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Muriel Spark
di Emma Giammattei


La scrittrice scozzese Muriel Spark ha condiviso con altri scrittori inglesi (Greene, Waugh) la passione per l’Italia; convertita al cattolicesimo, ha infatti deciso di risiedere in Toscana. Questa scelta esistenziale non le ha fatto perdere il legame con le proprie radici, ma le ha permesso di tematizzarle nella propria opera attraverso il filtro della distanza. D’altronde la scrittrice ha sempre manifestato una curiosità antropologica che l’ha portata a esplorare diverse realtà; ha viaggiato molto, e un momento fondamentale della sua vita sono stati gli anni trascorsi in Rhodesia. Nei suoi diversi romanzi tutto si costruisce a partire da un ambiente ben individuato, in cui è possibile concepire sistemi ad alto potenziale narrativo. L’elemento che impressiona maggiormente è proprio il radicamento della vicenda al contesto reale che la scrittrice ha scelto e, nel contempo, la capacità creatrice di inserire in esso situazioni fantastiche o immaginifiche; la Spark stessa parla di un’arte capace di rigenerare, espressamente richiamata nel suo romanzo più importante, A mille miglia da Kensington, con una citazione tratta da Frankenstein. Non è un caso che a Mary Shelley la Spark abbia dedicato uno dei suoi saggi critici più brillanti. Momento tematico ricorrente nei suoi romanzi è la rappresentazione del male, che indirizza lo stile dell’autrice verso una scrittura di tipo dark. E’ proprio la costruzione narrativa intorno a un mistero, espresso quasi sempre dall’ambiguità dei titoli, che permette di affrontare il tema attraverso una molteplice rifrazione dei punti di vista e di concepire il romanzo come «forma che include tutto».
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