiale già stampato in altre sedi non fanno obiezioni sostanziali se non quelle dettate da obiettive esigenze giornalistiche. Garosci non manca di sottolineare la più ampia latitudine espressiva offerta dall’edizione milanese del giornale rispetto all’edizione che si stampa nella capitale: «dove le necessità diplomatiche governative più vicine possono consigliare a volte qualche sordina». Mentre quando Omodeo suggerisce di riprendere su «L’Italia libera» (magari anche per estratti) articoli già pubblicati su «Lo Stato moderno», sempre Garosci deve ricordare che la cosa non è fattibile perché gli articoli «hanno già circolato ampiamente a Milano», mentre invece «un quotidiano desidera l’esclusività, o se non l’esclusività, almeno la primizia».
In sostanza, tanto Garosci quanto Valiani non solo sono felicissimi della collaborazione, ma manifestano nei confronti di Omodeo un sentimento di ammirazione e di deferenza10. Simili sentimenti dipendono anzitutto dal prestigio intellettuale di Omodeo, che entrambi considerano non solo forse il più autorevole storico italiano, ma, assieme, a Croce, l’alfiere dell’opposizione intellettuale ed etica al fascismo. Peraltro, e questo è un motivo in cui le ragioni intellettuali e le motivazioni politiche immediate si mescolano in maniera inestricabile, la prospettiva di avere Omodeo come collaboratore di «L’Italia libera» è per loro un motivo di soddisfazione aggiuntivo perché Croce, che entrambi riconoscono come guida spirituale nel campo degli studi, aveva criticato il Partito d’Azione. Allora, poter contare su Omodeo costituisce un elemento di non poco conforto al tempo stesso morale e politico. Che le cose stiano in questi termini si percepisce anche da alcuni accenni contenuti nelle lettere. Valiani non manca di testimoniare ad Omodeo l’ammirazione che il suo intervento sulle zone d’influenza ha suscitato tra i redattori, che lo hanno letto prima che venisse pubblicato. Garosci chiede con insistenza, la recensione del suo libro su Carlo Rosselli. In nessuno di questi due casi si tratta di piaggeria ma solo del riconoscimento di una naturale autorità culturale e morale. Sul piano politico, poi, c’è l’esigenza di suggellare una piena continuità tra il fuoriuscitismo e l’opposizione interna al fascismo. Come scrive Garosci nell’ultima lettera del carteggio, spiegando i motivi che lo spingono a sollecitare la recensione alla Vita di Carlo Rosselli: «Vorrei tanto che il libro sulla vita di tutto un periodo storico concluso fosse giudicato e valutato (anche; se necessario, senza indulgenze) prima che nuovi problemi sopravvengano a scacciare quei primi dall’attualità». Una richiesta che è anche un attestato di piena solidarietà e un pegno d’intenti comuni per il futuro. Per entrambi la prematura scomparsa di Omodeo costituirà un motivo di forte rimpianto, il rimpianto di non aver potuto collaborare più a lungo con lui e di non averlo avuto accanto in altre, successive occasioni11.




* * *




Corrispondenza tra Adolfo Omodeo, Aldo Garosci, Leo Valiani12



I13

Napoli, 21 luglio 1945
Attendo impaginato libro Rosselli dal quale sarò lieto trarre articolo per Acropoli14.
Adolfo Omodeo



II15

Pinerolo, 8 agosto 1945
Ricevuto ora telegramma faccio immediatamente provvedere invio bozze Rosselli.
Garosci



III16

13 agosto 1945
Caro Professore,
le ho fatto mandare da Firenze le bozze del Rosselli, quelle almeno che sono terminate; spero abbiano eseguito le istruzioni che telegrafai laggiù a questo proposito. Le bozze sono per una pubblicazione parziale, ma ricordi che mi ha promesso anche una recensione, e che a questa tengo molto e molto …
Ma non per questo volevo seccarla ora. Si tratta di un altro servizio, che Le devo chiedere non per me, ma insieme con Valiani. Aprendosi con la Consulta un periodo di utili discussioni che involgono l’assieme dei problemi politici italiani, noi desideriamo aprire sull’Italia Libera di Milano delle coraggiose campagne sui punti più gravi e difettosi dell’attuale sistema, quelli a cui occorre dare sollecito rimedio. Leo ritiene indispensabile (e io con lui) che Lei dia a questa campagna il suo contributo, diventando collaboratore regolare del giornale. Su questo Lei avrebbe una tribuna molto più libera che [sic] sull’Italia Libera di Milano che su quella di Roma, dove le necessità diplomatiche governative più vicine possono consigliare a volte qualche sordina. E la ripercussione di tali articoli nell’Italia del Nord sarebbe certo grandissima.
Valiani vorrebbe da Lei la promessa di due articoli mensili in esclusiva; e io unisco alle sue le mie sollecitazioni. Il compenso per la collaborazione sarebbe di L. 3000 per articolo. Noi speriamo che Ella non sia, dalla sua dura attività, impedito di lavorare per l’Italia Libera di Milano, che ha una funzione importante nella stampa di partito e nell’opinione settentrionale
Grazie, e cordiali saluti
Aldo Garosci
Leo Valiani



IV17

23 agosto 1943 [ma 1945]
Caro Valiani e caro Garosci,
rispondo alla vostra del 13 agosto giuntami solo ier l’altro. Riconosco l’importanza della collaborazione che mi chiedete, e benché sia oberato di lavoro cercherò di contentarvi. Se mai non arrivassi a dare i due articoli mensili richiesti, voi potrete sfruttare, ripubblicandoli sia per intero sia per transunto gli articoli dell’Acropoli o destinati ad altra rivista, che vi farò avere anticipatamente. In tal caso basterà che annunziate che si tratta di articoli o di studi che debbono apparire in tale o in tale altra rivista. In politica non basta avere idee, ma bisogna martellarle nella testa. Perciò anche riproduzioni siffatte possono essere utili.
Io avevo una mezza idea di dare al Vittorelli articoli da pubblicare su tutta la stampa del partito: ma mi pare che la cosa non si sia potuta organizzare18. Forse però è meglio che i terroni di Napoli se l’intendano direttamente coi polentoni di Milano!
Ho intenzione di mandarvi una serie di lettere ad Arangio Ruiz sui problemi della scuola19. Sarebbe una prosecuzione della critica dei diversi ministeri già iniziata con i miei articoli sul ministero della guerra.
Vi mando dattiloscritto un articolo sulle zone d’influenza che apparirà sul 7° fascicolo dell’Acropoli20. Quanto prima ve ne manderò un altro sulle autonomie regionali. Inoltre potreste farvi dare in visione dallo Stato moderno il primo articolo sulla politica svolta nel periodo napoletano: ho già abbozzato il secondo.
Potreste intendervi coll’editore per assumervi voi la diffusione nell’Italia settentrionale dell’Acropoli? Dovreste fare un forfait: chiedere un determinato numero di copie e diffonderle (pagando un determinato prezzo) insieme con l’Italia libera.
Per tutte queste intraprese però bisognerebbe trovare mezzi di comunicazione più celeri della posta che impiega da 10 a 15 giorni a trasmettere una lettera. Ad esempio, ancora non ho ricevuto le bozze del Rosselli.
Auguriamoci che la collaborazione Napoli-Milano possa dare buoni frutti.
Affettuosi saluti.



V21

30 agosto 1945
Caro Valiani e caro Garosci,
vi mando per la Italia Libera di Milano due lettere aperte al Ministro dell’Istruzione.
Ritengo che si debba esercitare questa specie di sindacato sui diversi ministeri, e dopo Jacini non è male riveder le bucce ad Arangio Ruiz22.
Fra non molto vi manderò la terza lettera. Credo che come lunghezza gli articoli vadano bene.
Vi accludo anche copia di un articolo che apparirà sul N° 8 d’Acropoli sulle autonomie locali23. Vedete se sia il caso di ricavarne qualche spunto giornalistico. Così pure fatevi mostrare da «Stato moderno» i due articoli sulla politica svolta nei nove mesi di Napoli24.
Forse in seguito riprenderò l’argomento, già da me toccato una volta, sullo statuto da dare alla stampa.
Vi prego di accusarmi ricevuta dei manoscritti e di farmi avere copia degli articoli pubblicati. Le bozze del Rosselli non mi sono giunte.



VI25

Milano, 3 sett. 1945
Caro Omodeo,
grazie della Sua del 23 ag. e dell’articolo su «Zone d’Influenza» che pubblicheremo domani e posdomani, in due puntate sul nostro giornale. Permetta che Le dica l’ammirazione che esso ha suscitato tra i nostri redattori, ai quali l’ho fatto già leggere. Va da sé che indicheremo nel giornale di averlo tolto dalla bozze di Acropoli. Aspetto quello sulle autonomie regionali e gliene sono grato. Lo stesso vale per le promesse lettere al Ministro della pubblica istruzione.
I giornali del nostro partito hanno troppo spesso il difetto di non voler o di non saper affrontare i problemi più scottanti. Già per questa ragione, i Suoi magnifici articoli fanno molto bene a noi tutti e al nostro pubblico.
La nostra amministrazione Le farà avere a mezzo banca 6ooo.- lire per i primi due articoli. D’accordo pure per la diffusione dell’Acropoli nel Nord, con i nostri mezzi. L’amministratore provvederà qui; scriverà a Macchiaroli26.
Affettuosi saluti.
Suo Valiani



VII27

Milano, via Senato 38, 8 settembre 194528
Caro Professore,
grazie delle due lettere aperte. L’Italia libera milanese ha pubblicato pure, in due puntate, il suo articolo sulle “sfere d’influenza”; spero che le siano giunti gli esemplari del giornale il quale d’ora in poi dovrebbe esserle spedito regolarmente. Siamo assai contenti della raggiunta collaborazione e crediamo che attraverso di essa sarà possibile esercitare un’opera di educazione e di moto politico assai efficace. Continui dunque a mandarci le sue lettere.
Forse potremmo ricavare dal suo articolo sulle autonomie per «Acropoli», un altro pezzo per l’Italia libera, per quanto esso sia assai denso, e in questi casi spiaccia sempre un poco metterci le mani, anche a chi, come noi, è abituato alla legge spietata della chirurgia giornalistica. Ciò non è invece possibile per gli articoli di «Stato Moderno», che hanno già circolato ampiamente a Milano. Lei capisce che un quotidiano desidera l’esclusività, o se non l’esclusività, almeno la primizia.
Oltre ai problemi del ministero, Lei potrebbe forse prender l’offensiva su altri problemi politici, specialmente sensibili nel mezzogiorno, come potrebbe essere la funzione (e disfunzione) politica, mettiamo, di liberali e di monarchici, ciò che non escluderebbe, anzi! una implicita o più che implicita critica anche dei partiti con cui marciamo assieme, e magari di noi stessi.
Ho di nuovo, con telegramma, chiesto a Firenze che Le mandassero le bozze del Rosselli, e desidererei moltissimo averne il suo giudizio.
Le abbiamo spedito a mezzo vaglia bancario, due giorni fa, Lire 6000 e domani gliene spediremo altre 6000 (queste per le «Lettere aperte»).
Speriamo di avere, o Valiani o io, occasione di vederla a Roma, se vi sarà un Esecutivo prima della Consulta.
Affettuosi saluti.
Aldo Garosci
Se lei ci autorizza pubblichiamo senz’altro uno o due articoli ricavati da queste «Autonomie locali». Ringraziandola suo aff. Valiani29



VIII30

Napoli 18 sett. 1945
Caro Garosci,
Ho ricevuto la Vostra lettera e quella precedente di Leo Valiani. Sono molto lieto che la collaborazione Napoli-Milano vada bene. Non avevano torto i nostri avi quando unificarono l’Italia! Vi accludo una terza e per ora ultima lettera ad Arangio-Ruiz. Quando a giudizio vostro di una serie di articoli si può fare un opuscolo di propaganda, fatelo. Non so se le lettere ad Arangio si prestino ad un opuscolo di propaganda fra professori e maestri. È questo un mondo che dovremmo conquistare.
Potete fare pure qualche transunto del mio articolo sulle autonomie locali: però non pubblicate prima dell’8 ott. per non precorrere di troppo il fascicolo dell’Acropoli.
Cercherò di contentarvi con altri articoli sulla situazione politica generale. Di idee ne ho una certa abbondanza, e anche di volontà di fare. Non so se ciò piacerà a taluni nostri compagni di Roma, che amano non muovere le acque.
Ho ricevuto in questo momento le bozze del vostro Rosselli. Cercherò di farne una recensione, benché di questi giorni abbia la Consulta e il Consiglio Superiore dell’Istruzione.
Il 23 sarò a Roma e spero di trovarmi con Valiani.
Fatemi avere copia dei giornali e delle riviste milanesi con i miei articoli, perché quanto si pubblica a Milano non giunge a Napoli.
Affettuosi saluti.
Adolfo Omodeo



IX31

Roma, 11 marzo 1946
Caro Professore e Maestro,
Le ho fatto ieri mandare una copia del libro sulla vita di Rosselli, che aveva visto già in bozze e che è finalmente uscito.
Mi permetto di ricordarLe la promessa di recensione che gentilmente mi fece a suo tempo e che spero avrà modo di mantenere, malgrado gli impegni che immagino si siano aggiunti ai già molti da Lei contratti, con la campagna elettorale presente, nella quale tutti abbiamo un impegno contratto con il nostro paese. Vorrei tanto che il libro sulla vita di tutto un periodo storico concluso fosse giudicato e valutato (anche, se necessario, senza indulgenze) prima che nuovi problemi sopravvengano a scacciare quei primi dall’attualità.
Riceva ancora i miei migliori ringraziamenti e saluti. Suo
Aldo Garosci
Ringrazio farò recensione sono malato32
Appendice: Aldo Garosci a Eva Omodeo Zona



X

Roma 4 luglio 1959
Gentile Signora,
grazie delle parole, troppo elogiative, per il ricordo che ho avuto occasione di scrivere per le lettere di Adolfo Omodeo. In così poco spazio era difficile dire le molte cose che quelle lettere suggeriscono, e sarà sempre difficile dare il senso di quella intensa e chiusa poesia del dovere umano (nelle sue sfumature di stoicismo eroico) che ne scaturisce. Tra l’altro non ho potuto ricordare la bellissima lettera alla figlia, con l’immagine della molteplicità di Shiva che cerca di soffocare la persona33. Ho poco conosciuto Suo marito di persona, e sempre con quel carattere alquanto impersonale delle relazioni politiche: prima nel suo viaggio a Parigi, e poi durante la liberazione e le lotte del partito d’azione, ma non avemmo occasione di stringere consuetudine. Sono però uno di quelli che il suo pensiero ha molto aiutato, e certo la lettura delle sue opere mi ha dato alcune delle gioie intellettuali più profonde che abbia sperimentato nel lungo periodo dell’esilio.
Non credo che convenga cambiare l’editore: Einaudi è uno dei pochi che alle necessità dell’attualità congiunge, nelle sue considerazioni, la stima per il prestigio che gli viene dall’opera classica. Gli editori che sono sulla stessa via progressista, come Feltrinelli e oggi purtroppo anche Laterza, sono affaccendati a scaldare con il loro fiato gli sforzi dei giovani sociologi; La Nuova Italia e Neri Pozza non hanno un adeguato apparato di diffusione. Volendo, certo, si troverebbe un editore disposto a stampare immediatamente (Nistri-Lischi, Opere Nuove)34 e anche a diffondere discretamente, ma non di prestigio adeguato. Le altre sono case mastodontiche e senz’anima.
Le accludo, perché penso possa farle piacere, una lettera indirizzata a me quando ero vicedirettore dell’Italia Libera di Milano e cercavamo di far posto in essa a qualche problema di cultura35. I progetti di collaborazione cui si accenna nella lettera non presero corpo perché dopo poco l’edizione milanese venne chiusa dal partito, che non aveva denaro per finanziarla.
Per sé la lettera non ha molta importanza, tranne per l’accenno alle idee e alla volontà di fare. Ma starà meglio nella sua raccolta che nel mio disordinatissimo archivio personale, nel quale è miracolo non si sia perduta in quattordici anni.
Riceva i miei più cordiali saluti
Aldo Garosci36
Via di torre Gaia 22
Roma

Dare in solo volume gli scritti politici e la scelta delle lettere accrescerebbe di troppo il numero delle pagine? Oggi si vendono di più i libri più grossi, e il pensiero politico di Omodeo emergerebbe certo più vivo. Ne parli, se la cosa è fattibile, con Sandro Galante o con Venturi. Scusi il suggerimento fatto così un po’ in aria, e mi abbia suo.
Aldo Garosci









NOTE
1 Cfr. l’articolo: La paralisi della giustizia, ora in A. Omodeo, Libertà e storia. Scritti e discorsi politici, Torino, Einaudi, 1960, pp. 279-281. Per l’elenco degli scritti di Omodeo cfr. M. Rascaglia, Bibliografia di Adolfo Omodeo, Napoli, Nella sede dell’Istituto Italiano per gli Studi Storici, 1993.^
2 La vicenda è raccontata da Artur Koestler nel suo libro di ricordi su quella esperienza d’internamento, cfr. Schiuma della terra (1941), Bologna, il Mulino, 1989, pp. 125-126. Per le letture crociane e omodeiane di Valiani durante il fascismo cfr. quanto dice nel suo libro Fra Croce e Omodeo. Storia e storiografia nella lotta per la libertà, Firenze, Le Monnier, 1984, pp. 1 e 121. Utili informazioni biografiche su Garosci e Valiani, nonché sulla loro amicizia nell’Introduzione di F. Fantoni ad A. Garosci, L. Valiani, L’impegno e la ragione. Carteggio (1947-1983), a cura di F. Fantoni, Milano, Angeli, 2009, pp. 13-67.^
3 Dall’accenno contenuto nella lettera non è possibile stabilire in quale dei due soggiorni a Parigi (1932 e 1938) Omodeo abbia incontrato Garosci. Vale la pena di ricordare che in quegli anni Garosci aveva conosciuto anche Croce. Il filosofo napoletano, che aveva letto il manoscritto del suo primo libro (A. Garosci, Jean Bodin. Politica e diritto nel rinascimento francese, Milano, Corticelli, 1934) dandone un giudizio assai positivo, aveva chiesto proprio ad Omodeo di recensirlo. La recensione era poi stata fatta da De Ruggiero. Sulla conoscenza con Croce cfr. lo scritto inedito di Garosci, Ricordo di Croce antifascista I Una visita a Grenoble, Carte Aldo Garosci/busta 58/fasc. 1286, p. 7 del dattiloscritto. Il giudizio di Croce («l’ottimo libro del Garosci su Bodin») e la richiesta di recensione sono formulati nella lettera a Omodeo del 21 luglio 1934, B. Croce, A. Omodeo, Carteggio, a cura di M. Gigante, Napoli, Nella sede dell’Istituto, 1978, p. 78, in nota anche il rimando alla recensione di De Ruggiero su «La Critica» dell’anno successivo.^
4 A. Omodeo, Lettere 1910-1946, Torino, Einaudi, 1963, p. 760.^
5 Lettera del 4 agosto 1945, ivi, p. 761.^
6 Sulla direzione di «Italia Libera» da parte di Valiani, cfr. le brevi ma significative osservazioni svolte in G. Spadolini, Fra Terza via e terza forza, Roma, Edizioni della Voce, 1981, p. 145.^
7 Per i non facili rapporti con il partito napoletano cfr. A. Alosco, Il Partito d’azione nel “Regno del sud”, Prefazione di F. De Martino, Napoli, Guida, 2003, passim e in particolare pp. 85-90, 133, 191. Per quelli con il partito nazionale cfr. M. Mustè, Adolfo Omodeo. Storiografia e pensiero politico, Bologna, il Mulino, 1990, pp. 408-412, e G. De Luna, Storia del Partito d’Azione, Torino, Utet, 20063, ad indicem.^
8 La Consulta nazionale avrebbe tenuto i suoi lavori dal 25 settembre 1945 al 1° giugno 1946.^
9 A. Omodeo, Lettere 1910-1946…, cit., p. 778. Sulla vicenda della rivista milanese cfr. E. Savino, “Lo Stato moderno”. Mario Boneschi e gli azionisti milanesi, Milano, Angeli, 2005, dove sono anche alcuni accenni ad Omodeo, per il rapporto di osmosi della rivista con il resto della stampa azionista e, in particolare, con l’edizione milanese de «L’Italia libera», cfr. p. 96. Per intendere il significato della rivista utile anche M. Boneschi (a cura di), «Lo Stato Moderno». Antologia di una rivista, Milano, Comunità, 1967.^
10 Come spiega Garosci nella già citata lettera alla vedova di Omodeo del 4 agosto 1959, la collaborazione non potette continuare, anche prima della malattia di Omodeo, «perché dopo poco l’edizione milanese venne chiusa dal partito, che non aveva denaro per finanziarla».^
11 Il rammarico, umano e politico, è evidente ancora in uno scritto di Valiani di dieci anni dopo, cfr. Adolfo Omodeo nel passaggio dal Risorgimento alla Liberazione, un’attitudine più distaccata si trova nel saggio Il bilancio di una vita, di un decennio successivo, ora entrambi raccolti in Idem, Fra Croce e Omodeo. Storia e storiografia nella lotta per la libertà, cit., rispettivamente p. 119 e pp. 135-137. Anche Garosci tratteggerà una ritratto storicamente equilibrato di Omodeo solo a distanza di circa venti anni dalla scomparsa; cfr. Adolfo Omodeo I La storia e l’azione, «Rivista Storica Italiana», 77 (1965), fasc. I, pp. 173-198, Adolfo Omodeo II La guerra l’antifascismo e la storia, ivi, fasc. 2 pp. 639-686 e Adolfo Omodeo III Guida morale e guida politica, ivi, 78 (1966), fasc. 2, pp. 140-180.^
12 Il telegramma di Omodeo a Garosci è conservato presso l’Istituto Piemontese per la Storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea “Giorgio Agosti”, dove sono i documenti dell’archivio Garosci; tutte le altre corrispondenze qui pubblicate sono presso l’Istituto Italiano per gli Studi Storici di Napoli depositario dell’archivio di Adolfo Omodeo. Si ringraziano entrambi gli istituti per aver acconsentito alla pubblicazione; per lo stesso motivo, un ringraziamento particolare va anche ad Adriana Garosci. Nel fondo Leo Valiani conservato presso la Fondazione Giangiacomo Feltrinelli di Milano non sono presenti lettere di Adolfo Omodeo. Le lettere sono tutte dattiloscritte e recano poche cancellature e qualche correzione e postilla autografe. Il dettaglio della catalogazione archivista è il seguente: telegramma di Omodeo a Garosci del 21 luglio 1945 in Carte Aldo Garosci/busta 29/fasc. 760; telegramma di risposta di Garosci datato 8 agosto 1945 in Carteggio Adolfo Omodeo/Fasc. Garosci Aldo/1. Lettera di Garosci del 13 agosto 1945, lettere di Omodeo del 23 agosto e del 30 agosto 1945, lettera di Garosci del giorno 8 settembre, lettera di Omodeo del 18 settembre 1945 e lettera di Garosci del giorno 11 marzo 1946 rispettivamente in Carteggio Adolfo Omodeo/Fasc. Garosci Aldo/2/3/4/5/6/7. Lettera di Valiani del 3 settembre 1945 in Carteggio Adolfo Omodeo/fasc. Valiani Leo/4. Lettera di Garosci a Eva Omodeo Zona del 4 agosto 1959 in Corrispondenza Eva Omodeo Zona/fasc. Aldo Garosci/1.^
13 Telegramma.^
14 Il libro è A. Garosci, La vita di Aldo Rosselli, Roma, Edizioni U, 1945, 2 voll.; ristampato poi come Vita di Carlo Rosselli, Firenze, Vallecchi, 1973, 2 voll. Lo stralcio dalla vita di Rosselli sarà pubblicato sulla rivista di Omodeo come: A. Garosci, Carlo Rosselli in prigione, «L’Acropoli», 1 (1945), pp. 354-361. Adesso anche riprodotto in C. Ceccuti (a cura di), L’Acropoli 1945-1946. Antologia di una rivista della “terza forza”, Firenze, Edizioni Polistampa, 2003, pp. 107-109.^
15 Telegramma.^
16 Lettera su carta intestata: «Leo Valiani Direttore dell’Italia Libera Quotidiano del Partito d’Azione».^
17 Copia carbone su carta velina.^
18 Paolo Vittorelli era il direttore de «L’Italia Libera», edizione di Roma.^
19 Parliamo della scuola (Tre lettere al ministro Arangio-Ruiz), ora in A. Omodeo, Libertà e storia. Scritti e discorsi politici, cit. pp. 339-348.^
20 Zone d’influenza, ora in Libertà e storia, cit., pp. 282-288.^
21 Copia carbone su carta velina.^
22 Stefano Jacini e Vincenzo Arangio–Ruiz erano rispettivamente ministro della guerra e della pubblica istruzione nel governo Parri.^
23 Il problema delle autonomie regionali ora in Libertà e storia, cit., pp. 294-301.^
24 Le vicende politiche del periodo napoletano (1° ottobre 1943 – 4 giugno 1944), ora in Libertà e storia, cit., pp. 309-331.^
25 Lettera su carta intestata: «Leo Valiani direttore de «L’Italia Libera» quotidiano del Partito d’Azione via Senato 38 [indirizzo aggiunto a macchina]».^
26 Gaetano Macchiaroli era l’editore de «L’Acropoli».^
27 Lettera, su carta intestata: «L’Italia Libera Quotidiano del Partito d’Azione».^
28 L’indirizzo è prestampato.^
29 Postilla autografa, scritta sul lato sinistro del foglio.^
30 Lettera, su carta intestata: «L’Acropoli» Rivista di politica diretta da Adolfo Omodeo Gaetano Macchiaroli editore. Accanto alla data ci sono anche le indicazioni Direz. Via Caccavello al Vomero 16 – Tel. 13646 Ammin. Via Lemme al Vomero 11 – tel. 13092. Nella busta oltre all’originale si trova anche copia carbone su carta velina. L’originale è presente nel fascicolo perché donato da Garosci alla vedova di Omodeo. Cfr. quanto detto da Garosci alla vedova di Omodeo nella lettera del 4 agosto 1959, pubblicata di seguito.^
31 Lettera su carta intestata: «Edizioni U - Società a responsabilità limitata sede di Roma – Piazza S. Silvestro 92 – Telefono 60-652». In fondo al foglio: «Roma – Firenze – Milano».^
32 Annotazione autografa di Omodeo. La recensione alla Vita di Carlo Rosselli sarà fatta da Benedetto Croce nei «Quaderni della Critica», n. 5, ora in Nuove pagine sparse, Bari, Laterza, 1966, vol. 2, pp. 252-256.^
33 Una prima, parziale, edizione della corrispondenza di Omodeo era uscita da poco. Cfr. Lettere di Adolfo Omodeo, a cura di P. Serini, in «Nord e Sud», 6 (1959), n. 55, pp. 46-89. La lettera omodeiana cui Garosci fa riferimento, dove si trova il richiamo all dio Siva, è quella alla figlia Anna del 18 marzo 1946, cfr. A. Omodeo, Lettere 1910-1946, cit., p. 786. Garosci la citerà nelle conclusioni del suo profilo di Omodeo, cfr. Adolfo Omodeo III Guida morale e guida politica, cit., p. 180.^
34 Presso questi editori Garosci aveva pubblicato in precedenza due suoi libri. Cfr. Pensiero politico e storiografia moderna, Pisa, Nistri-Lischi, 1954 e Nuove questioni del leninismo, Roma, Opere Nuove, 1958.^
35 Si tratta della lettera di Omodeo del 18 settembre 1945 pubblicata di sopra.^
36 Oltre alla firma autografa il nome è anche battuto a macchina tra parentesi: “(Aldo Garosci)”.^
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