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Momenti di biografia politica di Giacomo Mancini
di Fausto Cozzetto
Notizie dell’uomo politico calabrese, spentosi a Cosenza l’8 aprile 2002, si contengono nelle ricostruzioni storiche dell’Italia repubblicana e negli studi sui partiti politici, nei quali viene ricordato come personaggio legato a diversi eventi politici di rilievo, nonché in una importante biografia curata dal giornalista Orazio Barrese per Feltrinelli nel 1976.
Figlio di Pietro Mancini, esponente di spicco del massimalismo socialista in età prefascista e deputato al parlamento, entrò fin da giovane nella politica provinciale scegliendo come partito il PSI, all’interno del quale fece una rapida ascesa a cariche importanti e aprendosi la strada verso l’elezione alla Camera.
Del suo patrimonio di idee della sinistra socialista accentua le prospettive fusioniste con il PCI, proseguendo con coerenza la linea politica indicata dalla segreteria Basso prima delle elezioni, diviene segretario regionale calabrese del PSI, abbraccia la battaglia contro il latifondo delle lotte contadine del secondo dopoguerra egemonizzate dalle sinistre e attacca le solidissime posizioni che l’intreccio tra la Cassa di risparmio di Calabria e Lucania e DC hanno creato nella vita provinciale cosentina.
Maturato l’abbandono del socialismo fusionista nel 1955 avvia, sulla scia di Morandi e ancora di più su quella di un estremo sinistro come Vecchietti, un dialogo con la DC a patto che questa cambi politica e si liberi della sua classe dirigente provinciale. La svolta improvvisa della sua posizione politica avviene nel 1965 divenendo sostenitore dell’unificazione del partito e aderendo pienamente alla linea di Nenni, l’improvvisa conversione a destra di Mancini è una strategia dell’alleanza con le forze di centro in funzione riformatrice.
Divenuto leader della corrente autonomista si avvia il processo di allontanamento delle minoranze nella vita del partito, sfociato nella scissione del 1964 e la nascita del PSIUP. Nel 1963 Mancini diviene ministro della Sanità, in seguito ministro dei Lavori Pubblici, si distinguerà per la felice scelta della vaccinazione di massa contro la poliomielite, prima, e per il massiccio impiego di risorse nelle opere pubbliche sorte in Calabria, poi.Tutto ciò porta l’uomo politico cosentino, al culmine della sua notorietà, ad ottenere centomila voti di preferenza nella sua regione, un risultato eccezionale dietro al quale, però, si cela anche un nuovo tipo di clientelismo.
Anche se il PSU viene guidato dall’uomo giusto cioè Giacomo Mancini, ben presto si dimostra inadeguato sul piano strategico e su quello politico-pratico rispetto alle trasformazioni in atto nella società europea e in quella italiana, in più in Calabria è cresciuta una nuova personalità politica, Francesco Principe, che lo sottopone a uno scontro durissimo tra manciniani e principiani e in parte oscura l’eccellente risultato calabrese alle elezioni.
Constatato il fallimento prende la guida del nuovo PSI del dopo scissione socialdemocratica, ma è un periodo difficile che vede: il fallimento del progetto politico su cui si fondava la programmazione economica; l’apertura dell’epoca delle stragi; la rivolta di Reggio, con cui si avvia l’attacco al cuore del partito socialista nella persona del suo segretario Mancini.
Nel 1972 nelle elezioni politiche anticipate il PSI viene sconfitto e in Calabria scendono notevolmente i voti di preferenza per Mancini, il suo ottimismo nell’interpretare gli eventi non impedisce la sua defenestrazione dalla segreteria del partito al Congresso di Genova. Tutto questo accade mentre egli è convinto che sia possibile al suo partito rappresentare nel governo del paese le forze sociali e politiche che si riconoscono nei vari filoni della sinistra: quello radicale, quello comunista, quello della sinistra extraparlamentare, un formula degli equilibri avanzati dimostratasi un disegno astratto visto che poche di queste forze erano interessate al ruolo di mediazione.
Nei quattro anni successivi Mancini non rinuncia all’azione politica e si ritrae di fronte alle conseguenze implicite nell’iniziativa politica comunista del compromesso storico, nel 1976 al Comitato Centrale del Midas risulta determinante la sua scelta in favore di Craxi per la segreteria del partito.
A metà degli anni Ottanta un imprevedibile accordo tra Principe e Mancini porta il primo a divenire presidente della Regione Calabria e il secondo sindaco di Cosenza, ma il ritorno alla vita politica provinciale dura un anno, sarà definitiva solo dal 1992 in poi, questo periodo lo vede impegnato a fondo per il miglioramento della sua città, dovendo contemporaneamente difendersi, con esiti positivi da accuse che aprono azioni giudiziarie contro di lui.


Sintesi a cura della redazione
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